capitolo tre

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Il mio è un brutto vizio. 

Amo procrastinare, cosa posso dire. Anzi, è il procrastinare che ama me. Io non posso farci nulla, è un fungo irradiato dentro di me e le sue radici circondano il mio cuore. Se il procrastinamento non esiste, allora non esisto nemmeno io. Questo per giustificare di nuovo la mia corsa per i corridoi per arrivare alla mensa prima della chiusura. Però, a mia discolpa, posso dire che ero completamente immersa tra i libri, che mi sembra un'ottima giustificazione al mio ennesimo ritardo.

Questa sera la ragazza di ieri non si presenta, e sono grata della sua scelta di non venire, o di aver mangiato prima. Non mi interessa, basta che mi stia lontana e non influisca anche lei a rovinarmi le giornate. Prendo una porzione di fiocchi di avena salati e tre ciotole di ciliegie. Le divido una per una a metà, sporcandomi le dita e le mani di rosso, e tolgo il nocciolo. Le aggiungo alla pappetta e inizio a mangiare, senza preoccuparmi di pulirmi i polpastrelli. Trovo poetico come la frutta, un cibo proibito ma allo stesso modo dolce, lasci i suoi segni su di noi. Una piccola punizione, un piccolo ricordo che abbiamo peccato. O forse sono esaurita.

Oggi la giornata è andata anche meglio del previsto. Mio padre non mi ha ne chiamata, ne mi ha mandato qualche messaggio. Che non significa nulla, perchè con lui potrebbe significare aver perso come aver vinto, ma sospetto che lo scoprirò presto se fosse solo qualcosa detto in un moto di rabbia, o intendesse davvero la questione dei quindicimila euro. Joshua sembra aver ritrovato la sorella sul tetto mentre si fumava una canna, e mi sento una cattiva persona per aver riso quando me l'ha raccontato. "Perchè ti preoccupi tanto per lei?" Gli ho chiesto e lui mi ha risposto che è sua sorella, sangue del suo sangue. Ho detto che non avrei capito in quanto figlia unica, ma infondo ammiro che ci tenga così tanto. Anche a me piacerebbe qualcuno di fianco che mi proteggesse come lui fa con lei.

"Non dovresti essere qui." Una voce gelida mi distrae dai miei pensieri, e non appena incrocio gli occhi di questa persona trovo due ghiacciai ad aspettarmi. Oh, è tornato mister lenti colorate. Lo osservo incuriosita mentre si serve una porzione di riso, pollo e broccoli. Sbuffo una risata. Mi aspettavo che mangiasse qualcosa di più... misterioso. Invece è come tutti noi comuni mortali. E poi, come ha fatto ad entrare senza che lo sentissi? "Che hai da ridere?" Continua infastidito mentre si va a sedere. Esattamente nella zona opposta alla mia. Okay, è parecchio strano. 

La mensa è divisa in due parti, quella riservata agli studenti, ossia quella dove sono io ora, e quella riservata ai professori, quella dove mister lenti colorate è andato a sedersi. Capisco il volersi sedere lontano da me, ma questo mi sembra un po' troppo. Cioè, perfino io che di solito sono molto aperta nel mostrare le proprie emozioni con la fisicità, penso che questo sia un po' da sfigati. Mi scappa un risolino che sembra innervosirlo ancora di più. Mantiene gli occhi su di me mentre mastica. "Quelli sono i posti dei prof." Gli dico sorridente, convinta di poterlo prendere in giro per un errore così da matricola. E poi succede la cosa meno aspettata di sempre. Un angolo della bocca si alza in un sorrisino di sfida, e il divertimento che provavo svanisce tutto su un colpo. 

Oh, merda. Lui non è mister lenti colorate. E' un cazzo di professore. Quel giorno di pioggia, non stava andando in biblioteca, ma nei suoi alloggi, che sono nella stessa sede. E la volta in cui è entrato nell'aula non era per assistere alle lezioni, ma per insegnare. Ecco spiegata la sicurezza con cui ha preso il libro, come se lo conoscesse e lo stesse scegliendo. Lui è il professore Hawkins, e io l'ho preso per il culo tutto questo tempo, battibeccandoci come se fosse un rivale scolastico. "Suvvia." Commenta vedendo il mio volto scioccato. "Non ti preoccupare. Non sono un tuo professore, non posso punirti." Come se il problema fosse che non è un mio prof. Qui basta che qualcuno ai piani alti ti metta in cattiva luce e la tua carriera può dirsi conclusa. Continua a mangiare silenziosamente, e ogni boccone che ingoia noto come trattiene a stento un sorriso di vittoria.

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