CAPITOLO TRE

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Gli ultimi giorni sono letteralmente volati tra valigie, abiti, documenti, libri ma soprattutto milioni e milioni di raccomandazioni. "Stai attenta", "Non ti distrarre troppo", "Comportati bene", "Fatti delle amiche", "Non essere scorbutica" : questi sono solo alcune frasi più gettonate dai miei genitori.

Domani, infatti, è il grande giorno.

Sono venuta a salutare uno dei miei luoghi preferiti a pari merito insieme al Castello: è un piccolo spiazzo che costeggia il fiume Ness. Il terreno è instabile a causa dei sassi irregolari che caratterizzano le sponde e gli alberi offrono riparo a molti tipi di uccelli. L'acqua in questo punto scorre lenta, formando l'ambiente ideale per molti pesci. Mi piace osservare la natura intorno a me e provare a immaginare quale possa essere il suono di ogni minimo essere vivente o semplicemente il rumore dell'acqua.

Questa zona, per fortuna, è molto poco frequentata dai turisti, i quali preferiscono senza dubbio andare poco più avanti al famoso Lago di Loch Ness. I miei genitori mi ci hanno portato spesso quando ero piccola e ogni volta speravo veramente che "qualcosa" uscisse fuori da quelle acque per spaventare tutti quei turisti. Non so perché mi diano così eccessivamente fastidio, ma ogni volta che mi trovo davanti comitive di persone, mi viene voglia di mandarle via. Si comportano come se ogni cosa fosse loro, quando in realtà niente lo è. Forse è per questo che di riflesso vengo allontanata dalle persone. Come se fosse una specie di equilibrio naturale.

C'è un legame particolare però che mi lega a questo preciso punto: è il luogo dove mia mamma mi ha trovata e in questo momento sono appoggiata proprio allo stesso albero.

Quando sono qui il mio umore oscilla pericolosamente.

Ci sono delle volte in cui la mia mente si sforza così tanto di cercare di ricordare qualcosa, che torno a casa talmente arrabbiata e frustrata che mi maledico per esserci andata. Altre volte, invece, venire qui mi aiuta a pensare e a focalizzarmi su chi sono e chi voglio essere, allontanando i problemi.

Oggi, però, non è un giorno di questi. Me ne sto qui a lisciarmi i lunghissimi capelli color notte come se fossero un tesoro mentre la mia mente non riesce a pensare ad altro se andare o non andare a quel maledettissimo Club Change. Molti di quelli che sono stati i miei compagni stasera si ritrovano al locale per salutarsi. Non sono l'unica infatti che nelle prossime settimane lascerà Inverness per frequentare l'Università. Molti rimarranno in Scozia e altri andranno nei College Londinesi.

Quando, due giorni fa, ho letto il messaggio sul cellulare, all'inizio pensavo fosse uno scherzo. Era molto tempo che non venivo invitata da loro e sono rimasta a fissare quello schermo per diversi minuti. Ho scritto tante possibili risposte provando a mentire inventando moltitudini di scuse, ma alla fine ho semplicemente inviato un "ok", pentendomene subito.

Perchè? Perché ho premuto quel fottutissimo tasto?

Non ci voglio andare, ma allo stesso tempo mi sento in colpa. Non sono mai stati miei veri amici, perché dovrei salutarli? Forse perché molti di loro non li rivedrò mai più? Forse.

Esasperata faccio un urlo. Come so che ho emesso un suono dalla mia voce? Perché gli uccelli si sono alzati in volo contemporaneamente al mio gesto. Vengo qui anche per questo. Non sento la mia voce, ma so che c'è. E questo mi rassicura, ogni tanto.

***

Mia mamma mi ha obbligato letteralmente. Indecentemente ridotta a dire di sì, ecco come è finita. Non ho fatto nemmeno in tempo a mentire.

Appena sono rientrata, mi stava aspettando con le chiavi della macchina in mano, pronta ad accompagnarmi in centro. Non ha voluto "sentire" storie. «Cambiati e stampati un sorriso in faccia», mi ha gesticolato, «non permetterò che ti perda l'ultima festa con i tuoi compagni. Amici o non amici, chi più e chi meno, siete cresciuti insieme ed è giusto che tu li saluti come si deve. Non provare a ribattere perché adesso ti accompagno lì, provi a divertirti, vi salutate in pace e domani comincerai una nuova vita. Quindi, vai. Subito. A. Prepararti.»

INREVERSE - La RotturaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora