2. Chico

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Gli occhi, caro mio, non mentono mai.
- Tony Montana, Scarface

<<Goodmorning,, NYC! Manca poco ormai al rientro fra i corridoi pieni di armadietti. C'è chi è contento e chi meno. Che dire, anche a me tocca purtroppo. Ah, dura la vita da liceale non privilegiato come quelli del Moon Town College! Che ovviamente riapriranno l'anno scolastico con una super festa di inizio semestre... sempre la solita, ma che ho sputo dalle mie fonti potrebbe riscuotere qualche intoppo. Forse perché non abbiamo più la nostra Britt Thompson come spalla?>>

"A Young journalist blogger"
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Christian
<<Alleluia! Finalmente arrivati. Te piace Chri'? Bella è?>>
Disse mio padre entrando nella nostra nuova casa, anche se per me non lo era per niente. Era un'appartamento da super ricconi di Manhattan, che io schifo.
Brutta gente.
<<Si, si pa'. Dov'è camera mia che metto a posto la valig...>>
<<Oh, Carlo amore mio, finalmente sei arrivato!>> disse una voce, che parlava inglese e non italiano, interrompendomi. Non capii subito chi era, ma vedendo la reazione di mio padre mi parve abbastanza ovvio capire chi fosse.
<<Sarah! Tesoro mio.>> disse mio padre andando in contro alla donna.
Sarah Mcaffery, una delle donne più ricche di New York, che casualmente mio padre aveva conquistato due anni prima.
Casualità, vero?
<<Oh, Cristopher, come sei cresciuto...>> mi disse lei.
Vabbè, due anni erano passati, fidatevi che non ero cambiato più di tanto.
Prendevo sempre le solite insufficienze che messe assieme non facevano manco un sette, passavo il tempo libero ad imbrattare qualche muro, ad uscire con gli amici o giocare a basket piuttosto che a studiare. Ero stato bocciato.
Una volta in Italia e poi un'altra in America.
Questo era il terzo anno che rifacevo la seconda superiore ed il mio terzo anno di frequentazione a quella scuola privata per ricconi sfondati nell'Upper Est Side. Da quando era successo quel che era successo durante il mio primo anno all'estero, ben tre anni fa, mio padre conobbe la sua nuova compagna, Sarah, con cui ora aveva deciso di convivere.
Non accettavo il fatto che lei fosse la mia matrigna.
Non accettavo il fatto di vivere quella vita, nel lusso e in tutta quella ricchezza.
Io ero abituato a vivere in tutt'altro modo, in un altro mondo.
Ero abituato alla città eterna, alla capitale del mondo, a Roma, la mia bellissima Roma.
Ero abituato a giocare a basket con i miei amici nel parchetto nascosto vicino ai Fori; ero abituato ad uscire con i miei vecchi amici vicino al Colosseo o alla fontana di Trevi.
Invece da un giorno all'altro quella semplicissima esperienza di qualche anno prima mi si era ritorta contro. Da quando era successo quel che era successo a mia madre il mio cervello se ne andato completamente al vento. E da un giorno all'altro stava cambiando tutto.
Non accettavo che mio padre si fosse innamorato subito di un'altra donna.
<<Christian, mi chiamo Christian.>> risposi io infastidito. Ormai mi conosceva da quasi tre anni e ancora non sapeva nemmeno il mio nome.
<<Carlo ho prenotato un tavolo al ristorante qui vicino, fa del pesce strepitoso! Oh, Christian caro per te la cameriera ha preparato la carbonara, tipica romana, giusto?>> mi domandò lei.
Io con un sorrisetto tirato annuii.
Vi pare che avesse prenotato il tavolo anche per me? Certo che no.
<<Beh, ci vediamo dopo figliolo.>> mi salutò mio padre. Ed in un batter d'occhio rimasi da solo. Come sempre.
Dissi alla cameriera che non avevo tutta questa fame e mi diressi in camera mia. Neanche avevo finito di disfare la valigia che subito qualcuno bussò alla porta. Mi fiondai subito ad aprirla.
<<We fra! Finalmente sei arrivato, t'appost? >> mi salutò Alex, il mio migliore amico.
<<Se, na cifra proprio...>> risposi io, sbuffando e buttandomi sul divano. Alex chiuse la porta e mi raggiunse sul divano.
Mi conosceva meglio di chiunque altro, sapeva che c'era qualcosa che non andava.
Se, magari qualcosa, non andava nulla bene.
<<Aè, ch'è successo di tanto grave da farti stare così depresso?>>
Sapessi.
<<Niente Ale...>> dissi io prendendo il telecomando della Tv per aprire Netflix. Il mio amico sbuffò, passandosi una mano fra i capelli ricci e scuri.
<<Chri'.>> sussurrò il mio amico guardandomi.
<<Alessa'.>> risposi io incrociando il suo sguardo.
<<Ma tu piens ca' song scem? P' favor, nun fa' com fa' mia sorella cu' chil poveri cristiani.>>
Rispose lui facendo fuori uscire il napoletano che era in lui.
Io aggrottai le sopracciglia confuso.
<<Perchè, cosa sto a fa'?>> domandai io.
<<Eh sapessi. Dici che stai bene quando in realtà non è vero. Lo fa sempre Giulia quando litiga con i suoi malesseri.>>
Purtroppo lui mi conosceva veramente troppo bene, e così decisi di non tenermi tutto dentro e di dirgli la verità.
<<Ok vabbè, hai vinto te. E che vorrei sapè chi m'ha cecato a me de venì qua a l'anno a l'estero! Ma che sto a dì, un'anno che so' diventaTI quasi tre!>> dissi io alzandomi in piedi, e mi resi conto della grandissima cavolata che avevo appena detto.
Lei, lei mi aveva dato la grande opportunità di fare quella esperienza.
Lei mi aveva permesso di vivere "l'american dream" che avevo sempre sognato.
Lei che mi aveva sostenuto in questa scelta per il mio futuro.
Lei che ora non c'era più, e che se ora fosse qui sarebbe molto delusa da me. Mi diedi del cretino da solo per aver detto una cosa del genere, prima che potesse farlo Alex.
Lui si alzò e mi diede una pacca sulla spalla <<Chri' senti... tutto quello che sta succedendo so che è difficile per te. Sta succedendo tutto troppo velocemente dalla morte di... cioè dalla sua morte. Però cerca di vedere il lato positivo, se non avresti fatto l'anno all'estero, saresti stato bocciato comunque e sarebbe successo tutto quello che è successo...>>
<<Ma grazie! Lo sai che sei proprio na' forza a consolare a' gente?>>
Dissi io sarcastico.
<<Se tu non mi interrompi posso continuare con il mio discorso.>>
<<Ok scusame continua.>>
<<Stavo dicendo che se non fossi venuto qui, non mi avresti mai incontrato. Avvolte il destino è ingiusto, ma in certi casi è dalla nostra parte.>> concluse lui.
E aveva ragione.
Alex si era trasferito all'età di 10 anni a New York da Napoli, per mandare avanti con i suoi genitori l'attività di famiglia. Avevano una pizzeria nel Queens chiamata "EspoNaples", la più frequentata di tutta New York City e d'America. Lo incontrai in un periodo molto difficile della mia vita, anche senza conoscermi in fondo fece di tutto per starmi vicino. A ripensare tutto quello che avevamo passato mi vennero gli occhi lucidi. Alex senza dire niente mi abbracciò ed io ricambiai l'abbraccio per ringraziarlo.
<<Sai mo' che facciamo?>> mi disse lui andando verso la mia camera.
<<Che fammo?>> domandai curioso.
<<Un bel giretto per la city. Che ne so, magari incontri qualche bella bionda come sempre e poi...>>
<<Se va nammo.>> lo interruppi io prima che potesse andare oltre.
New York era più piccola di quanto si pensa. Tutti sanno i fatti di tutti, le foci subito in fretta ma sopratutto tutti hanno una certa fama, sopratutto se vai al Moon Town College. Io avevo una certa reputazione, non molto positiva. Credo di essere uscito con mezza popolazione giovanile del genere femminile newyorkese, ma questi sono altri discorsi.
<<Quindi dove andiamo?>> domandai io prendendo le chiavi della mia moto.
<<Pasticceria Cynclaire?>> propose lui. Io lo guardai controvoglia. Era un bar per ricconi, che odiavo.
<<Dai ja! Lo sai che ci voglio andare da troppo tempo là!>> mi rispose Alex con il muso. Io scossi la testa e sorrisi. Era buffo quando metteva il muso, perciò per accontentarlo dissi di sì.
<<Ok, va bene. Ma prendiamo solo qualcosa da bere.>>

Memories: Before UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora