11. Brivido

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E non so chi tu pensi io sia
La realtà non è all'altezza della fantasia
Ho certe idee che mi accarezzano e che scaccio via
Un brivido che faccia breccia nella mia apatia
- Guè Pequeno feat. Marracash, Bravo ragazzo .

<<Nel cuore della notte, tra le luci della città, molti brividi possono colpire il nostro cuore.
Ma è dura trovare un brivido che distrugga i meccanismi di difesa del cervello, ed arrivare dritto al cuore.>>

"A Young journalist blogger"
www.gossipByN.it

Melisa
La prima sera ad una festa nell'Upper East Side già non capii più nulla.
Marylin, Naka, Christian...
Non ci stavo capendo un accidenti.
Uscita fuori dalla stanza di Mary, mi diressi a cercare Naka, per delle spiegazioni. Lo trovai in bagno, a bagnarsi ripetutamente il viso con dell'acqua gelida. Dei leggeri schizzi cadevano sul pavimento, inzuppa do anche la sua camicia.
Non appena alzò il viso, vidi per la prima volta il lato del suo viso,di norma sempre coperto dai capelli.
Il suo occhio era socchiuso, dall'iride biancastra e, al di sotto di esso, c'era un bel livido.
Girava voce che lui e Christian avessero fatto a botte.
Mi sentii mancare il respiro.
Non appena vide il mio sguardo sul suo occhio socchiuso, lui subito se lo coprii, in modo istintivo.
<<Potresti passarmi della carta, per favore.>>
Subito mi girai intorno e presi il primo pezzo di carta assorbente che vidi. Non appena glielo porsi, staccò la mano dal suo occhio ferito.
Ci mise un po' per prenderlo. Era come se non sapesse dove mettere le mani, come se non ci vedesse da quell'occhio. Mentre si tamponava l'occhio, gli chiesi.
<<Non ci vedi? Vuoi che ti porti in ospedale o...>>
<< Sono ceco dall'occhio sinistro. Dall'altro se non porto la lentina vedo molto poco. >> mi rispose subito lui, ricoprendosi l'occhio.
Chissà come se lo fosse provocato. Perdere la vista da un occhio, è quasi, anche dall'altro non è roba da tutti i giorni.
Naka stette qualche istante a guardarsi allo specchio, con i pugni serrati sul lavabo. Il suo riflesso alle specchio era apatico, ma ci si poteva leggere bene il flusso dei suoi pensieri. Si sentiva arrabbiato, confuso.
<< Torno a casa. La serata è finita. Ti invio i file via e-mail.>>
Detto questo senza neanche salutarmi, sparì dalla stanza.
Alla fine avevo accettato quella sua strana proposta, a patto di non essere scoperta, ovviamente. Mi accorsi di essere tutta sporca di pittura, per questo motivo decisi di darmi una ripulita.
Mentre l'acqua scorreva, insieme al sapone fra le mie mani, guardai dallo specchio una figura, arrivata lì da qualche secondo.
Sullo stipite della porta del bagno, vidi una sagoma, conosciuta poche ore prima.
Era Ed, il cugino di Marylin. Non avevo fatto altro che ballare e stare con lui tutta la serata. Anche se, devo dirla tutta, mi chiamava "Oreo" per i miei capelli, e sembrava anche molto fastidioso.
Pian piano si avvicinò, staccando uno straccio di scottex per poi porgermelo.
<< Martinez, giusto?>>
<<Si. Certo.>> risposi timidamente, asciugandomi le mani, senza smetterla di guardarmi le mani.
Non mi sentivo molto a mio agio, sopratutto davanti ad un ragazzo come lui.
Voglio dire era molto a modo, con un certo charme da perfetto ricco newyorkese, chiunque avrebbe desiderato sprofondare al di sotto del pavimento.
<< Fai dei disegni davvero straordinari. Ho visto le caricature che hai fatto e sono...wow! Io non riesco neanche a fare un cerchio.>> mi disse ridendo.
Mi ritrovai indirettamente a sorridere, ma continuavo a non guardarlo in faccia.
<< Dimmi, sei timida eh, oreo?>> disse spostandomi una ciocca di capelli, sfuggiti dai due piccoli chignon bassi.
<< Non...non di molte parole.>> risposi io cercando di allontanarmi leggermente più indietro, visto che Ed stava accorciando decisamente di troppo la distanza fra i nostri volti.
<< Sai, preferisco le tipe di poche parole. Hanno un aspetto più dolce... piccolo ed innocente...>>
La sua mano iniziò a passare sempre più vicino dai miei capelli alla mia guancia, fino ad accarezzarmi le labbra, mentre l'altra raggiungeva la mia schiena, tenendola sempre più stretta. Penso stessi iniziando a tremare. Le mie mani erano serrate, contro il lavandino.
Si abbassò sempre di più, come per cercare di avvicinarsi sempre più al mio viso col suo, alle mie labbra.
La situazione stava iniziando a non piacermi, ma non sapevo come reagire.
Non volevo baciarlo, non ne avevo l'intenzione, così come non volevo che lui baciasse me.
In primis perché non avevo mai dato un bacio a nessuno in vita mia, quindi sprecarlo col primo ragazzo che capita, anche no, grazie.
Poi Ed era carino si, ma non il mio tipo, o almeno credo.
Insomma, volevo evitare tutta la situazione, ma non sapevo come.
Volevo solo che qualche eroe o creatura divina venisse a tirarmi fuori di lì.
Neanche il tempo di pensarlo che qualcuno subito parlò.
<< Oh, Edward, che ci facciamo nel bagno delle signorine?>>
<< Perché non te ne vai a fanculo a scoparti mia cugina? Mhm? Valentini?>>
Quel cognome, quel ragazzo.
Christian, il mio compagno di classe bocciato e il cosiddetto "latin lover" della scuola.
Lo avevo adocchiato per tutta la serata, di fianco a mio cugino al Dj set. Tutte le ragazzo se ne stavano lì, appiccicate alla console solo per lui.
Poco dopo il grande scoop di ByN di cui lui era protagonista, non l'avevo più visto.
<< Perché dovrei? Così posso lasciarti qui a farti una del secondo?>>
Disse Christian, accendendosi una sigaretta con no chalance, avvicinandosi sempre più a noi.
Ed scoppiò in una fragorosa risata.
<< Certo! Ha parlato chi é riuscito a farsi pure quelle della New York University! >>
A quel punto, lo sguardo di Chirstian si fece sempre più minaccioso, avvicinandosi sempre più ad Edward. Erano entrambi abbastanza alti, ma Valentini lo superava, di qualche centimetro.
I suoi occhi si fecero sempre più intensi, come se fosse quasi sul punto di prendere il ragazzo e fargliele vedere, di tutti i colori.
<<Lasciala stare. >>
<< Perché cazzo ci hai interrotti.>>
<< Perché stavo guardando, e la piccoletta non mi sembra molto convinta. Mi dispiace deluderti ma stai invecchiando, caro mio: sei del quinto ed hai il cazzo troppo moscio per le nuove matricole.>>
Mi ritrovai a tirar fuori una piccola risatina, che Christian colse al volo, assecondandomi.
Edward lo osservava con disprezzo, iniziando a farfugliare qualcosa che penso capì solo lui.
Stava entrando leggermente nel pallone, e questo non fece che alimentare le nostre risate.
Fino a quando Ed non perse definitivamente le staffe.
<< Fottetevi.>> disse uscendo dal bagno.
Quando ormai fu uscito e le nostre risate cessate, sì avvicinò a me, posandomi una carezza sul capo. Era sempre molto divertente la nostra differenza d'altezza: gli arrivavo a malapena alla spalla.
<< É un vero stronzo, se continua a darti fastidio non esitare a chiamarmi. >>
Gli sorrisi subito, come gesto di riconoscenza.
<< Come... come stai?>> gli domandai, mentre ci dirigevamo fuori dall'attico.
Dopo tutta la burrascosa serata, era il minimo.
Si prese un po' di tempo per riflettere forse. Notando il suo stato, non bene. Puzzava di alcool e fumo, ma mantenendo comunque un odore di muschio bianco e pulito. La sua espressione, dura fino a qualche secondo fa, ora appariva afflitta, quasi rassegnata.
<< Non al top, penso si veda.>>  rispose lui, facendo un tiro.
Sembrava distrutto, e non penso fosse solo a causa dello scoop.
Ormai ci trovavamo al di fuori dell'edificio, nel vivo del momento più bello di una metropoli come New York: la notte, che però non è mai tale.
Le luci, i rumori, le persone, facevano si che la città fosse sempre sveglia, vigile e viva. Sembrava essere giorno quanto sera.
Allora si che mi venne un'idea.
Pian piano, avvicinai le dita della mia mano a quelle di Christian. In un attimo, la mia mano piccola scomparve nella sua.
<< Facciamo un giro, ti va?>>


Memories: Before UsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora