Il tramonto dell'Ombra I

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Mi ci vollero dieci minuti per trovare quel bastardo. Avevo nove minuti per sbarazzarmene, cancellare ogni prova della mia magia e di questo assalto.

< Chi sei!? E chi ti ha mandato?! > sbraitò lui puntandomi un M16 che fino a poco prima era  appoggiato sulla scrivania. Non so com'era l'ufficio, non me lo ricordo. < Cos'è hai perso la lingua, razza di mummia ambulante?! > continuò l'ufficiale, non potevo rispondere, non capivo la domanda. Facevo fatica a parlare, ma biascicai qualche parola<T...u...D...e...v..i..Mor..i..r..e....>. Provai a sparare... mancai il cuore. Ci riprovai... niente, la mia mano tremava, in quel momento capii che era troppo tardi... ... Annegai nei miei pensieri, non controllavo più il corpo, divenni qualcosa di estraneo. Non so che successe dopo. So solo che l'effetto del siero finì all'una e quarantatré. Il poliziotto era morto, fu colpito da quattro colpi di pistola. Non ebbi il tempo di guardarmi in torno, uscì dall'ufficio di corsa, l'aria iniziò a scaldarsi. Delle scintille cremisi che poi divennero fulmini mi bruciavano la pelle e i vestiti. Presi la manica destra della felpa, la strappai. Sfilai il coltellaccio che tenevo lì sotto e lo lanciai alla serranda del magazzino. Non persi tempo, mi stavano cercando. Alzai le braccia insanguinate e tremanti. le disposi a mo' di X e urlai < Crystal! >, un fulmine nero partì dall'incrocio delle mie braccia. Tutte le pareti di lamiera tremarono e produssero terribili stridii alcune iniziarono ad accartocciarsi. Finché il fulmine non colpì il coltello. La serranda divenne lentamente di cristallo, un cristallo nero, grezzo che nemmeno dopo giorni o mesi di lucidatura avrebbe brillato. Cosi mi lanciai verso quella fragile apertura di cristallo spessa come il vetro di una finestra, mi chiusi a palla di cannone e saltai. I frammenti esplosero nell'aria come le scintille di un fuoco d'artificio. Mi lacerarono i vestiti e il viso che bruciava per le ferite da sparo, ormai rigenerate dal fumo, e dai tagli. Precipitavo, non ero al primo piano. Due parole < Slow-Fal....> che non potei usare, non avevo mana per gli incantesimi ora, ma che non ebbi comunque il tempo di finire atterrando di schiena in un bidone dell'immondizia. Avrei voluto perdere i sensi, ma non avevo il tempo di riposarmi. In quel momento ero io la preda, l'obbiettivo da uccidere. Erano nove mesi che mi cercavano per rinchiudermi in una cella, la più squallida che avevano. Perciò mi rialzai, portandomi appresso l'odore dell'immondizia. Sentii un odore pungente, fresco e malvagio. Mi voltai. La prima cosa che pensai fu "Oggi è il mio giorno fortunato cazzo, gli dei mi stanno benedicendo!" seguita da una sottile e fragorosa risata. Mi avevano donato un incantesimo bonus, Crystal, ma soprattuto mi avevo dato due docili agnellini. Per quei due ragazzi io ero il lupo. Davanti a me c'erano due reclute, erano ancora di basso rango, li avevano mandati in avanscoperta. Erano vittime sacrificabili, se però li avessi toccati avrebbero capito chi ero, anche senza rilevare il mio mana. Avevo una sola cosa da fare...  correre, correre a più non posso, senza farmi vedere in volto. Ci riuscii, li seminai. Mi diressi verso casa, una volta raggiunta mi arrampicai fino al secondo piano ed entrai dalla finestra. La stanza era buia e fortunatamente non c'era nessuno se non io e la mia Ombra. Ero stanco chiusi la finestra e accesi il riscaldamento, non mi cambiai i vestiti sporchi di fango, immondizia e vari tipi di sangue. Dormii fino alle sei, quando mi alzai mi spogliai e mi feci una doccia. Mi asciugai e mi vestii con dei cargo blu notte e una maglia bianca a maniche corte. Cosi mi sedetti sul letto e mi guardai allo specchio e dissi < Io sono Ki-ho l'Ombra, vengo dal "Dio dell'Ombra", ho ventitré anni, sono un assassino e ex mago dell'ombra... >. Questo era il mantra che ripetevo ogni mattina dopo aver assunto il siero, per non rischiare di dimenticare chi sono. Feci un respiro profondo, mi alzai e mi sistemai i mossi capelli castani. Applicai un fondo tinta sulle occhiaie per nascondere la mancanza di sonno. Ho gli occhi grigi, un colore strano, e li mascheravo ogni mattina con delle lenti a contatto rosse, che era un colore più comune nella società. Erano ancora le sei e mezzo perciò presi le chiavi e mi avviai verso la porta per andare al bar, ma qualcuno mi precedette e bussò alla porta.


Continua...

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