Ci lasciarono il pomeriggio libero. Non mi andava per niente di rimanere nella mia stanza con quella psicopatica della mia coinquilina quindi passai da Ryan. Fu sorpreso di vedermi.
- Hai bisogno di qualcosa? – chiese – Oppure sei solo passata per salutare? Te lo chiedo perché sono veramente in pochi a passare per quest'ultimo motivo.
- Come mai?
Si tolse gli occhiali: - In realtà proprio non lo so. Forse hanno paura che riveli qualcosa o mi vedono solo come medico piuttosto che come persona. Mei non me lo ha voluto dire.
- Mei? Che cosa c'entra?
- Ok, visto che mi sembri una brava ragazza ti rivelo un piccolo segreto: Mei è gli occhi di tutta la struttura. – mi confidò – A volte è piacevole, ma la maggior parte delle volte è una seccatura!
Il suo cellulare cominciò a vibrare. Pensando ci fosse un'emergenza, domandai: - Scusa, è meglio che me ne vado?
- Oh, no. Questo non è il cellulare per le emergenze ma quello privato. Non so perché lo tengo, in fondo non mi scrive nessuno se non Mei.
- Salutala! - disse rivolgendosi alla telecamera alle mie spalle.
- O-ok - puro disagio - Quindi lei vede tutto? Perché è gelosa o glielo hanno comandato?
Il telefono vibrò ancora. Ryan mi mostrò il messaggio ricevuto: Diciamo che unisco l'utile al dilettevole.
Non ce l'avrei mai fatta a stare con una persona del genere. Provai comunque pena per Ryan. Non aveva nessuno con cui stare o parlare. Solo lei.
- Ero venuta per salutare ma vista la situazione, non è che vi piacerebbe pranzare al nostro tavolo Domani? – il gesto altruistico venne fuori in automatico - Tu e Mei intendo.
Non riuscì a trattenere il sorriso: - Ok, grazie. Sarà di sicuro più piacevole di pranzare qui da soli.
Un improvviso dettaglio mi passò alla mente: - Ho sentito che domani ci sarà un allenamento. Per caso hai qualche consiglio?
Ryan mugugnò ma non mollai: - Non ho idea di quello che faremo ma se il mio problema è mentale, dubito che qualche flessione possa aiutarmi. Non voglio essere del tutto imprevedibile.
- La chiave di tutto potrebbe essere rivivere mentalmente quei ricordi che possono sembrare spiacevoli. Tutto quello che ti ha portato ad azionare la miccia: sensazioni, sentimenti, e tutto quello che possa collegarsi.
La cosa non mi andava per niente. Fino a quel momento tenevo quei ricordi chiusi a chiave nelle profondità della mente. Me se adesso non affrontavo di nuovo i momenti che per me sono stati i più brutti della mia vita non sarei mai riuscita a controllare quelli che erano i miei demoni interiori. Gli stessi che spazzavano via ogni traccia positiva della mia vita precedente. I brevi attimi di felicità, le mie sicurezze, le speranze e i sogni futuri. E Julie.
-Devo rivivere tutto? Ogni volta?
-No, non credo sia necessario.
Si fermò a riflettere mentre attutivo il colpo: - Ho formulato un'ipotesi che potrebbe aiutarti. Correggimi pure se non sei d'accordo o ti viene in mente qualche altro particolare.
Ero piena di curiosità e lui continuò: - La chiave è l'ansia.
Ansia. Non riuscii a capire. In fondo era uno stato d'animo a me sconosciuto o appena accennato prima di quell'evento mentre adesso era divenuto ormai routine. Comunque, non prendevo mica fuoco tutte le volte che provavo ansia.
STAI LEGGENDO
Elect Project
Science FictionHannah è una ragazza come tutte le altre. Ha una famiglia affiatata, una cara amica e tanti progetti. Non vede l'ora di finire la scuola e godersi il suo meritato anno sabbatico, a dispetto di quello che pensa suo padre. Tutto sembra andare di bene...