Fu il rumore scricchiolante della botola a svegliarci di prima mattina. Aperti di scatto gli occhi dovetti subito tapparli con le mani, per colpa della luce esterna del sole, intensissima quel giorno.
"Su, ciurma" sentii borbottare nel tono burbero e graffiato dell'uomo che capitanava l'imbarcazione e di cui non conoscevo ancora il nome "Avete poche ore per prendere un po' d'aria, sfruttatele fin che potete."
E così dicendo la figura del nostro fantomatico capitano, che si intravedeva nello spazio lasciato libero dalle ante aperte, sparì goffamente, a differenza dei suoi pesanti passi che continuarono a rimbombare a lungo per tutto il soffitto della stiva, incombenti.
Mi voltai verso Andrea che sembrava non aver avvertito minimamente il trambusto che in buona parte ci aveva svegliati. Così, senza pensarci troppo, comincia a strattonarlo.
"Sveglia" mormorai nel frattempo, ma in risposta non ottenni altro che una piccola smorfia. Allora, trattenendo a stendo un lungo sbadiglio, afferrai istintivamente una ciocca di capelli tra le mani e cominciai a tirarla.
"Sei matta!?"
Andrea si drizzò all'istante, massaggiandosi il cuoio capelluto dolorante e gettandomi un'occhiataccia dispregiativa come a significare che esistono modi più semplici ed efficaci per svegliare una persona che dorme.
"Sei fatto di coccio!" dissi in giustificazione. E mi alzai in piedi, spiegando con le mani le grinze irregolari della mia gonna, che aveva assunto un aspetto più malandato della sera precedente.
In quell'istante intravidi la snella figura del ragazzo che mi aveva aiutata. Steven si limitò semplicemente a salire la gradinata, senza accendere il minimo gesto che ricordasse vagamente un saluto, e infine venne inghiottito dalla luce del giorno.
Nelle mie intenzioni di quella mattina c'era sicuramente presentarlo ad Andrea ... dopodiché non avremmo fatto altro che parlare e parlare ancora, in totale assenza di altre distrazioni.
"Allora ... Sei pronto?" chiesi al mio amico, voltandomi di scatto e incrociando il suo sguardo ad un'altezza superiore alla mia. "Bene ... Ti sei alzato finalmente" convenni come per dare una risposta alla mia domanda precedente "Su andiamo."
Andrea mi afferrò la mano , con l'altra si scompiglio i capelli per ricomporli un po' - cosa che io avevo del tutto ignorato - e insieme camminammo fino all'uscita della botola.
Quella mattina il cielo sopra le nostre teste era terso, il che aumentava la potenza con cui i raggi del sole giungevano a noi.
Ero sempre stato attratta dal sole. Sin da piccola ero strabiliata dal fatto che una stella così luminosa potesse essere vicina a noi, tanto che, indossando le lenti da saldatore di mio padre per non essere accecata, mi sembrava di poterlo quasi accarezzare, o afferrarlo in una mano.
Mi accarezzai la pelle, ammorbidendola sotto quel calore cocente e intanto, sempre con la mano di Andrea chiusa nella mia, mi avvicinai alla transenna più vicina.
Da lì il mare limpido sembrare creare delle onde morbide quasi surreali e scorreva veloce sotto di noi, dandomi quasi l'impressione di volare.
"Il nostro rapporto mi ha spinta ad inseguirti ... " dissi con lo sguardo perso all'orizzonte dopo qualche secondo "Non avrei mai potuto accettare di perderti così, senza aver realmente lottato. Ma sai, se fossi stata sola, in questo momento non ti sentirei così vicino ... forse starei solo raggomitolata nel mio letto a piangere la tua assenza e a cercare di ricordare il suono della tua voce per non dimenticarlo. Quando vidi che ti saresti dovuto imbarcare capii che non sarei riuscita a venire con te. Ma il cielo ha voluto aiutarmi ... e ho incontrato un ragazzo, Steven. Ed è solo grazie a lui che adesso sono qui."
Andrea mi fissava sbalordito, incredulo delle mie stesse parole. La sera precedente mi ero limitata a raccontare solo parte della storia, tralasciando molti dei dettagli principali. Ora era giunto però il momento di chiarire una volta per tutte quello del mio salvatore.
Lo tirai per un braccio e ci dirigemmo verso prua dove, poggiato alla base dell'albero maestro, si trovava Steven.
Con gli occhi chiusi e il viso puntato verso l'alto, ci vollero parecchi secondi prima che si accorgesse della nostra presenza.
Allora mi schiarii la voce per attirare la sua attenzione e cominciai le presentazioni.Un'ora più tardi ci trovavamo tutti e tre poggiati sulla transenna dell'imbarcazione a parlare del più e del meno.
Con mio grande sollievo, dopo essersi presentati con una fatua stretta di mano, Andrea e Steven non avevano riscontrato alcun problema ad intraprendere una corposa conversazione. Ne tantomeno Andrea aveva avuto da ridire sull'atteggiamento che aveva riversato nei miei confronti.
In quel momento l'argomento principale verteva sul nostro amato capitano e sopratutto su come avessimo fatto ad imbrogliarlo così facilmente.
Steven intanto tirò fuori dalla tasca una sigaretta mal fatta e una scatola di fiammiferi. Ne prese uno, lo accese e iniziò a fumare.
"... non c'avrei mai pensato" ammise Andrea sottovoce "ma devo ammettere che è stata una gran bella trovata."
"Franco" questo era il suo nome, ci avvisò Steven "è da sempre un grande stimatore della famiglia Acciaro e in particolare del Caporale. Mia madre lo incontrò spesso mentre si trovava nella residenza familiare per fare le pulizie settimanali. Lo omaggiava in continuazione di "doni del mare", così li chiama lui, pescati con le sue stesse mani. In cambio di cosa poi? Non ne ho la più pallida idea."
"A tutti fa comodo un po' di protezione" mi intromisi di scatto "Se il Caporale è l'uomo potente di cui raccontate, chi, in tempi come questi, rifiuterebbe un po' d'appoggiò dalle parti alte?"
"Ma che senso avrebbe? Stiamo parlando solo di un vecchio zotico che si avvicina alla settantina. La guerra non è ancora giunta da noi ... ne tantomeno avrebbe più l'età per essere arruolato." Andrea ci osservò scuotendo la testa, in segno di disapprovazione.
"Sofia forse ha ragione." Era stato Steven a parlare, accennandomi un mezzo sorrisetto in modo che il mio amico non se ne accorgesse. Allora io distolsi lo sguardo, per far finta di nulla. "La guerra comporta distruzione e sacrifici, due delle cose che in assoluto terrorizzano gli uomini. In qualsiasi caso, meglio prevenire che curare."
In quel momento la barca virò ad est e con un rumore arrugginito la porta della cabina di comando si spalancò. Franco uscì con aria burbera e con altrettanta ferocia ci urlò di rientrare. Ci saremmo riavvicinati alla costa per permettere a nuovi ragazzi di salire a bordo.
L'aria calda della stiva non incitava a stare svegli, così quasi tutti, scombussolati dal caldo torrido che trovammo al rientro, ci addormentammo poco dopo. O almeno così mi sembrò di credere.Quando il ventre dell'imbarcazione sfregò bruscamente contro il fondo del mare, sussultai. A quel secondo risveglio trasalito capii che forse ero stata l'unica a chiudere occhio nelle ore successive al rientro in stiva.
"Che ora è?" chiesi al primo volto che incontrai.
"Saranno all'incirca le due di pomeriggio" mi avvisò Steven.
Allora prese a trafugare velocemente con dentro il sacco di tela che aveva con se e ne tirò fuori un lungo pezzo di pane che divise in tre parti.
"Tenete" mormorò senza farsi sentire e porgendone uno a me e ad Andrea, quasi in modo caritatevole.
Se un primo momento dubitai - cosa che non fece Andrei - il senso di fame che portavo dietro da quasi un giorno infine ebbe la meglio e lo afferrai cominciando a mangiarlo a piccoli bocconi.
Nel frattempo da sopra provenivano le urla di Franco. Da lì a poco avremmo avuto nuovi coinquilini e la faccenda mi fece storcere il naso. La stiva non era certo uno stanzone e ospitare nuovi ragazzi sarebbe stato deleterio in quelle condizioni.
La botola si aprì nuovamente e a brevi intervalli presero a scendere i nuovi arrivati.Poche ore dopo eravamo già lontani dalla costa. Con mio grande sollievo all'equipaggio si erano aggiunti solo sei ragazzi dall'aspetto mingherlino e per nulla minaccioso. Così, intorpidita e confusa, mi accascia sul corpo di Andrea senza dire una parola.
Tutto in quel momento sembrava tacere. Solo le onde del mare, fastidiose, continuavano a sbattere sul ventre della barca provocando una litania confusa.
Socchiusi gli occhi nella vana speranza di rimediare a quel caldo torrido, ma l'unica cosa che sembrò venirmi incontro fu un sonno profondo che mi rinchiuse, come sotto una campana di vetro.Quando di scatto riaprii gli occhi tutto mi apparve confuso e, barcollando, mi alzai da terra in cerca di Andrea. Non trovandolo accanto a me allungai lo sguardo.
La stiva era in subbuglio: la maggior parte dei ragazzi era accalcata lungo la scala e, schiamazzando come polli rinchiusi in un recinto, sembrava far forza sulla botola per aprirla.
Improvvisamente da fuori provennero pesanti colpi di pistola che echeggiarono nell'aria .
"State zitti ho detto! Zitti, brutti bastardi!"
Le urla del capitano mi arrivarono in breve nei timpani, fracassandomeli.
Solo allora la botola si aprì. Franco scese minaccioso, fendendo in aria una pistola.
E la folla si spostò impaurita.
Cosa sta accadendo?
Lo vidi avvicinarsi sempre di più. Diritto, in apparenza verso di ... me!
Non può essere. Cosa mai vorrà da una semplice ragazza com me? Non sono sicuramente io la ...
"Tu vieni qui!"
Senza accorgermene mi serrò un braccio con forza, trascinandomi via da lì e in quell'istante sentii Andrea gridare invano il mio nome.
Salendo le scale mi voltai per guardarlo, ma non riuscii a distinguere il suo volto tra la folla e finii invece per inciampare.
"Sù! Cosa direbbe tuo padre se scoprisse che sei stata a contatto con queste bestie?"
Eravamo giunti sul ponte di comando. Franco sbraitava cose a casaccio che nel terrore del momento non riuscii a comprendere.
"Sta qua ora!" mi urlò scaraventandomi nella sua cabina.
Ma alla vista d'un corpo inerme steso per terra e della lunga pozza di sangue che lo circondava, non potei fare altro che svenire e ricadere su me stessa.#spaziodellautore
Nuovo capitolo! Spero vi piaccia e che lo condividiate. Cosa accadrà alla nostra protagonista nel prossimo capitolo?Lasciate i vostri pareri nei commenti o contattatemi privatamente!Grazie al vostro sostegno oggi, 18 luglio 2015, La ragazza che diventò ombra è quindicesimo della classifica SENSAZIONALE della Narrativa Storica.
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La ragazza che diventò ombra
Ficción histórica'Ora tutto stava per cambiare, e sarebbe cambiato nonostante i nostri sforzi. Perché non potevamo sfuggire al cambiamento ...eravamo come costretti a prendere una decisione. Ci guardammo a lungo, occhi negli occhi, la mia anima conficcata nella sua...