Capitolo 1 Ondina

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Ero quasi arrivata in Toscana, la mia destinazione è l'Isola D'Elba. Per tutto il viaggio guardai il telefono e lessi, non che fosse il mio passatempo preferito. Non avevo tutta questa passione per la lettura, a differenza mia le mie coetanee leggevano romanzi d'amore, genere di libri che penso di non aver mai letto in vita mia. Se proprio dovevo sfogliare le pagine di un libro e immergermi dentro preferivo libri horror o gialli.

Fin da piccola preferivo muovermi che stare ferma. Non mi piaceva giocare con le bambole preferivo giocare con le macchinine, con le biglie, ma soprattutto, andare al mare. Da bambina impazzivo per il mare. Io e la mia famiglia avevamo una casa proprio all'isola D'Elba, era grande e spaziosa, andavamo lì ogni weekend. Poi dopo l'incidente abbiamo deciso di venderla.


Un'ora dopo ero arrivata in Toscana. Raccattai i miei bagagli dal treno e mi diressi verso il taxi per portarmi fino al traghetto. Avevo preferito prendere il treno che andare in macchina per tutti questi chilometri. Avevo preso la patente da poco e non ero proprio il massimo a guidare.

Il traghetto era la mia parte di viaggio preferita. Quando ci andavamo io e mio fratello recitavamo le nostre parti preferite del Titanic. Io ero Rose e mio fratello Jack. Non ho mai capito perchè il Titanic mi piacesse così tanto, forse perchè è stato il film che ho visto con mio fratello il giorno del mio compleanno alla mia festa organizzata da lui, o forse perchè semplicemente mi ritrovo nella storia. Nel Titanic dovevano morire affogati tutti e due ma si è sacrificato Jack per salvare Rose, e anche mio fratello è morto al mio posto.


Scesa dal traghetto chiamai nuovamente un taxi per portarmi fino all'Hotel dove sarei dovuta restare per un mese e una settimana. Avevo deciso di partire proprio il 31 luglio perchè come ormai facevano da anni si sarebbe tenuta la festa in spiaggia l'1 agosto.

Non avevo molte valigie, ma quelle che avevo erano abbastanza pesanti. Decisi quindi di farmi aiutare da uno dei maggiordomi per portare le valigie, mentre io andai in ascensore. La mia stanza è la 115 al terzo piano. Faceva un gran caldo in ascensore, infatti mi maledissi di non aver fatto le scale. Avevo voglia di andare al mare a stendermi all'ombra sul mio sdraio e godermi l'acqua cristallina del mare. Mi ricordavo che ci fossero le cabine per cambiarsi, nella spiaggia in cui sarei dovuta andare, quindi non persi tempo a mettermi il costume, ma lo infilai in borsa. Avevo una borsa blu oltremare con scritto 'summer' in bianco e in corsivo. Dentro decisi di metterci un bikini blu con la parte superiore fatta a fascia, due teli, una crema solare, una bottiglietta d'acqua il portafoglio e il telefono.

Avevo già prenotato l'ombrellone e lo sdraio. La bagnina ormai mi conosceva dalla nascita. Si chiama Lara ed è la figlia della signora che prima faceva la bagnina al suo posto. Ora la madre è andata in pensione, e i suoi 2 fratelli lavorano nei bagni accanto.

Arrivata alla spiaggia salutai Lara, che mi chiese come stessi e mi accompagnò fino all'ombrellone per allungare un pò la conversazione.

Appoggiai la borsa da mare sullo sdraio, raccattai il costume e il telefono e mi diressi verso la cabina numero 6. La cabina ovviamente per essere aperta necessitava di una chiava, ma io le porte con le chiavi non le sapevo aprire.

Sentii qualcuno alle mie spalle e stupita mi voltai. Era un ragazzo con qualche anno in più di me che mi stava osservando divertito. Aveva uno stuzzicadenti infilato in bocca e indossava una maglia rossa del salvataggio. Grazie ma me la potevo cavare da sola. Forse.

<<Hai bisogno Biondina?>> ha due occhi blu come il mare, tipo i miei e i capelli sul biondo, quasi sul marrone chiarissimo. Ha una corporatura muscolosa ed è davvero bello.

<<No, cè la faccio>> gli dissi facendo un ultimo tentativo per aprire la cabina.

Mannaggia non si apriva proprio. Allora senza dirgli niente gli porsi le chiavi e gli feci un cenno come per dire "aprila tu". Penso che abbia intuito che non ho molta voglia di perdere tempo, infatti in men che non si dica inserì la chiave nella toppa e la girò, facendo aprire magicamente la porta.

Entrai senza ringraziarlo e lui mi cazzio.

<<Sai Biondina se non ci fossi stato io tu saresti ancora qua a cercare di aprire questa meledetta porta, probabilmente senza riuscire ad aprirla, e vedendo questi due occhi da "faccio tutto io">> disse imitando le due virgolette con le mani

<<avresti sfondato la porta pur che non chiedere aiuto. Quindi se non ti dispiace un grazie me lo potresti pure dire, se non chiedo troppo>>

<<Primo mi chiamo Ondina e secondo nessuno ti ha chiesto di interrompere qualsiasi cosa tu stessi facendo, quindi non trovo motivo per cui io debba ringraziarti>>

Sorrise aggiungendo <<primo Ondina>> disse calcando bene le sei lettere da cui era composto il mio nome. Forse lo trovava divertente, e come biasimarlo!

<<sono il bagnino, non so se vedi la mia maglietta, quindi in caso di difficoltà devo aiutare le persone, con o contro la mia volontà, mi pagano per questo e non voglio essere licenziato per un caso speciale come il tuo a cui non è concesso aiutare ad aprire una cabina. Secondo mi piace molto il tuo nome, molto originale>>

Gli chiusi la porta in faccia senza degnarlo di una risposta, in effetti non c'era proprio un bel nulla da ribattere.


Il nome Ondina me l'aveva dato mio fratello Luke quando sono nata. Diceva che con i miei riccioli biondi e i miei occhi blu oltremare gli ricordavo le onde del mare. Alle medie molti mi avevano preso in giro per il mio nome particolare. Io non me ne vergognavo affatto, beh si un pò strano come nome ma io lo trovavo originale.

"Dai Luke andiamo in acqua e giochiamo con i materassini e le pistole d'acqua. Facciamo i pirati!" avevo protestato quel giorno. Il mare era bellissimo, calmo con onde bassissime. Non c'era nessuno in acqua, e in caso di bisogno ci sarebbe stato il bagnino ad aiutarci, quindi non c'era nulla da preoccuparsi, ma mio fratello quando si trattava di me poteva diventare molto protettivo, ma io avevo molti modi per convincerlo.

"Ok sirenetta ma non andiamo troppo al largo, e sul materassino ci starò io e fu farai la sirenetta che dovrà spararmi, e io il pirata che si dovrà difendere dalla sirena, ci stai?" avrei voluto dire di no. Preferivo fare io il pirata che sparava alla sirena, ero molto un maschiaccio, non me lo dicevo solo io, ma preferivo prendere il ruolo della cattiva che dell'indifesa. Però ero comunque qualcuno di forte quindi dopo averci pensato qualche secondo dissi di si. Adoravo giocare con il mio fratellone, soprattutto al mare. Stavamo intere giornate a fare castelli di sabbia, rotolarci da bagnati nella sabbia e poi fare a gara a chi arrivasse prima nell'acqua. Era stupendo.

Stupendo finché non arrivò quel giorno. Mi appoggiai alla porta della cabina e mi scese una lacrima. Da quell'anno non avevo mai pianto in pubblico. Quando gli altri bambini andavano in bici, cadevano e si mettevano a piangere, io invece mi rialzavo e andavo avanti, continuavo per la mia strada, perché nessun dolore sarebbe stato più grande di quello di perdere un fratello. Nessuno.

Il mare che ci ha divisoWhere stories live. Discover now