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Complicated- Avril Lavigne
Victoria

Avete presente la sensazione di stare in apnea? Quella pacifica e confortevole sensazione, quando si è distaccati dal resto del mondo, in silenzio, in compagnia solo di sé stessi?

Ecco, io ero drogata di quella sensazione. Nuotare era per me come tornare a casa, dove la mia casa originaria era proprio l'acqua.

Qualche tempo fa, lessi su una rivista che stare vicino all'acqua risulta per molti rilassante o tranquillante proprio perché "essa ci richiama a sé." Come se fosse un istinto primordiale, non so se mi spiego.

Ecco, immaginate adesso il momento in cui dalla fase di apnea si torna a galla. Facile, no?
Pensate però al brusco passaggio di tono. Giù, silenzio, profondità e poi su baccano, caos, le urla di chi si sta tuffando in piscina ed è richiamato dal coach, quelle di chi non sa nuotare, o i "gemiti" degli uomini forti che fanno le vasche.

Provai esattamente questo quando varcai le porte dell'Imperial College a Londra. Mi sembrava quasi di tornare da un'apnea durata troppo a lungo dritta di nuovo a contatto con la realtà. In fondo, l'America era stata per me un lavaggio, come una grande distrazione (bellissima di sicuro) ma che adesso richiedeva un mio nuovo confronto con la realtà.

"Avete già preso il caffé? Dio, ho proprio bisogno di un caramel macchiato. Volete?"

La voce di Amy mi distrasse dai miei pensieri. continuava a proferire parole da quando eravamo entrate in università; era davvero agitata di mattina senza i suoi 2/3 caffè. Strano, penserete. Eppure il suo corpo era talmente assuefatto alla caffeina che ne richiedeva quella "minima dose" come una dipendenza.

Era un po' come me e l'adrenalina. In fondo, amavo praticare gli sport anche e soprattutto per questo. Ero un'amante dell'adrenalina. Tutto ciò che spingeva il mio corpo al limite era per me piacere puro. Che fosse atletica, nuoto, tennis andava tutto bene; purché mi facesse provare quella stretta allo stomaco, tanto desiderata.

"Amy dolcezza, non pensi che due caffè siano abbastanza?"
Sorrisi al commento di Josh, avvicinandomi verso la tabella che mostrava le aule per i vari corsi di studio.

"Joshy, ho mai detto niente sulle tue sigarette?"
"No, perché?"
"Beh, non mi pare abbia chiesto il tuo di parere allora!"

Sorrisi ai loro battibecchi, mentre scorrevo con il dito sulla pagina fino a leggere il mio nome.
Victoria Evans.
"22, voi?"
"Anche io."
"Io pure."
Feci un largo sorriso ai miei migliori amici, felicissima di essere in classe con loro. Almeno qualche gioia il lunedì sapeva darla.

Io, Amy e Josh eravamo al quarto anno di medicina. Lo so, spaventoso. Mancavano soli due anni al raggiungimento della meta tanto agognata..e l'ansia di non essere abbastanza si faceva sentire.

Eppure, con loro al mio fianco, tutto sembrava più facile. Lo studio insieme, le nottate passate a ripetere nozioni a forza di caffè (rigorosamente preparati da Amy), I pomeriggi in biblioteca erano sprazzi della mia quotidianità che non avrei scambiato con nessuno.

"Beh, che mi son persa?"
La sagoma trafelata di Gio, con 5 libri in mano e due borse, mi strappò un sorriso. Come sempre, da ritardataria cronica era appena arrivata.
"Oddio, hanno appena cominciato. Scappo, sennò perdo l'introduzione."
"Ci vediamo a pranzo?"
Continuò a urlare mentre correva trafelata nel corridoio.

"Non ce la farà mai ad essere puntuale vero?"
Disse Josh appoggiandosi col gomito alla mia spalla.
"Nah."

Gio frequentava il quarto anno di giurisprudenza. Le dicevo sempre che era stata fatta per quel mestiere. Sin da bambina, sognava di diventare un grande avvocato, reduce da una storia travagliata di separazione dei suoi genitori.

Ride Or DieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora