6. READING MY SOUL

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“In una sola pagina bruciano
infiniti tormenti”.

Paulina Dyron.

La sveglia del cellulare mi ridesta all’improvviso. Allungo un braccio controvoglia, impigliandomi tra le lenzuola, e la spengo.
Sono quasi le sette, devo alzarmi, o farò tardi a scuola, anche se non ne ho alcuna voglia. Ho passato l’intera nottata a rimuginare sul nuovo appellativo che quel fetente mi ha affibbiato.

Strega.

Ai suoi occhi appaio sicuramente come una vecchia megera, ecco perché mi ha definito una strega. È comparso dal nulla dopo all’incirca un’ora da quando è uscito, lui, il suo corpo da capogiro e quel viso perfetto, è venuto in cucina e mi ha insultato, così, dal nulla.

Che viscido!

L’avrei strangolarlo, però mi sentivo ancora debole a causa dell’attacco di panico che avevo avuto nel pomeriggio, così ho lasciato correre.
E poi chi voglio prendere in giro? Quella montagna di muscoli mi accartoccerebbe in una pallina di cartapesta se soltanto volesse.

Quanto vorrei ucciderlo, lui e il suo dannato sexappeal!

Sollevo le coperte e mi siedo sul bordo del letto, indosso le pantofole e, dopo essermi stiracchiata per bene, mi alzo in piedi e raggiungo il bagno per fare la doccia.
Raccolgo i capelli con il mollettone e mi infilo nel box.
Quando il getto tiepido del soffione defluisce sulla mia pelle mi sveglio completamente, godendomi le carezze che l’acqua mi sta regalando. Questo è uno dei momenti della giornata che preferisco perché mi rilassa ma al contempo mi rinvigorisce, dandomi la giusta dose di energia. Riempio il palmo con una buona manciata di bagnoschiuma al profumo di miele e lo passo sul mio corpo, insaponandomi.
Dopo un quarto d’ora buono esco dalla doccia, altrimenti perdo l’autobus, lavo i denti e pettino i capelli, lasciandoli sciolti, poi mi catapulto in camera per vestirmi. Indosso un jeans bianco, un maglione azzurro e le sneakers bianche, allungo le ciglia con il mascara e passo uno strato di rossetto nude sulle labbra.

Sono pronta.

Anche questa sarà una lunga giornata di scuola, però il mercoledì è il giorno che preferisco perché, durante le ore di letteratura, tutti gli studenti che hanno aderito al laboratorio si riuniscono nell’aula magna del liceo per discutere il classico del mese.
Raggiungo a passo svelto la cucina, la mia casa non è molto grande, è un piccolo appartamento di un solo piano composto da sei camere. C’è l’ingresso, collegato al salotto da un piccolo archetto in muratura, da qui parte il corridoio che dà accesso a tutte le altre stanze, ossia la cucina, il bagno e tre camere da letto. Quella che occupa Kevin è l’ultima in fondo al corridoio, poi c’è la mia a destra, quella di mia madre a sinistra, il bagno a destra e la cucina a sinistra.
Quando entro in cucina constato la sua assenza, Kevin è già uscito, sicuramente per evitare di incontrarmi.

Sbuffo annoiata.

Anche se non perde mai occasione di punzecchiarmi ero impaziente all’idea di rivederlo. Mi sarebbe piaciuto sondare quegli occhi tenebrosi appena svegli e annegarci dentro.
La mamma mi saluta con un buongiorno squillante, cancellando la visione che la mia fantasia sta ricreando, poi mi piazza sotto al naso una brioche appena sfornata.
«Hai dormito bene?» domanda, in tono premuroso.

«Sì, mamma».

La mia mamma è sempre stata così, attenta e protettiva, la donna più buona e gentile del mondo. Ha una luce speciale che le illumina gli occhi nocciola, una luce che dilaga nello spazio circostante. È sempre pronta a donare affetto al prossimo senza secondi fini, facendo germogliare tutta la realtà in un fiotto di colori sgargianti. Lei è la mia ancora, cerca sempre di capirmi e di comprendere i miei stati d’animo. Si prende cura di me costantemente, mi vizia spesso e mi coccola come una bambina. Il nostro è un legame stretto, atavico. Lei mi è sempre stata accanto senza mai trascurarmi, abbiamo trascorso i nostri momenti bui facendoci forza l’un l’altra, tenendoci per mano con una stretta indissolubile.
Anche Kevin gli è molto affezionato.
Nonostante sia un tipo taciturno, con mia madre non risparmia le parole, si confida spesso con lei e le domanda consigli, probabilmente perché Carola non c’è quasi mai, è sempre impegnata con il suo lavoro, e il tempo che dedica a suo figlio è minimo. Le uniche giornate che trascorrono insieme sono le vacanze estive, quando lei per una decina di giorni stacca la spina e ci porta in vacanza da qualche parte.
I sentimenti che prova Kevin per sua madre sono sempre stati contrastanti.

UCCIDIMI DOLCEMENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora