Charlie sbadigliò, girando la maniglia della porta, e non appena si trovò dentro la propria stanza, venne colpita da un aroma dolciastro e nauseabondo che le fece rivoltare lo stomaco.
"Ugh, Razzle! Ti sei di nuovo messo a mangiare quelle dannate caramelle gommose nel mio letto, per caso?!" urlò lei, togliendosi le scarpe e lanciandole via. Si avvicinò alla scrivania, gettandoci sopra la pila di moduli dei papabili nuovi ospiti dell'hotel. Aveva già deciso che l'indomani mattina sarebbe tornata alla torre radio da Alastor, gli avrebbe ficcato in mano quei dannati documenti e lo avrebbe rimesso subito in carreggiata ma immaginava già che, molto probabilmente, si sarebbe dovuta arrangiare e fare tutto da sola come al solito.
Schioccò le dita, accendendo la lampada sul comodino, e lanciò un urlo, terrorizzata.
"FANCULO Alastor! Che stai combinando nella mia stanza?! E perché mai ti sei ficcato nel mio letto?!"
Il demone non le rispose. Se ne stava disteso sulla schiena, con le mani sul petto, comodamente immerso nel materasso.
"Ah, avrai voglia di scherzare, spero?!" borbottò lei, seccata. Quel bastardo inquietante aveva realmente fatto tutta quella messinscena di poche ore prima, per poi decidere di venire a farsi un pisolino proprio nel suo letto?!
"Hey, stronzo!" Continuò ad urlargli contro lei. "Prendi e vattene a russare nella tua stanza!"
Era un po' perplessa riguardo al fatto che il demone della radio potesse avere un sonno talmente pesante. Addirittura, era convinta che non avesse affatto bisogno di dormire... Con un grugnito frustrato, gli si avvicinò, dandogli una spintarella per farlo alzare.
"Alastor!"
La sua testa ciondolò di lato, ma lui non si mosse. Charlie gli afferrò le spalle con entrambe le mani, scuotendolo, allora, più forte.
"Alastor!"
Vicini com'erano, non le ci volle molto per rendersi conto che quell'odore nauseante stava provenendo proprio da lui. Alcune venature dorate gli spuntavano fuori dal colletto della camicia ed il suo viso era pallido e quasi del tutto inespressivo, fatta eccezione per il sorriso. Decisamente, questo er il segnale che qualcosa non andava...
"Alastor, svegliati! Fooorzaaa, non sei affatto divertente!" Charlie provò a schiaffeggiarlo un paio di volte sulla guancia e subito si accorse di quanto fosse febbricitante e piuttosto appiccicosa, ma neanche questa volta il demone reagì in alcun modo, nemmeno con qualche spasmo involontario. Un brutto presentimento cominciò a ribollirle nello stomaco. La principessa si fece coraggio, posandogli un dito sotto al naso per capire se almeno respirasse ancora e riuscì a percepire un debole calore che le fece tirare un sospiro di sollievo. Perlomeno, era ancora 'non-vivo'.
"Perdonami, davvero, potrai vendicarti più tardi per questo." Charlie iniziò ad allentargli il nodo del papillon, provando, poi, a sollevare il demone e metterlo seduto nel letto, nel tentativo di rimuovergli il soprabito ma Alastor si accasciò in avanti, del tutto incosciente, dritto tra le sue braccia. Il suo corpo stava bruciando. Merda, sembrava ridotto molto peggio rispetto a quando avevano discusso qualche ora prima.
Le dita della principessa armeggiarono freneticamente sui bottoni della camicia, facendone involontariamente saltare via alcuni. Sussultò, sentendoli cadere sul pavimento ed immaginandosi quanto si sarebbe arrabbiato con lei il demone della radio per avergli rovinato i suoi preziosi vestiti, sempre che sarebbe sopravvissuto per scoprirlo! Lo adagiò di nuovo sul materasso con delicatezza, ormai mezzo svestito.
"Oh, merda!" Charlie imprecò alla vista dell'enorme squarcio che si estendeva lungo tutto il petto del demone della radio. "Merda, merda, merda, merda!"
La ferita sembrava una saetta che, intagliata nel suo petto, continuava a luccicare, incandescente. Si era ramificata su tutto il torso e si estendeva fino alle braccia e lungo il collo.
Alastor mormorò qualcosa e Charlie gli sorresse la testa, sollevandolo delicatamente in modo che potesse parlare.
"Al? Tutto ok?"
I suoi occhi continuarono a restare chiusi, ma la sua fronte si corrugò, donando al viso un'espressione inquieta. "Mamma, non voglio indossare quelle scarpe..." La sua voce emerse pesantemente filtrata dalle onde radio e sembrava distante, come se fosse stata trasmessa da una radio posizionata in un'altra stanza. "Gli altri bambini mi prenderanno in giro!"
Charlie si passò una mano tra i capelli, incerta su come procedere. "Cazzo, cosa faccio? Che cosa posso fare?!" Alastor le sarebbe morto davanti, nel suo letto. Avrebbe dovuto chiamare un'ambulanza? No, la sanità giù all'Inferno faceva davvero schifo... Sarebbe morto prima ancora dell'arrivo dei paramedici! Chiamare suo padre, invece? Di sicuro lui aveva il potere di guarirlo, ma Alastor non l'avrebbe mai perdonata per aver lasciato che Lucifero lo salvasse. Probabilmente, avrebbe terminato all'istante la loro partnership con qualche frase di circostanza ed un bel dito medio piantato in faccia ma senza dubbio era molto meglio questa possibilità, piuttosto che lasciarlo morire senza poter fare nulla!
Afferò il cellulare dalla propria tasca e compose il numero di suo padre ma, dopo un solo squillo, si attivò la segreteria telefonica e la principessa imprecò sottovoce. Si era completamente dimenticata che Lucifero si fosse organizzato, già da parecchio tempo, per un evento karaoke che si sarebbe tenuto quella stessa sera, in compagnia degli altri Peccati Capitali, ed aveva spento il proprio telefono per non rischiare di venire disturbato.
"Beh, non sta scritto da nessuna parte che nel poker sia vietato mangiare le proprie carte!" farfugliò Alastor, in preda al delirio. "Non sei per nulla in grado di accettare le sconfitte, Husker..."
Charlie si stava lasciando prendere sempre più dal panico e gli posò una mano sul petto, sentendolo sollevarsi con respiri deboli ed irregolari. La sua mano si strinse con determinazione in un pugno, si era ripromessa che non avrebbe più perso nessun altro, a meno che non fosse stato per un anello dorato sulla testa ed un nuovo set di ali con ingresso annesso al Paradiso! Afferrò la sedia dalla scrivania e se la trascinò dietro, posizionandola accanto a dove stava giacendo Alastor. Si sedette ed impose entrambe le mani sulla ferita del demone della radio, chiudendo gli occhi e facendo di tutto per restare concentrata. La ferita angelica iniziò a bruciarle la pelle come acqua santa ma Charlie non si ritrasse. Incanalò tutto il proprio potere sulla punta delle dita, affondandole nella pelle di lui.
Il demone della radio iniziò a ridacchiare, facendole credere per un istante che si fosse ripreso. Il suo sorriso si era allargato ed un occhio gli si era spalancato di colpo, ma pareva vitreo e distante. "Ha-ha! Frode fiscale!" gridò lui allegramente, prima di svenire di nuovo.
Charlie cercò di mantenere la concentrazione, avvertendo la presenza delle proprie corna, che stavano fuoriuscendo dal cranio mentre veniva attraversata dalla sua stessa magia. Scintille nere e rossastre stavano danzando lungo tutto il petto del demone, molto simili all'immagine di una miccia intenta ad inseguire una scia di polvere da sparo. Le venature dorate stavano iniziando lentamente a ritirarsi dal collo e dalle braccia.
Alastor si lasciò andare ad un lamento di dolore prima che i suoi occhi si spalancassero di colpo, le pupille al loro interno avevano assunto l'aspetto delle manopole di una vecchia radio d'epoca. Quando aprì la bocca ne fuoriuscì quello che sembrava essere il vecchio jingle di una pubblicità radiofonica, parecchio datata, di un qualche gioco di carte giapponese.
Charlie sentiva di stare iniziando a perdere vigore, ma non poteva assolutamente permettersi di cedere. Se avesse vacillato, l'infezione avrebbe cominciato ad estendersi nuovamente. Il demone della radio, intanto, continuava a blaterare frasi sconnesse ed apparentemente senza alcun senso, ogni sua uscita stava diventando sempre meno sensata rispetto a quella precedente. Si era messo ad elencare, con un tono squillante, gli ingredienti per preparare un buon cocktail a base di whisky e menta, poi, aveva iniziato a cantare 'Tiptoe Trough The Tulips' al contrario e, ad un certo punto, la sua bocca aveva iniziato ad illuminarsi come fosse stata il display di una radio, iniziando a trasmettere i risultati delle corse dei cavalli.
"Forza Al, non crederai di poterti sbarazzare di noi così facilmente!" Charlie si alzò dalla sedia, chinandosi su di lui, e reggendosi con un ginocchio sul letto. "Non ti puoi sbarazzare di me!" Gli afferrò il petto con una mano, stringendo con l'altra il proprio avambraccio per assestare meglio il colpo e, con un grugnito risoluto, lo trafisse con tutta la magia profana che era riuscita ad evocare. Finalmente percepì la corruzione celeste dissiparsi. La ferita angelica cominciò a luccicare di rosso, le venature si stavano ritirando fino alla loro fonte, poi, ad un tratto il bagliore scomparve del tutto nella pelle grigiastra di Alastor, lasciando solamente una cicatrice fresca, dall'aspetto del tutto normale, nonostante risultasse alquanto grottesca.
Charlie, a quel punto, si lasciò cadere, esausta, sulla sedia accanto al letto, asciugandosi il sudore dalla fronte. Alastor era ancora pallido, ma almeno il suo respiro era tornato ad essere regolare. Sospirò sollevata, sperando che il peggio fosse passato.
Continuò ad osservarlo mentre giaceva inerme davanti a lei. Era davvero snervante vederlo ridotto in quello stato. Così debole... Vulnerabile... Talmente umano... Si era fatta un'idea di lui come d'un uomo potente ed enigmatico al punto d'aver dimenticato che, dopotutto, molto tempo prima non era stato altro che un semplice mortale. La principessa arricciò il naso, divertita, osservandolo meglio, e notando quanto sotto tutti quegli abiti eleganti e sfarzosi fosse piuttosto magrolino... Due metri di nient'altro che arti.
Ad un tratto, il demone della radio si agitò e lei si sporse in avanti, speranzosa, trattenendo il respiro. Alastor tese la mano, afferrando quella di Charlie.
"C-Charlie..." Non era presente alcun filtro radiofonico nella sua voce roca, non c'era alcun tono beffardo, ed era certa di non aver soltanto immaginato che il suo sorriso avesse vacillato per un piccolo istante. Non aveva mai visto un Alastor più autentico di quello. Si guardarono negli occhi, quelli di lui avevano perso quel bagliore sinistro e calcolatore che di solito li contraddistingueva e Charlie non riusciva davvero a capire in che modo la stesse guardando ma, per qualche ragione, le fece balzare il cuore in gola. Probabilmente, si sentiva sollevata che stesse bene...
Alastor lasciò andare la presa e la testa gli ricadde contro al letto. Era svenuto. Charlie sospirò sconfortata, alzandosi per andare a prendere delle coperte in più dall'armadio. Quella sì che sarebbe stata davvero una lunga nottata...
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Alastor si sentiva come se qualcuno gli avesse legato dei blocchi di cemento sia alle mani, che ai piedi, e lo avesse gettato dritto nel Mississippi. Si sentiva un peso sul petto che gli stava rendendo difficile persino respirare. Quando aprì stancamente gli occhi si ritrovò KeeKee acciambellata e placidamente addormentata sopra di lui.
"Ti spiace?!" brontolò lui, indispettito, rivolto alla gatta. KeeKee appiattì le orecchie al rumore statico emesso della sua voce ma decise di continuare tranquillamente ad ignorarlo, restando acciambellata su di lui.
"KeeKee, no! Togliti subito da lì!"
Charlie se ne stava seduta su una sedia, lì accanto a lui, a giudicare da com'era conciata, doveva essersi appena svegliata anche lei. I suoi capelli erano un vero disastro e gli sembrava che stesse indossando ancora gli stessi identici abiti che le aveva visto addosso la sera precedente, la camicia era tutta stropicciata e le bretelle le penzolavano lungo i fianchi... Un aspetto decisamente sconveniente per una regalità infernale del suo calibro! La principessa gli allontanò la gatta e quella non ci pensò due volte prima di andare a rintanarsi sotto al letto, indispettita.
"Buongiorno, raggio di sole!" lo salutò lei ironicamente, massaggiandosi il collo dolorante. "Come ti senti?"
Alastor la guardò, sentendosi piuttosto confuso, sbattendo le palpebre lentamente. Osservando meglio l'ambiente circostante si rese conto di trovarsi nella stanza della principessa invece che nella sua torre radio. Dopo tutto quel delirio riusciva soltanto a ricordare di essersi trascinato fin lì, la notte scorsa, con le ultime forze rimaste. In quel momento si rese conto di trovarsi a torso nudo e tirò su di scatto il lenzuolo nel tentativo di coprire la propria immodestia.
"Dove sono andati a finire i miei vestiti?" chiese con troppa enfasi.
"Sono proprio lì!" Charlie gli indicò una pila ben piegata di vestiti sul pouf, ai piedi del letto. "Ti ho anche lavato la giacca. Quella roba puzzava di carogna! E per quanto riguarda la tua camicia... Ehm, potrebbe aver perso qualche bottone, scusami!" Alastor la fulminò con uno sguardo truce e lei scosse subito le mani sulla difensiva. "M-ma non ti preoccupare, sono più che sicura che Niffty sarà in grado di rimetterla a posto in un battibaleno!"
Il demone, piuttosto infastidito, emise un brusio statico di disapprovazione per il triste destino a cui era andata incontro la sua camicia preferita. "Oh, non sarà affatto necessario... Se permetti, ora me vado..." Si mise a sedere, cercando d'ignorare il modo in cui le proprie braccia continuassero a tremare per lo sforzo di reggerlo. Prima che il senso di vergogna per l'aver avuto bisogno dell'aiuto della principessa iniziasse a prendere il sopravvento su di lui, non desiderava altro che allontanarsi il più possibile da lei.
"Uoooh uoooh, frena! Hai avuto una nottataccia... Hai bisogno di riposare!" Charlie gli appoggiò una mano sulla spalla nel tentativo d'impedirgli di alzarsi.
"Mia cara, non c'è mai riposo per i malvagi, tienilo a mente!" Le scacciò la mano dalla propria spalla, come fosse stata qualcosa di fastidioso in maniera simile ad un granello di polvere, e, con un sorriso piuttosto tirato, spostò le gambe oltre la sponda del letto, cercando di alzarsi in piedi. A quanto pareva, le sue ginocchia non volevano affatto saperne di collaborare e si piegarono, cedendo subito e facendolo crollare con la faccia sul tappeto.
"Oh!" Charlie si levò subito per accorrere in suo aiuto ma lui, ancora disteso sul pavimento con la faccia a terra, alzò un indice per fermarla. Schioccò le dita nel tentativo di evocare le proprie ombre, perché lo potessero condurre dritto alla sua torre radio.
Con un altro schiocco di dita, provò ad evocarle di nuovo... Sembrava decisamente che ci stessero impiegando più tempo del dovuto per raggiungerlo. Schioccò le dita, rabbioso, ancora un paio di volte, come fosse stato alle prese con un fiammifero particolarmente ostile che non voleva saperne di accendersi.
La principessa, allora, s'inginocchiò cautamente accanto a lui. "Uhm, cosa staresti cercando di fare, di preciso?"
"Non mi sto, forse, tramutando in una nube di fumo oscura, pronta a volatilizzarsi nel nulla?" borbottò lui, rifiutandosi di staccare la faccia da terra.
"No..."
"Diamine!"
"Alastor, lascia che ti aiuti ad a-"
Ma il demone le impedì di concludere quella frase, sollevando nuovamente l'indice per invitarla a tacere e Charlie si limitò ad alzare le mani in segno di resa, lasciandosi cadere nuovamente sulla sedia. Restò ad osservarlo mentre tentava, in maniera piuttosto pietosa, di rigirarsi su se stesso, per poi arrancare senza tante cerimonie di nuovo nel letto, dimenando il suo debole corpo sul materasso come una sottospecie di lumaca. Rigettatasi addosso la coperta, il demone se la strinse forte al petto per cercare nascondere la propria nudità.
"Si può sapere che cosa mi hai fatto?" l'accusò lui, il suono statico della sua voce si stava alzato. "Cosa diavolo è successo ai miei poteri???"
"Guarda che ti ho salvato la vita" ribattè Charlie. "Non c'è di che, comunque! Non lo so come mai i tuoi poteri siano spariti... TSo soltanto che ti eri disintegrato quasi del tutto, ormai, nel corpo e nell'anima... Credo proprio che ti ci vorrà un po' di tempo per riuscire a riacquisire le tue piene capacità."
Il sorriso del demone si affievolì. Tutto ciò era veramente molto preoccupante ma ne aveva abbastanza di lasciare che la principessa si approfittasse del suo stato pietoso. Non gli avrebbe di certo permesso di renderlo la prossima cavia in qualcuno dei suoi appassionati piccoli progetti di beneficenza!
"Qualunque sia la ragione, probabilmente, è molto meglio che io me ne torni alla torre radio. Mia cara, se potessi essere così gentile da prestarmi una piccola scarica della tua magia per aiutarmi ad uscire dalla porta, me ne andrei per la mia strada all'istante!"
"E lasciare che ti crogioli lassù per altre tre settimane? Non se ne parla proprio! Te ne starai qui... Sarà più facile per me tenerti d'occhio mentre ti riprendi." Poi, Charlie scosse la testa sconfortata. "Sinceramente, Alastor, come mai è così difficile per te accettare che qualcuno voglia soltanto aiutarti?"
Lui la guardò con gli occhi socchiusi. "Sappi che le persone non si aiutano di certo a vicenda solo per pura bontà del loro animo, tantomeno quaggiù all'Inferno! Tutti quanti abbiamo dei secondi fini, mia cara..."
La principessa incrociò le braccia, offesa. "Beh, io no! Sto solamente facendo la cosa giusta, tentando di aiutare un amico..."
Gli occhi del demone della radio lampeggiarono con aria consapevole. "Io penso, piuttosto, che tu voglia aiutarmi soltanto perché ti sei sentita in colpa ch'io sia rimasto ferito ed hai bisogno di ripulirti un po' la coscienza. Sai bene che, senza il mio aiuto, il tuo piccolo progetto alberghiero naufragherebbe all'istante!" Alastor sogghignò prima d'infierire nuovamente. "Proprio ciò che stava accadendo prima del mio arrivo, se non ricordo male..."
Charlie mormorò qualcosa e lui si sporse verso di lei, dandole un buffetto sul naso, rincarando la dose. "Forza, dì che mi sto sbagliando. Nemmeno tu puoi definirti al di sopra dello sfruttamento altrui, Charlie. Che si tratti dei tuoi fini o anche soltanto per auto-convincerti della tua stessa rettitudine..."
Aveva toccato un nervo scoperto. La principessa provò talmente tanta rabbia che le sclere dei suoi occhi si tinsero di rosso. "Lo sai, stronzo?! Un giorno o l'altro tutte queste tue cattiverie gratuite ti si ritorceranno contro e finirai per morire da solo in qualche canale di scolo, dimenticato chissà dove, e nessuno ne sarà triste, nemmeno io!"
Charlie si alzò di scatto dalla sedia, afferrando i vestiti del demone, ordinatamente impilati sul pouf, e stropicciandoglieli tutti quanti, prima di lanciarglieli furiosamente addosso. Si diresse, poi, verso la scrivania, afferrando la pila di moduli d'adesione dei nuovi ospiti.
"Ecco!" Gli schiaffò i fogli nel petto così prepotentemente da togliergli quasi il fiato. "Mentre ti riprendi, puoi renderti utile e verificare le candidature dei nuovi ospiti. E questa volta faresti meglio a darti una regolata ed impegnarti seriamente perchè ho intenzione di piazzarli tutti quanti, dal primo all'ultimo, nella tua ala dell'hotel., sei avvisato..."
Alastor iniziò a ridacchiare. Oh, come si crogiolava all'idea d'esser riuscito a farla andare su tutte le furie, in quella maniera! Gli piaceva un sacco quando le faceva perdere del tutto le staffe, finendo per rispondergli male. Era la dimostrazione che, quando voleva, Charlie fosse più che in grado di tirare fuori gli artigli. Si sentì quasi orgoglioso.
Mentre lei lo stava ancora pugnalando con lo sguardo, gli occhi di Alastor vennero catturati da una macchiolina di sangue, sul colletto della camicetta di lei. Con un curioso brusio statico, le afferrò un lembo del colletto tra le dita per esaminarlo attentamente, domandandosi se si trattasse del suo stesso sangue. Charlie s'irrigidì al suo tocco, ma non si ritrasse da lui.
"Sai, ero davvero preoccupata che non saresti nemmeno riuscito a superare la notte..." gli disse piano, abbassando lo sguardo sui propri zoccoli.
Alastor le rivolse un finto broncio. "Mi avresti compianto, principessa?" cercò di schernirla.
Lei incrociò il suo sguardo, del tutto seria. "Sì, certo... Per la seconda volta, per di più, bada bene!"
La serietà della sua risposta lo colse del tutto alla sprovvista. Si soffermò sull'aspetto trasandato di lei e questa volta colse dei dettagli che prima non aveva notato. Non si trattava solamente dei vestiti sgualciti e macchiati o dei capelli tutti arruffati, il suo viso era solcato da delle profonde occhiaie, piuttosto scure, e pareva che ci fossero alcuni rimasugli di croste dorate incastrati sotto le sue unghie. Era rimasta a vegliare al suo capezzale per tutta la notte? Il pensiero che qualcuno potesse aver fatto una cosa del genere per lui lo fece sentire piuttosto... Irrequieto. Il senso di colpa per averla fatta angosciare così tanto stava iniziando a trivellargli la coscienza.
"Devo andare, ora. Ho promesso a Niffty che l'avrei aiutata con le colazioni." Charlie si massaggiò la fronte, esasperata. "Resta qui o tornatene alla tua torre radio, se preferisci... Sinceramente, non m'interessa più, ma sappi che, in ogni caso,verrò a controllare come stai, che ti piaccia oppure no!"
Alastor si limitò a risponderle con un "hmph!" che non esprimeva ne consenso, ne disaccordo, restando a guardarla mentre si stava, ormai, voltando per andarsene.
"Charlie..." la chiamò nel momento in cui lei stava per aprire la porta.
La principessa si voltò di scatto, pronta a lanciargli un'altro sguardo truce ed a parare una delle sue solite battutine in arrivo.
"Ti sono davvero riconoscente per l'aiuto che mi stai dando."
Lei sbatté le palpebre più volte, perplessa. "Non c'è di che, Alastor!"
LE NOTE DI TAKI: Salve, gentili peccatori e peccatrici che siete nuovamente incappati in questa Charlastor! Oggi è martedì e come promesso, ecco a voi la traduzione del secondo capitolo... Dannati, gioite!!!Ringrazio tutti quelli che mi hanno scritto in privato e ringrazio anche chi ha lasciato una recensione la scorsa volta... Sto traducendo questa fic per passatempo e mi fa davvero piacere l'idea di condividere con voi il frutto del mio duro lavoro!!!
Vi ricordo che l'autrice originale di questa storia è Whamgram, che proprio ieri ci ha omaggiati del 27o capitolo....!!! Io bimba felice :DLa trovate sia su AO3, sia su TUMBLR...
A Martedì prossimo, restate sintonizzati!
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STAI LEGGENDO
Under My Skin (Un racconto di WHAMGRAM - Traduzione a cura di Taki)
FanfictionUnder My Skin - un racconto di Whamgram - Traduzione a cura di Taki (Charlastor - Slowburn - Traduzione) Il nuovo e rimodernato Hazbin Hotel riapre i battenti e, con un flusso costante di ospiti in cerca di riscatto, Charlie non potrebbe essere più...