Jace
Apro gli occhi, tutto intorno a me è scuro, anche il cielo.
Aspetta...
Sono vivo!
Non so che ora possa essere, non vedo niente.
I miei capelli e quello che resta dei miei vestiti sono umidicci.
Cerco i miei occhiali poggiando le mani sull'erba morbida.
Niente.
Cazzo.
Spero di non averli persi...
«Ahi!» qualcosa mi cade sul naso.
La afferro e tiro un sospiro di sollievo quando riconosco le lenti spesse della mia montatura.
Mi metto a sedere e a coprirmi c'è un mantello scuro.I miei occhi si stanno abituando al buio e ora riconosco la cascata di un bacino proprio a pochi metri.
Mi si gela il sangue al ricordo dell'acqua tutt'intorno e della sensazione di star affogando.Il mio sguardo vaga verso una grande quercia dove una figura attira la mia attenzione.
Mi alzo silenziosamente scansando il mantello.
Cammino piano verso la quercia sentendo le gambe pesanti e doloranti.
I miei occhi mettono a fuoco quella che sembra essere una forma umana.
Mi chino su essa e..«Merda!» grido quando mi arriva uno schiaffo sulla guancia.
La figura di alza di scatto e recupera un qualcosa che lega sul viso.Si allontana. Lasciandomi seduto sotto la quercia.
Rivedo la luce quando accende una candela quasi del tutto sciolta e si riavvicina con cautela come un animale spaventato.È una ragazza.
Mi alzo e lei si avvicina, è più bassa di me, il suo viso è coperto per metà da un fazzoletto che le lascia liberi solo degli occhi verde smeraldo; sembra impossibile da credere ma alla luce fioca della candela quasi definitivamente consumata i suoi occhi brillano come il laghetto alla luce della luna.
Addosso ha una maglia con un corsetto color cuoio e dei pantaloni larghi. A tracolla a una borsa dalla quale penzola fuori un' estremità di una corda.«Ti sei svegliato alla fine!» dice con la bocca coperta dal fazzoletto.
Lei mi ha salvato stanotte.
«Se non sei un sogno allora si» dico fissandola nelle iridi smeralde.
Si allontana un paio di passi da me.
«Cosa ti è successo ieri? Come diavolo hai fatto a finire in acqua?»
«Ci crederesti, principessa, se ti dicessi che non ricordo nulla?» vorrei prenderla in giro con questo ma non ricordo veramente niente.
Lei mi guarda con gli occhi sgranati dallo stupore.
«Prova a rientrare in acqua, magari ti torna in mente qualcosa!» mi dice. Le sopracciglia mi fanno capire che sta ghignando.
«No grazie, la sensazione di star affogando me la ricordo benissimo!»Dico grattandomi stupidamente la nuca.
Da sotto la quercia un rumore mi fa girare di scatto. Gli occhi della ragazza rimangono impassibili quando un gufo le si appollaia sulla spalla come un pappagallo.
Guardo il pennuto sorridendo e allungo la mano per accarezzarlo.
«Cazzo!» esclamo. Quell'uccellaccio mi ha appena dato un morso sulla mano.
Lei ride.
«Lei è Gigi, credo abbia già intuito non molto socievole!»
«Si me ne sono accorto.» dico mentre mi massaggio la parte morsa.
Ride di nuovo e poi inizia a raccattare le sue cose sparse sull'erba.
Va poi a prendere il mantello che prima ho lasciato abbandonato e lo pulisce sbattendolo. Se lo porta dietro le spalle e lo allaccia sotto il collo coprendosi la testa con il cappuccio. Alla luce il mantello è di un verde bosco con una pietra del medesimo colore sull'apertura.«Seguimi, dobbiamo fare presto.» mi dice infine.
La seguo in silenzio, nella radura risuona solo lo sfrusciare dell'erba sotto i nostri stivali.Facciamo il giro del laghetto arrivando davanti a una grande quercia sulla quale è costruita una casetta di legno sull'albero .
La ragazza mi fa strada salendo le scalette e aprendo la porta per farmi entrare.
La casetta è piccola, ma dal soffitto alto.
Al suo interno c'è una poltrona di cuoio e un tavolino.
Sulla parete degli scaffali pieni di libri piantine e candele con un pacchetto di fiammiferi.
Indirizzato verso una finestrina c'è un cannocchiale sorretto da tre piedini e un vecchio libro impolverato aperto alla pagina della galassia.«Fino a quando non ti sarai ripreso potrai stare qui.» mi dice la ragazza.
«Verrò stasera a portarti qualcosa da mangiare. Per il resto non uscire da qui per nessuno motivo.»«Tu dove vai?» le chiedo
«meno sai su di me meglio è.»risponde fredda.
Mi volta le spalle per andarsene. La trattengo delicatamente per il braccio e lei si gira di scatto ritirandosi.Sembra spaventata da me.
«Posso sapere almeno il tuo nome principessa?»
Mi fissa un po' incerta.
«Io sono Jace» dico tendendo la mano nella sua direzione.
«A-Athena» dice un po' dubitante senza stringermi la mano.
Restiamo a fissarci per poco.
«Ora devo andare.» dice, interrompendo il silenzio formatosi, uscendo frettolosamente dalla casetta.
Scende dalle scalette facendo un cenno con la mano probabilmente per indicare la strada al pennuto, anzi alla pennuta.Mi avvicino alla finestra vicino al cannocchiale osservandola sparire a passo spedito tra l' oscurità degli alberi.
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Nuova parte della storia. Spero vi piaccia, fatemi sapere il vostro parere nei commenti. Nel testo potrebbero esserci errori, abbiate pietà è la mia prima storia. Vi metto qua sotto una foto del nuovo personaggio: Jace. Vi ringrazio per leggere Queen of the forest. Al prox capitolo ~Trixi Diamond<3
Jace
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//Queen Of The Forest//
FantasíaAthena è cresciuta in una foresta, allevata da una popolazione di demoni. Guas il capo della radura l'ha affidata a una famiglia del suo popolo che l'ha cresciuta come una figlia. Ma Athena ha un compito da sempre: sorvegliare gli uomini del villagg...