Capitolo 1

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Una folata d'aria calda entrò nella stanza.

Sbuffando, diedi le spalle alla finestra, e scostai con fastidio le coperte. Avevo sempre odiato il caldo umido e insopportabile che aleggiava nelle stanze riservate a noi futuri cavalieri durante l'estate. La mia stagione preferita era sempre stata l'inverno.

- Che caldo. – Mugugnai piano, per non svegliare Avery. Era nel letto accanto, e mi dava le spalle. Sicuramente stava ancora dormendo.

Io e Avery eravamo cresciute come sorelle. La mia famiglia, o meglio, la sua famiglia, mi aveva trovata nel bosco accanto a casa, avvolta nelle ali di un enorme drago nero, Fyrvega. Nel nostro mondo, le creature magiche sono in grado di formare legami indissolubili con alcuni di noi umani, quelli predisposti alla magia. In questo modo, Fyrvega era diventato il mio inseparabile compagno di vita.

- Già. – Mi arrivò di risposta. Rimasi molto sorpresa: Avery di solito dormiva come un sasso per ore e ore. Condividevamo la stanza a scuola sin dall'inizio dei corsi, quando eravamo entrambe piccolissime, e anche a casa della sua famiglia avevamo una stanza condivisa. Conoscevo le sue abitudini piuttosto bene, ed avere un sonno così leggero non era proprio da lei.

Mi tirai a sedere, incrociando le braccia in grembo.

- Com'è possibile che tu sia già sveglia? – Le domandai. Avery si voltò scocciata verso di me. – Prima di tutto, ti muovi in quel letto come se fossi un elefante, cosa che davvero non capisco, con tutto questo caldo che voglia hai di muoverti? – Mi domandò, guardandomi torva. Senza aspettare risposta, riprese: - in più, parli. E infine, oggi è l'ultimo giorno che passiamo qui, non volevo trascorrerlo tutto a letto. – Disse, e si rivoltò dall'altra parte.

Risi piano. – Che fai ora, ti rimetti a dormire? –

- Esatto. – Rispose. – Chiamami fra un paio d'ore. –

La sala comune era già affollata quando io ed Avery scendemmo a fare colazione. Normalmente scendevamo per le sette, ma dato che era l'ultimo giorno la scuola aveva deciso di fare un'eccezione: la sala sarebbe rimasta aperta per noi fino alle nove. Erano le otto e mezza.

Avery si allontanò verso i vassoi che erano riposti su dei carrelli al centro della sala e la seguii. Individuai qualche cavaliere che conoscevo, sparso per la stanza, intento a fare colazione o a chiacchierare del più e del meno. Feci qualche cenno di mano. Immaginavo che mi sarebbe mancato. I cavalieri del mio anno probabilmente li avrei rivisti ancora fuori di lì, ma avevo anche qualche amico più piccolo.

Generalmente, se tutto andava secondo i piani, terminavamo la scuola avendo diciotto, diciannove anni. La data del mio compleanno era naturalmente sconosciuta, Avery festeggiava in primavera e io con lei, quindi teoricamente avevo diciannove anni.

- Av! – La chiamai. – C'è Tiarno in uno dei tavoli in fondo! –

Avery si voltò, scrutando la sala, e accennò un timido saluto a un ragazzo dai capelli biondo cenere e gli occhi castani. Conoscevamo Tiarno da veramente molto tempo. Oltre ad essere nostro vicino di casa, a scuola eravamo stati per anni molto amici.

Avery aveva palesemente una cotta per lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso, ed era un peccato, perché anche Tiarno sicuramente aveva un debole per lei. Avery era davvero una bella ragazza, capelli biondi, spesso intrecciati, minuta, educata. Quasi il mio opposto, riflettei.

Quella mattina non sapevo davvero cosa scegliere. Sul tavolo c'era di tutto: pane, burro, cioccolata... mentre cercavo di capire cosa mangiare, Avery si era già spostata in direzione di Tiarno. La seguii con lo sguardo e decisi che potevo impiegare ancora un po' di tempo per decidere cosa mangiare. Avery non mi avrebbe mai confessato la sua cotta per Tiarno, ma il nostro legame era talmente profondo che spesso senza dire nulla percepivamo l'una i pensieri dell'altra. Avery conosceva quasi ogni mio segreto, ciò che amavo e ciò che mi infastidiva. L'unico che poteva sapere più cose su di me di lei era Fyrvega.

Un rumore di passi echeggiò in lontananza, e notai che anche lo sguardo degli altri ragazzi si era spostato verso la porta d'ingresso della sala. Avevo avvistato anche qualche professore, ma di solito mangiavano in tavoli separati.

Il preside entrò nella sala e si fermò all'ingresso, osservandoci. Non sapevo con esattezza quanti anni avesse, sapevo solo che non era stato lui il fondatore della scuola e prima di lui dovevano esserci stati altri tre o quattro presidi.

Alcuni gli accennarono un saluto, a cui lui rispose con un movimento della testa appena visibile. Attraversò la sala e venne verso il centro, così io mi affrettai a prendere delle fette di pane e del cioccolato e mi sedetti nel posto libero più vicino che trovai.

Il preside batté le mani. Quando era entrato non aveva attirato l'attenzione di tutti, soprattutto i più giovani erano ancora presi dai propri interessi: urlare, lanciare bicchieri, lanciare incantesimi (probabilmente era contro il regolamento?), minacciare altri cavalieri, o semplicemente mangiare. La nostra era una scuola particolare: eravamo sempre stati abbastanza rumorosi ed esuberanti, soprattutto chi come me condivideva un legame con un drago. Specialmente quelli di fuoco tendevano a legare con ragazzini dal carattere vivace e focoso. Fyrvega era un Drago d'Ombra, anche lui in grado di sputare fuoco e caratterialmente tosto come un drago rosso. In realtà, il colore delle scaglie dei draghi non era sempre rivelatore della natura del drago: avevo visto draghi bianchi dominare poteri come quello della natura o dell'acqua, nonostante il classico drago della natura fosse quello verde e quello d'acqua quello blu. Chi legava con creature come gli unicorni tendeva ad essere più controllato e calmo, e la stessa cosa valeva per chi legava con i cervi, o comunque creature pacifiche.

Piano piano tutti si zittirono, e il preside sorrise.

- Come ben sapete – iniziò – quest'anno è ormai terminato. – si voltò verso alcuni ragazzi all'incirca della mia età. – per alcuni è solo l'inizio, per altri è già la fine. O meglio, l'inizio di qualcos'altro. È stato un piacere per me, come preside, essere stato parte della vostra crescita, delle vostre battaglie e dei vostri miglioramenti. Il mondo fuori vi attende. – fece una pausa, spostando lo sguardo verso un altro gruppo di ragazzi per cui quell'anno sarebbe stato l'ultimo. – mi mancherete molto, e mancherete anche ai vostri compagni. Ma lo scopo di questa scuola è farvi uscire, non farvi rimanere qui in eterno. A tutti quelli che se ne andranno – il suo sguardo corse a me – consiglio di divertirsi, di mettere in pratica ciò che è stato imparato, di testare i propri limiti. Siamo in tempo di pace e questa scuola era nata per preparare i cavalieri in tempo di guerra. Per fortuna, i tempi sono cambiati e ora non c'è nessuna guerra di cui preoccuparsi. Vivete la vostra vita al meglio. – Concluse. La sala fu scossa da un fragoroso applauso.

Sorrisi, fra me e me. Quegli anni erano stati lunghi e intensi, ma non potevo dire di essermela passata male. Sorrisi a Avery, seduta in fondo alla sala, e lei ricambiò.

- Finalmente è arrivata l'ora dei festeggiamenti. Vi aspettiamo giù in cortile. –


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