"You could have anyone you want
Why would you wanna be with me?
I'm nothing special"Maria fissava il soffitto del suo camerino, una mano a reggere la testa mentre l'altra giocherellava con il bordo della coperta. Erano passate settimane da quel confronto con Sabrina, tre settimane dalla registrazione della quarta puntata, settimane in cui qualcosa tra loro sembrava finalmente essersi aperto. Eppure, nella mente di Maria, non riusciva a smettere di riecheggiare una domanda che non osava pronunciare ad alta voce: "Perché proprio io?"
L'aveva sempre pensata così. Sabrina era bellissima, magnetica, la persona che riusciva a far sentire ogni stanza più luminosa semplicemente entrando. E Maria... beh, lei si era sempre vista come un'ombra discreta, qualcuno che era lì per dare sostegno, ma mai per brillare. E ora, con Sabrina che si era aperta così tanto, che le aveva promesso un "noi", Maria si sentiva invasa da un dubbio paralizzante: cosa mai poteva darle in cambio?
Quel pomeriggio, Sabrina la chiamò. La sua voce al telefono era più leggera, quasi gioiosa. "Ehi, sto passando a prenderti. Voglio portarti in un posto," disse, senza dare ulteriori dettagli.
Maria cercò di protestare. "Ma ho da fare, Sabrina, non posso..."
"Marì," la interruppe Sabrina, la sua voce con quel tono irresistibile di autorità affettuosa. "Per una volta, fidati e basta. Preparati, arrivo in dieci minuti."
Maria sospirò e, controvoglia, si alzò dal letto. Sapeva che con Sabrina non c'era possibilità di contrattare, e forse... forse era meglio così.
La macchina di Sabrina era parcheggiata sotto casa, e quando Maria salì, la trovò con un sorriso enigmatico dipinto sulle labbra. "Non fare domande," disse Sabrina accendendo il motore. "Vedrai quando arriveremo."
Maria rimase in silenzio, guardando il panorama scorrere oltre il finestrino. Sabrina sembrava di ottimo umore, canticchiava con la radio e ogni tanto lanciava un'occhiata verso di lei, come per accertarsi che fosse ancora lì.
Dopo circa mezz'ora, si fermarono in un luogo che Maria non riconosceva subito. Era una collina appena fuori città, il punto più alto da cui si poteva vedere tutto il panorama. Sabrina spense il motore e scese dall'auto, seguita da Maria, che rimase senza parole davanti alla vista mozzafiato.
"Che posto è questo?" chiese, la voce più curiosa che sospettosa.
"Un posto dove vengo quando ho bisogno di pensare," rispose Sabrina, accennando un sorriso. "E oggi volevo portarti qui, perché mi sembra giusto che tu lo conosca."
Maria si strinse nelle spalle, incerta su cosa rispondere. Sentiva che c'era dell'altro, che Sabrina non le aveva detto tutto.
Sedettero sull'erba, una accanto all'altra, e per qualche minuto rimasero in silenzio, godendosi la vista. Poi, finalmente, Sabrina parlò.
"Marì, so che hai dei dubbi. Li vedo nei tuoi occhi ogni volta che ti guardo," disse, il tono della voce più serio.
Maria rimase immobile, le mani intrecciate in grembo. "Non so di cosa stai parlando..."
"Sì che lo sai," ribatté Sabrina, spostandosi un po' più vicina. "Tu pensi di non essere abbastanza. E questo mi spezza il cuore, perché non hai idea di quanto tu sia speciale per me."
Maria abbassò lo sguardo, incapace di rispondere. Sentiva un nodo stringerle la gola, e per un attimo temette che le lacrime potessero tradirla.
"Sai perché ti ho portata qui?" continuò Sabrina, prendendole una mano tra le sue. "Perché volevo mostrarti il posto in cui mi sento più me stessa. E volevo che fossi parte di questo mio mondo, perché sei tu che mi fai sentire completa, Marì."
Maria scosse la testa, un piccolo sorriso amaro sulle labbra. "Non capisco. Potresti avere chiunque, Sabrina. Perché proprio io? Non sono bella come te, non sono brillante, non... non sono niente di speciale."
Sabrina le strinse la mano con più forza, costringendola a guardarla negli occhi. "Non dire mai più una cosa del genere," disse, con un'intensità che fece trattenere il respiro a Maria. "Tu sei speciale, più di chiunque altro. Sai perché? Perché sei vera. Perché con te non devo fingere, non devo essere perfetta. Con te posso essere semplicemente Sabrina. E questo è tutto ciò di cui ho bisogno."
Maria si sentì travolta da quelle parole, ma dentro di sé il dubbio persisteva. "E se non fossi abbastanza? Se un giorno ti rendessi conto che hai sbagliato, che non sono quello che vuoi davvero?"
Sabrina sorrise, ma c'era una dolcezza malinconica nel suo sguardo. "Marì, ho già sbagliato una volta, quella notte in cui ho chiuso la porta e me ne sono andata. Non rifarò mai più quel errore. Non sono perfetta, lo so. E non ti prometto che non ci saranno momenti difficili. Ma ti prometto che non smetterò mai di scegliere te. Ogni singolo giorno."
Maria sentì le lacrime scorrere, ma questa volta non cercò di trattenerle. Le lasciò scorrere, liberatorie, mentre stringeva la mano di Sabrina come se fosse l'unica cosa che la tenesse ancorata alla realtà.
"E io?" sussurrò, la voce spezzata. "Cosa devo fare io?"
Sabrina le accarezzò il viso, asciugandole una lacrima con il pollice. "Tu devi solo essere te stessa, Marì. Questo è tutto ciò che voglio."
Si abbracciarono, lì su quella collina, mentre il sole calava all'orizzonte, tingendo il cielo di arancione e rosa. In quel momento, per la prima volta da tanto tempo, Maria sentì che forse, solo forse, poteva davvero permettersi di credere a quelle parole. Perché Sabrina era lì, con lei, e questa volta sembrava davvero intenzionata a restare.
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