Incontri.

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I giorni passavano e il ricordo di quelle due parole scambiate con Marco cominciava a svanire ed io mi sentivo sempre più sola, l'università mi stava uccidendo, passavo le mie giornate sui libri.

Un pomeriggio mentre stavo tornando a casa dall'università in motorino, nella via prima di quella in cui abito io, vidi un ragazzo che stava legando una moto.

Quel ragazzo aveva un non so che di famigliare, quella moto ero sicura di averla già vista, allora rallentai e lo fissai, era lui, era Marco.

Nonostante il casco integrale io ero sicura che fosse lui, stava entrando nel portone di un palazzo a 200 metri da casa mia, cosa ci faceva li? Sarà stata la casa di qualche suo amico? Sta di fatto che era la seconda volta che vedevo Marco Mengoni nella mia zona.

Arrivata a casa raccontai tutto ad Emma, l'unica amica a cui avevo permesso di restarmi accanto, lei non ci credeva. Come darle torto? Era davvero incredibile.

Nei giorni seguenti continuavo a passare in quella via nella speranza di rivedere la moto di Marco posteggiata sotto quel palazzo ma nulla, non si fece più vedere e la tristezza si ripresentò.

In quel periodo l'unica cosa che mi faceva stare bene erano le canzoni di Marco, era sempre con me anche se non fisicamente.

Un giorno decisi di accompagnare mia mamma al supermercato a fare la spesa, giusto per distrarmi un pò, avevo appena dato un esame e mi serviva una pausa. Finimmo di fare la spesa ma mentre ci stavamo recando al parcheggio mia madre si rese conto di aver dimenticato una cosa per cui decidemmo di rientrare.

Una volta all'interno, precisamente al reparto di frutta e verdura, mia madre notò una sua amica e iniziarono a chiacchierare. Mentre loro parlavano io mi guardavo in giro, adoro osservare le persone che mi circondano , ma una persona su tutte catturò la mia attenzione, vi sembrerà incredibile ma era Marco, di nuovo.

Sapevo che lo studio di Canova era da quelle parti ma mai avrei pensato di vederlo al supermercato. Era li con degli amici e io non potevo fare a meno che fissarlo. Ad un certo punto credo che si accorse di essere osservato, mi guardò e mi sorrise e io non ebbi il coraggio di ricambiare quel sorriso anzi distolsi lo sguardo.

Non sapevo cosa fare, avevo paura che se fossi andata da lui la gente intorno si sarebbe accorta della sua presenza così per non creargli problemi decisi di andarmene, in fondo era giusto che si vivesse la sua quotidianità da ragazzo normale.

Incontrare Marco mi rendeva felice, anche senza parlargli era in grado di trasmettermi una serenità incredibile.

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