Dorna non poteva crederci. Non voleva crederci. Posseduta da un demone? Impossibile, se ne sarebbe accorta. In fondo, discendeva da una lunga stirpe di esorcisti. Anche se... si era sempre assicurata di seguire le istruzioni dei genitori su come tenere a bada i licantropi, non farli avvicinare e difendersi in caso di emergenza. I pensieri e le domande riempivano la testa di Dorna, che prese a sudare copiosamente. Si tolse la cuffia bianca che portava sui capelli e la usò per asciugarsi la fronte e poi per sventolarsi.
Georg era ammaliato da quei gesti così semplici. Per tutta la sua vita, gli avevano riservato solo occhiatacce e parole di freddo distaccamento. Era solo quello che ripuliva dopo che gli altri avevano esorcizzato il demone di turno. Lì con lei, invece, si sentiva una persona normale, quasi felice. La distrazione di quelle nuove sensazioni gli aveva quasi fatto perdere di vista l'urgenza della situazione.
Furono le parole di Dorna a riportarlo coi piedi per terra:
<<Un demone dici? Bene. Se lo dici tu... mi fido. Sei l'esperto qui, te ne avranno fatti esorcizzati a dozzine, vero?>>
<<In realtà...>> rispose Georg <<Mi facevano fare soprattutto il lavoro sporco... sai... le mie fiamme... bruciare corpi, fare da supporto. Però lavoravo molto per conto mio. Spettri, vampiri... demoni. Non per vantarmi, ma ero il migliore.>>
Georg, forse inconsapevolmente, voleva farsi bello agli occhi della ragazza, potendosi permettere di vantarsi senza timore di ripercussioni da parte di un accolito geloso o un superiore invidioso.
<<Perché ne parli al passato?>> chiese Dorna, che si era fatta più seria di quanto non fosse mai stata negli ultimi due giorni.Era arrivato il momento. Georg doveva confessare i propri peccati. Seduti al tavolo di legno su cui avevano cenato la sera prima, i due si guardarono negli occhi, in silenzio. Dopo qualche attimo di esitazione, Georg parlò. Raccontò della propria vita, del proprio lavoro, degli effetti e dell'assuefazione del farmaco, delle sensazioni che provava a manipolare le fiamme.
Dorna non distoglieva lo sguardo e non sbatteva le palpebre, rimaneva seduta in silenzio ad ascoltare stringendo la sua cuffia in una mano e il grembiule nell'altra.
L'esorcista tentennò, dunque la ragazza lasciò cadere la cuffia sul tavolo e appoggiò la mano su quella di Georg. I suoi occhi lo invitavano a continuare e promettevano di non giudicarlo. L'esorcista allora emise un profondo sospiro e proseguì il racconto. Le parlò di quella notte, della voce che lo aveva guidato, del massacro, del crimine di cui si era macchiato.
Georg non aveva che rimorso, mai si sarebbe perdonato e mai avrebbe chiesto di venire perdonato. Dorna, però, non distolse lo sguardo. Non proferì parola ma i suoi occhi dicevano tutto. Lo conosceva da poco ma vedeva in lui un animo buono e gentile, sapeva che le atrocità che aveva commesso erano colpa del diavolo ingannatore. Doveva crederlo, poiché temeva che sarebbe accaduto anche a lei e pregava di ricevere la stessa clemenza che sentiva di dover concedere a lui. Forse quella sensazione era dettata anche dalla solitudine di chi non aveva mai lasciato quei boschi e non sapeva molto del mondo oltre essi, ma desiderava riporre fiducia in lui e così fece. Forse c'era anche qualcos'altro, una voce dentro di lei ma diversa dalla sua che la indirizzava in quella direzione, verso l'estraneo da cui ormai non voleva più separarsi.
I due rimasero in quella posizione a lungo, fissandosi negli occhi, scrutandosi l'anima, stringendosi le mani per confortarsi, respirando all'unisono senza emettere alcun suono.
Georg ne fu rinfrancato, trovò in lei la forza di andare avanti, un legame esile ma saldo al contempo a cui non avrebbe rinunciato.
<<È quasi il tramonto.>> disse Georg guardando il cielo dalla finestra <<E penso di avere un'idea sulla natura del tuo demone.>>
Dorna fu scossa, i teneri momenti con Georg le avevano fatto dimenticare quella scioccante rivelazione. Come biasimarla, non era facile da accettare.
<<Giusto.>> rispose lei <<Esorcizziamo questa cosa prima che sia tardi. Dimmi che cosa fare.>>Dorna si abbandonò completamente al fidato Georg, seguendo ciecamente le sue istruzioni. Prepararono erbe e misture, recuperarono gli strumenti utili dall'armadio del padre di lei, tracciarono schemi e simboli per attirare il demonio e intrappolarlo.
Quando tutto fu pronto, Dorna indossò la sua vestaglia bianca e si coricò sotto la sua pesante coperta. Separato solo dalla porta socchiusa quanto bastava da poter guardare nella camera senza interferire col sonno di lei, Georg rimase seduto sul letto nell'altra stanza a osservare ogni suo movimento e ascoltare ogni suo mormorio. Aveva lasciato sul tavolo una porzione di decotto e i vari ingredienti per farne altro se mai ci fosse stato bisogno. L'esorcista era pronto a intervenire al momento opportuno.
In qualche modo, sapeva quando, come e che cosa sarebbe successo. Il demone si sarebbe manifestato a mezzanotte e sarebbe tornato inerme dopo meno di un minuto. Quel breve arco di tempo sarebbe dovuto bastare a esorcizzarlo: Georg avrebbe recitato un antico canto latino e poi uno germanico per attirare la creatura fuori dal corpo di Dorna, poi avrebbe imposto le mani su di essa e avrebbe evocato le fiamme che lo avevano sempre accompagnato. In qualche modo, sapeva che non avrebbe avuto paura, che l'incendio non lo avrebbe tormentato anche quella notte, che tutto sarebbe andato bene.
Lo sapeva perché gli era stato assicurato da una voce che poteva sentire solo lui, un sussurro che veniva dall'alto.
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Fallen - il sussurro dall'alto
ParanormalTerzo racconto della collana ''Dark Tales''. Georg viene cresciuto da un antico Ordine di esorcisti che gli insegna tutto ciò che c'è da sapere per combattere demoni e vampiri. È un eccellente esorcista ma il suo incredibile talento lo porta a venir...