Penso molto volte di contattare Tito, anche perché mi sarebbe piaciuto spingermi più in là con lui, ma quello che Tito poteva offrirmi non mi bastava, non volevo essere il segreto di qualcuno e poi anche se non sopportavo Stefy non volevo intromettermi nella loro pseudo relazione
E cosi quasi tutte le sere vado alla ti cerca di qualcosa o qualcuno come un ossesso, ma niente mi soddisfa, sto vivendo un vero dramma adolescenziale che non ha una fine.
Guardo l'orologio, poi la seconda volta, e solo quella seconda volta mi concentro realmente sull'orario e cosi decido di tornare a casa.
Salgo sul motorino ma si rifiuta di partire, anzi non parte e basta. L'ora tarda automaticamente mi proibisce di chiamare i miei, che gentilmente mi avrebbero detto di tornare lentamente a piedi, come se avessi mai corso in tutta la mia vita, e di stare attento agli sconosciuti, come se non sapessero che cappuccetto rosso mi fa un baffo. Queste sarebbe state le loro parole niente di più niente di meno. E come cappuccetto rosso inizio a camminare verso la mia destinazione.
Faccio soste continue, cerco di interessarmi a qualcosa che possa farmi. Faccio soste continue, cerco di interessarmi a qualcosa che possa farmi dimenticare la lunga camminata che mi estendeva lungo il mio percorso per tornare a casa. Un ragazzo triste sul marciapiede ecco come mi sentivo, i fari delle auto mi urtavano di continuo, in realtà quello che mi infastidiva di più era il pensiero di questi seduti comodamente, mentre per colpa di un vecchio motorino arreso alla sua età, dovevo camminare.
Poi penso a come sia possibile che tutta quella gente che e diretta nella mia stessa direzione non mi conoscesse cosa che e invece e possibilissima, anche perché nessuna si ferma per darmi un passaggio, non che si stessi provando però non si può mai sapere. E poi non volevo un passaggio da uno sconosciuto, anche se fino ad adesso mi sono sempre sentito incapace di provare qualsiasi sorta di preoccupazione verso chi mi é sconosciuto, però quella sera cercavo qualche figura che più o meno poteva essermi familiare.
Poi un suono richiama la mia attenzione. Una voce quasi familiare. Ecco che per una volta il destino mi sorride.
-Nano ti serve un passaggio?-mi giro, ed è il mio vicino di casa.
-Sì- dico e lui mi fa segno di salire in auto. Il silenzio in macchina con Walter non mi disturba. Walter avrà più o meno quarant'anni, cioè l'età di mio padre e non so di cosa possiamo parlare, anche perché con mio padre non parliamo di niente, ma mi va bene così, mi sta accompagnando a casa e questo mi basta. Ma la gara di silenzio in cui sono molto bravo questa volta mi sembra poco educata e mi chiedo cosa poter domandare in segno di gentilezza e falso
interessamento di prassi.
-Come sta Valentína? - domando di sua moglie cosi da sembrare interessato alla sua vita,
-Bene, molto bene- dice,
-E tu come stai? - chiede,
-Bene- rispondo ed è di nuovo il silenzio.
-Sei ancora fidanzato? - domanda dal nulla Walter,
-No mai stato in realtà- rispondo, non capisco dove vuole arrivare forse mi ha scambiato per qualcun altro, eppure prima di salire in auto mi ha chiamato con il mio nome. Ho troppi sosia in giro con vita sentimentale più attiva della mia.
-Non devi avere vergogna a dirlo, se stai con un ragazzo puoi dirmelo-dice con un tono quasi insistente, lo stesso che assumono gli psicologi quando vogliono spingerti a dire qualcosa che non vuoi dire,
• No nessun ragazzo- rispondo, se avessi un ragazzo in questo momento sarei sopra di lui penso nella mia testa.
-Scusa forse mi sarò sbagliato- dice e non capisco perché tutto mi sembra così melodrammatico e lui così deluso.
- Sono gay, e comunque non ho un ragazzo-dico senza pormi troppi problemi, così da liberarmi da questa triste commedia, creata da lui.
Walter è un tipo molto riservato oltre al suo matrimonio con Valentina l'intera città non sa quasi niente di lui, o forse l'intera città lo ignora come fanno con me.
-Bene- dice lui e poi non dice più nulla. Penso che forse voleva solo farsi
¡fatti miei, perché adesso sembra assorto in un silenzio di compiacimento. Lo guardo dallo specchietto e mi lancia uno sguardo strano. E il silenzio viene nuovamente interrotto.
-Sai mio nipote viene qui a passare le vacanze, potrei presentartelo-dice, mi viene quasi da ridere ma mi trattengo, mi sta proprinando il nipote. Tutta questa pantomima per appiopparmi il nipotino.
-Non so se sia il caso-dico, le sto pensando di tutti i colori, ma voglio essere educato o meglio voglio provarci. Walter mi spiega che è un bravo ragazzo, simpatico, solare ma un po' timido, e che sembra adatto per me, per poi convertire questo fidanzamento immaginario creato da lui, in una conoscenza che potrebbe andare ad instaurare perlomeno un bel rapporto d'amicizia.
-Okey se ci sarà modo, non posso dire di no mi sembra rispondo così di getto e forse sembro un po' irritato ma non lo faccio apposta, e quindi sorrido per smorzare la cosa.
Walter mi sembra essere una brava persona o perlomeno lo sembra, caccio via quella parte arrogante del mio cervello e per far spazio al fatto che le sue intenzioni da come ha immaginato lui non sono crudeli. Poi risento la voce arrogante ed solo che mi sento quasi obbligato a dovere conoscere suo nipote e questo mi da noia. Tanta noia. Non faccio mai quello che mi dicono gli altri e per quanto Walter nella sua stranezza, voleva fare un qualcosa che può sembrare carino, per me non lo é.