Chapter Four

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«Scusami,» mi dice il ragazzo alzando il tono e sorridendomi. È un ragazzo con gli occhi azzurri che ti catturano all'istante, incorniciati da sopracciglia ben curate e leggermente arcuate. Ha un viso ovale con la mascella definita, la pelle liscia come quella di un bambino, il naso dritto a patata e capelli castani leggermente ondulati. Il suo sorriso amichevole ti scalda il cuore. Indossa una maglietta bianca semplice, come lo è lui d'altronde, dei jeans neri skinny e delle Converse bianche con la suola bassa.

«Tutto okay?» dice ridacchiando, vedendomi praticamente studiarlo con cura. Che cretina! Annuisco. «Devo andare, ciao!» dico, ricordandomi della mia amica all'uscita. Lo supero sentendo il ragazzo dire: «Neanche ci siamo presentati e ti faccio già paura?» dice con sarcasmo. Mi giro verso di lui mentre la folla lascia una strada che ci unisce, libera. Sorrido timidamente, un sorriso ricambiato dal ragazzo che alza al cielo il suo bicchiere pieno da bere e io me ne vado.

Era davvero carino, peccato che non ci saremmo più rivisti.

«Eccoti, dove eri?» mi sorprende la mia amica appena esco dal pub, e io sorrido. Non le avrei raccontato del ragazzo misterioso, anche perché sarebbe stato fiato sprecato.

«Ti avevo perso di vista! Per fortuna una ragazza castana mi ha trascinato fuori da quella mandria di smidollati...» dico mentre mi guardo dietro. Il pub è davvero pieno, al punto che la gente sta anche fuori. La mia frase piena di ironia fa ridere la mia amica, che mi fa cenno di seguirla verso l'auto del padre.

«Sera, signor Shaw...» dico io, sedendomi nel sedile anteriore mentre la mia amica si siede nel sedile posteriore. «Ciao, papi,» dice quest'ultima mentre si allaccia la cintura. «La mamma sa che sei stata qua?» chiede guardando il locale che si riempiva sempre di più, con la musica alta. «No,» dice con noncuranza la mia amica, e allora il padre sorride.

«Non glielo dirò se verrai a vedere la partita dei Doncaster Rovers contro il Portsmouth a Doncaster sabato 24,» dice il padre, mentre la mia amica sbuffa. «Ma il 29 ci sarà il concerto degli One Direction a Londra, all'Hammersmith Apollo!»

«Avrai tempo per prepararti! Vieni col tuo papà a guardare il calcio, come facevi da piccola!» cerca di convincere la mia amica mentre mi guarda dallo specchietto retrovisore, facendomi sorridere. Magari avere un padre così.

Mio padre è in Italia a lavorare; a volte, con Abby, lo raggiungiamo in estate, perché i patti erano questi. Non che mi dispiaccia andare in Italia a Genova, ma preferisco stare con i miei amici, soprattutto Olivia, qui a Londra, nel mio quartiere.

«Puoi invitare anche Emma, so che le piacciono i Doncaster Rovers...» dice mentre alterna il suo sguardo sulla strada a me tramite lo specchietto retrovisore.

Annuisco. «Non mi dispiacerebbe vederli,» dico sorridendo. Allora la mia amica sbuffa, tirando su gli occhi al cielo. «Eh, va bene!» dice mentre guarda il finestrino e io faccio lo stesso.

[...]

«Come è andata da Olivia?» dice mia madre appena ci sediamo tutti a tavola per il pranzo dopo una lunga giornata di scuola. Annuisco dicendo che tutto era andato bene e che eravamo andate a dormire presto, cosa assolutamente vera. Ma a volte bisogna mentire per far stare bene le persone a cui si tiene.

«Tu, Abby? A scuola?» dice attirando l'attenzione della mia sorella, stranamente silenziosa, con i capelli castani raccolti in una lunga coda di cavallo. «Oggi a scuola è arrivata una nuova ragazza, Félicité...» dice con un sorriso sotto i baffi, guardandoci. Io e mia madre ci scambiamo uno sguardo confuso. «Eh?» dico io, diretta. Non mi piacciono i giri di parole.

«È la sorella di Louis Tomlinson!» dice alzando la voce con un sorriso smagliante.

In quel momento, vedo gli occhi di Abby illuminarsi. La sua espressione cambia radicalmente; sembra quasi che le si fermi il respiro. Un sorriso largo le appare sul viso e la vedo muoversi nervosamente sulla sedia, non riesce a contenere l'eccitazione.

Le sue mani si muovono in gesti frenetici mentre racconta a voce alta tutto ciò che potrebbe significare per lei conoscere Félicité. Si vede che sta già sognando tutte le possibilità, dall'idea di una chiacchierata casuale a incontri che potrebbero portarla a Louis.

«Ah, mh ok,» diciamo all'unisono io e mia madre, mentre Abby, invece, è persa nei suoi pensieri, sognando di come potrebbe essere conoscere Félicité.

«Solo questo?» dice infastidita, mentre io annuisco. Abby, invece, è in estasi, già proiettata verso il futuro, pensando a tutte le opportunità che potrebbero presentarsi. «Sono contenta per te, tesoro. Ora devo andare a lavoro. Emma, puoi pulire qua in cucina?» dice nostra madre mentre si alza dal tavolo, sparecchiando dietro di sé e posando i piatti sporchi, le posate e il bicchiere nel lavabo. Si dirige verso l'uscita della casa, sistemandosi i capelli e mettendosi il giubbotto e le scarpe di fretta, e a me tocca dire di sì pur di non litigare con lei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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