1 - Déjà-vu

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NOVA

Déjà-vu – Olivia Rodrigo

Due anni dopo...

C'è stato un tempo in cui tutto ciò che desideravo era andarmene da Trenton senza mai più rimetterci piede. Porre anche solo un oceano di distanza tra me e il luogo che non ha fatto altro che causarmi dolore. Ero convinta che l'ombra di Drake Villain mi avrebbe seguita ovunque, ma lo avrei comunque tenuto abbastanza alla larga da non sottostare più al suo dovere. Perché avrei avuto una forte istruzione, una casa, un lavoro, forse... una persona accanto.

E all'inizio dell'anno accademico di quattro anni fa, quando ho incontrato lui, ho creduto potesse essere quella persona. Ho creduto che, forse, sarei riuscita a scalfire la sua corazza fino ad insinuarmi nelle crepe del suo cuore.

Mi sbagliavo. Di grosso.

Alla fine è stato lui a essersi insinuato nelle mie, è stato lui ad avermi prosciugata. Lui a farmi male e bene. A uccidermi un po' con le parole e lenire il dolore con i baci, il conforto implicito.

Eppure, in mezzo all'altalena che sono stati quei mesi ormai lontani, sono stata io a contribuire alla sua fine.

Io, con una parentela che mai avrei immaginato di scoprire, ad averlo portato tre metri sottoterra.

Io a contribuire alla morte di Nemesi White.

Perché se Cassio Novack non fosse stato mio padre, se non si fosse preoccupato di farla pagare a Nemesi, adesso lui sarebbe ancora vivo. Magari non al mio fianco, ma comunque in vita. Con l'aria nei polmoni. Il cuore pulsante. Gli occhi vivi.

Adesso il suo nome brucia un filo di meno quando lo sento – non piango disperata come succedeva all'inizio – ma la voragine aperta nel mio petto, tre anni fa, è rimasta tale da allora.

Lo era quando ho concluso gli studi. Quando mi sono laureata, tre mesi fa. Quando ho trovato lavoro altrove. Quando ho fatto i bagagli e non ho informato Cassio. Persino quando ho visitato il minuscolo monolocale in cui avrei vissuto qui, dove mi aspetta la mia nuova vita.

Non credo si chiuderà mai a dirla tutta, nemmeno quando un giorno mi sentirò pronta ad aprire il mio cuore a qualcuno che non sia lui.

Sono stati anni duri, di pura solitudine. All'inizio, qualche settimana dopo l'accaduto, ricordo di aver allontanato tutti. Sono rimasta in camera sua per giorni prima di uscire e tornare a lezione. Sapevo che se non l'avessi fatto la possibilità di perdere l'alloggio sarebbe raddoppiata perciò cercavo di distrarmi per quelle poche ore e poi tornavo nel mio rifugio. Col passare dei mesi avevo stabilito una routine, una in cui i miei amici mi tenevano sotto stretta sorveglianza. Era come se tutti i miglioramenti fatti fossero andati perduti.

Al sesto mese avevo avuto una forte ricaduta. I suoi indumenti non avevano più il suo odore. A parte la felpa e qualche altra maglia che indossavo ed ero costretta a lavare, il resto dei suoi abiti era ancora intatto nell'armadio. Quando avevo aperto le ante e non ero stata investita dal profumo maschile a cui ero abituata... ero crollata. C'era tanto di lui che volevo ancora scoprire, tanto di cui mi ero innamorata. Levi mi aveva stretta senza fare domande, sapeva.

I compleanni erano i giorni peggiori. Trascorrevo i suoi alla pista di pattinaggio, credo anche nella sottile speranza di rivedere Laney e Josh. I miei, invece, li trascorrevo in compagnia ma alla sera, prima di andare a dormire, stringevo forte la sua felpa, pregando inutilmente che il suo profumo fosse ancora vivo. Mi addormentavo con le lacrime agli occhi, il cuore pesante e il senso di colpa.

Trascorso il primo anno senza di lui avevo cominciato ad accettare la sua assenza. Non del tutto, ancora oggi sento la flebile speranza di aprire gli occhi e svegliarmi dal lungo incubo in cui vivo, ma almeno ho ripreso a mangiare con costanza, ho rapporti civili con i miei amici e riesco a tollerare il contatto umano con gli estranei.

𝐏𝐑𝐄𝐉𝐔𝐃𝐈𝐂𝐄 [𝐏𝐫𝐢𝐝𝐞'𝐬 𝐒𝐞𝐪𝐮𝐞𝐥]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora