I giorni successivi a quello scambio di parole tra lei e Giovanni, corsero veloci. Anita era si era nuovamente rifugiata nel suo lavoro, negli impegni da rispettare. La fine del primo ritiro pre-campionato era ormai alle porte, e con esso bisognava organizzare la presentazione ufficiale della squadra. L'arrivo del presidente De Laurentiis, aveva avvolto l'ambiente in un clima di contestazione. Gli strascichi della scorsa stagione, che i tifosi avevano vissuto con contrarietà e delusione, si abbattevano sulla località in Val di Sole coinvolgendo tutti. Non erano bastate le parole, risalenti allo scorso maggio, del patron azzurro. Quelle in cui, con ferma convinzione, nonostante le partenze importanti alle porte, aveva promesso che avrebbero fatto di tutto per riportare lo scudetto nella città partenopea. Anita, da esperta di comunicazione, aveva trovato quelle parole azzardate e aveva pienamente condiviso l'intervento che era seguito di mister Spalletti. Il tecnico toscano, infatti, aveva confermato che sì, si sarebbe fatto di tutto ma bisognava fare gli acquisti giusti. E lì, aveva un po' spento l'animo del presidente e, allo stesso tempo, incanalato le critiche verso l'imprenditore romano. Lei, dal canto suo, sperava vivamente che quelle promesse diventassero realtà, nonostante sapesse che la difficoltà del campionato di Serie A e la lunga pausa invernale per i mondiali in Qatar avrebbero messo a dura prova l'organico azzurro.
Il direttore sportivo, Giuntoli, dal canto suo lavorava senza sosta a quella campagna acquisti che aveva portato il talento georgiano di Khvicha Kvaratskhelia nel gruppo azzurro. Anita lo aveva osservato a lungo, da quando il suo nome aveva iniziato a risuonare tra i corridoi del Konami center, nel corso della precedente stagione. Il georgiano sembrava dotato di una tecnica sopraffina oltre che animato dalla voglia di affermarsi nel calcio europeo. Con l'obiettivo di raggiungere nella storia del calcio l'idolo Ronaldo, Khvicha si muoveva sul manto erboso come se fosse nato proprio per tirare calci a un pallone. Da tifosa qual era, sapeva già che Kvaratskhelia avrebbe occupato un posto speciale nel suo cuore.
Il frastuono di contestazione riecheggiava tra le montagne, risuonando quasi come il boato di una tempesta pronta ad abbattersi sulla piazza di Dimaro. Anita si muoveva tra la folla di tecnici intenti a organizzare palco e luci per l'imminente presentazione. Quel mare di dissenso che le arrivava alle orecchie la travolgeva, alimentando il tumulto che le ribolliva dentro. In quei giorni era stata lontana dal campo sportivo, nel tentativo disperato di reprimere quel cuore che la spingeva tra le braccia del numero ventidue. E allora si era imposta di star lontana da lui il più possibile, di evitare i pranzi e le cene in albergo, di convincere Fabrizio che i colleghi potevano fare a meno di lei sul campo perché la presentazione della squadra era più importante. Si ripeteva come un monito di non cedere, di essere forte, che quella sofferenza col tempo sarebbe svanita, come un ricordo lontano. Ma, in fondo, neanche lei ci credeva a quelle parole.
Il vento gelido di quel pomeriggio le sfiorava il viso, sbuffò spazientita quando Decibel Bellini mancò di rispondere alla terza chiamata di quella giornata. Le serviva la bozza del discorso che lo speaker aveva preparato, voleva che non ci fosse il pericolo di alimentare altre polemiche. Voleva che quella serata fosse dedicata interamente alla presentazione della squadra, che fosse avvolta dall'entusiasmo per la nuova stagione e la volontà di lasciarsi alle spalle quanto era stato in quella precedente. Doveva visionare la scaletta, assicurarsi che Bellini non si lasciasse andare a battute sottintese, Fabrizio non le avrebbe perdonato un errore di quel tipo. Non dopo il suo insistere per occuparsi dell'evento.
Il giorno prima aveva anche avuto una riunione con Spalletti e De Laurentiis. I due al comando della nave azzurra avevano comunicato a lei e Fabrizio che durante la presentazione Giovanni sarebbe stato annunciato come nuovo Capitano. Il suo cuore aveva perso un battito. Lo riteneva la personalità perfetta per ricoprire quel ruolo, sempre impeccabile, sempre sicuro, con l'aria di chi non lascia mai nulla al caso. Giovanni aveva la capacità di attirare su di sé tutte le attenzioni, semplicemente entrando in una stanza. Era magnetico, un professionista impeccabile oltre che un terzino con incredibili capacità tecnico-tattiche. Sapeva che quel ruolo gli sarebbe calzato a pennello, che il suo modo di fare gentile avrebbe unito lo spogliatoio dopo le grandi partenze di quell'estate. Ma quella situazione la spaventava. Tra le proposte che aveva presentato a Fabrizio, c'era quella di rendere il Capitano - del quale ai tempi ancora non si conosceva l'identità - un simbolo. Di creare qualche format che l'avrebbe reso quanto più legato ai tifosi possibile. E questo implicava che proprio lei, che tanto si era scapicollata per trovare delle novità, ci lavorasse a stretto contatto.
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Oltre l'ultimo bacio | Giovanni Di Lorenzo
FanficUna storia in cui c'è tutto da dimostrare. Una storia in cui tutto inizia dalla fine, dove l'amarezza di un ultimo bacio non ferma il desiderio di un cuore ridotto in pezzi. Nella cornice della stagione del terzo scudetto del Napoli, l'amore proibit...