1 - Solitudine

5 1 0
                                    

Arrivai a Salt Lake City, nell'Utah.

Dopo dodici ore di viaggio decisi di fermarmi, era ormai quasi sera e avevo bisogno di riposo e di mangiare.

Sulla strada riuscii a trovare una stazione di servizio che aveva un hotel affianco. Feci il pieno di benzina e poi andai a chiedere se ci fosse disponibilità per una camera, e se fosse possibile pagare solo le ore in cui sarei rimasto qui.

"Buonasera," dissi, mentre mi avvicinai al bancone, vuoto. C'era il campanello, lo suonai un paio di volte e poco dopo una signora anziana si presentò davanti a me. "Buonasera a lei, come posso esserle utile?", mi chiese. Sospirai, aprendo il portafoglio e posando sul bancone una banconota da cinquanta dollari, "ho da offrirle questi, mi serve riposare solo per qualche ora" le dissi, allungandola verso di lei.

La donna sorrise appena, "stai per caso scappando?", mi chiese e io sgranai appena gli occhi. "Probabile," mormorai, "allora? Quanto posso rimanere?", chiesi.

"Tutto il tempo che vuoi, se prometti di farmi compagnia, non si vedono tante persone qui," mi disse la signora, prendendo la banconota e inserendola nella cassa. Poi prese un pacchetto di sigarette, un accendino e due bicchieri, facendomi cenno di seguirla sul porticato.

La seguii, sentendo il peso della stanchezza nelle gambe e quello più ingombrante dei pensieri che ancora mi affollavano la mente.

La signora si sedette su una panchina di legno logoro, mi porse un bicchiere e accese una sigaretta, inspirando profondamente prima di parlare.

"Vieni da lontano, vero?" mi chiese, fissando un punto indefinito davanti a sé.

Annuii, accettando il bicchiere di plastica. Dentro c'era un liquido ambrato, un po' aspro al primo sorso, probabilmente whisky.

Chi glielo avrebbe spiegato che mi avrebbe fatto nessuno effetto l'alcol, ma desideravo in realtà il contrario.

Feci una smorfia, ma lei non ci badò e continuò a guardare lontano, quasi volesse leggere qualcosa nella notte.

"Di solito, chi passa di qui non torna indietro," disse con un tono che sembrava una constatazione, non un avvertimento.

Non risposi subito. Le parole risuonavano come un'eco nella mia testa, e per un attimo pensai a Beacon Hills, a tutto quello che stavo cercando di lasciarmi alle spalle. Mi sorpresi a risponderle, quasi in un sussurro: "È quello che vorrei fare anche io."

Lei mi scrutò, come se sapesse leggere dietro ai silenzi e alle esitazioni. "Hai l'aria di uno che cerca qualcosa, una nuova vita. Ma scappare è solo metà della storia, non credi?"

Distolsi lo sguardo, un po' imbarazzato, e per un attimo rimasi in silenzio. Aveva colto nel segno. Cercavo di sfuggire a quello che provavo, ma sapevo che il solo allontanarmi fisicamente da quei sentimenti non li avrebbe cancellati.

Lei annuì, come se non avessi detto niente di sorprendente. "I sentimenti sono cocciuti, sai? Li lasci indietro e loro ti aspettano, lì, proprio dove li hai abbandonati. E alla fine, devi affrontarli."

Restammo in silenzio, con solo il suono leggero del vento che ci circondava e delle macchine che passavano in autostrada poco distante da quel luogo. Lei spense la sigaretta e mi guardò un'ultima volta, con quel mezzo sorriso saggio e un po' malinconico.

"Troverai la tua strada. Magari ti ci vorrà del tempo, ma ci riuscirai," mi disse, per poi tendermi la mano. "Sono Cora," mi sorrise e io ricambiai, "io Theo."

Strinse la mia mano e mi lasciò solo sul porticato, come se avesse finito il suo compito, come se sapesse che il resto era qualcosa che dovevo fare da solo. Rimasi lì, il bicchiere tra le mani, lo sguardo perso nel buio, ascoltando il silenzio della notte che sembrava rispondere a domande che non avevo il coraggio di formulare.

BLUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora