Felix è appena arrivato all'inferno, è disorientato e non ha idea di che cosa gli stia succedendo. L'ultimo suo ricordo è una carta da gioco, l'uscita da un saloon dopo aver giocato d'azzardo e un lancinante dolore al petto.
Non ha idea di come sia...
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«Che ci fai tu qui?» furono le prime parole che Moonlight si degnò di pronunciare
La sua parlantina non era per nulla fluida, ma biascicata e farfugliata, la tipica cadenza di chi ha alzato troppo il gomito e non riesce nemmeno a reggersi in piedi. Difatti barcollava su se stessa mentre mi guardava da sotto le lunghe ciglia, che notai essere colorate e arricchite con piccole linee verdi fluo.
«Ce l'ho portato io» ci interruppe Erik guardando negli occhi la lupa «Voleva scusarsi e l'ho accompagnato nell'unico posto in cui sapevo di poterti trovare»
«Non dovevate venir-» balbettò lei inciampando sulle sue stesse zampe e cadendo di faccia tra le braccia di un'altra persona
Non l'avevo notata prima di quel momento momento, ero così attratto dalle movenze e dal corpo di Moonlight che non avrei mai potuto accorgermi della presenza di un secondo demone all'interno della stanza oltre a lei, ad Erik e a me stesso.
Era una dannata alta e slanciata, dal pelo nero come la pece e vestita in abiti dorati. Aveva delle lunghe orecchie a punta contornate da due orecchini circolari e una coroncina come quella della lupa in testa ma che sembrava essere molto più preziosa e molto più antica. Non appena si voltò per prendere al volo Moonlight notai i suoi enormi occhi gialli, brillanti e lucenti, allungati e a forma di mandorla; il muso era piccolino, sottile, adornato da lunghi e sottili baffi argentati su un nasino rosa pelle molto tenero.