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Sarah

Il Great Northern Bar & Grill ribolliva di vita. La storica fiera agricola di Whitefish, che si era tenuta durante il giorno, aveva portato in città una folla variopinta di allevatori, famiglie e curiosi. E ora, a sera inoltrata, il Grill era il punto d'incontro naturale per concludere la giornata.

Il locale era pieno fino all'orlo. Le risate e le conversazioni si intrecciavano in un unico brusio continuo, accompagnato dal profumo invitante delle costine di bisonte e dei chili serviti in piatti fumanti. Dalle finestre appannate si potevano intravedere le bancarelle illuminate lungo la strada, dove i venditori stavano ancora smantellando i loro stand dopo una giornata piena di trattative e acquisti.

Fuori, i recinti mobili che avevano ospitato il bestiame venivano caricati su rimorchi rumorosi. I muggiti delle mucche si mescolavano al belare delle capre e ai nitriti dei cavalli. Un gruppo di bambini rincorreva una gallina sfuggita dal pollaio improvvisato, mentre un cane da pastore abbaiava cercando di riportare l'ordine.

Dentro, però, il caos del Grill era di tutt'altro tipo. La luce calda delle lampade sospese illuminava i tavoli ingombri di piatti vuoti e boccali di birra, mentre Morgan orchestrava tutto con l'energia e la precisione di una veterana.

Il tintinnio di un campanaccio appeso sopra la porta del Grill annunciò l'arrivo di un altro gruppo di allevatori, con gli stivali infangati e le giacche impregnate dell'odore del fieno. Uno di loro, un uomo robusto con un cappello da cowboy sgualcito, passò accanto al nostro tavolo.

«Ti dico io, una giornata in fiera non basta mai» stava dicendo a un collega mentre si avviavano verso il bancone. «Ho visto delle giovenche che erano una meraviglia. Ma certo che quei prezzi... mia moglie mi ammazza, se torno con un altro prestito sul groppone.»

«Tavolata da dieci per la fiera agricola, Mo-Mo!» gridò uno dei camerieri, facendosi strada tra i tavoli con un vassoio sopra la testa.

Morgan alzò una mano, senza neanche voltarsi. «Dietro, verso la veranda. Noah, vai a spillare un po' di birre, sarà una lunga serata!»

Noah annuì, alzandosi dal tavolo del Club della Fotografia con una certa riluttanza. Non era il solito Noah sorridente e affabile. Aveva uno sguardo cupo, il volto tirato. Lo seguii con gli occhi mentre si infilava dietro il bancone, iniziando a riempire i boccali con gesti precisi ma privi di entusiasmo. E la colpa, lo sapevo bene, era la mia. Non mi era passato a prendere come al solito, accampando scuse, e al mio arrivo non mi aveva quasi guardata.

Brava, Sarah, si stai scavando la fossa con le tue mani.

Dopo la serata del film al cottage, dopo che Noah aveva beccato me e Alex troppo vicini, sembrava aver tirato su un muro invalicabile e io mi sentivo davvero di merda. Non ero mai stata il tipo di ragazza che gioca con i sentimenti altrui, e non ero pronta a diventarle adesso.

Ero seduta accanto a Fanny, che stava mostrando a Cindy un'altra delle sue foto di uccelli. La donna era incantata dai suoi scatti, mentre Cindy cercava di nascondere la noia.

«Guarda qua» Fanny indicò lo schermo della macchina fotografica. «Un picchio tridattilo! Sai quanto è raro da queste parti?»

Cindy inclinò la testa, lanciando un'occhiata verso Noah, che si muoveva già dietro il bancone, con fare esperto, dopo essersi legato un grembiule in vita. «Rarissimo, immagino» rispose, fingendo interesse senza molto successo.

«A proposito della fiera agricola» intervenne Peter, spostando l'attenzione generale, «avete sentito cosa ha fatto Betsy alle aste del bestiame?»

Cindy, che stava sbocconcellando una fetta di torta, alzò un sopracciglio. «Betsy? Quella dell'allevamento vicino a Bigfork?»

WILD HEARTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora