Passai l'intera serata a guardare le storie Instagram dei miei amici.Si divertivano, ridevano e scherzavano. Senza di me.
Nessuna chiamata, neanche quella settimana. Sembrava che la mia assenza non facesse alcuna differenza.Sorrisi amaramente, quando pensai al giorno della mia partenza. Le lacrime rigavano il viso di quelle serpi, singhiozzavano tra una parola e l'altra, eppure ero io quella spezzata.
Mia madre era morta da soli tre mesi, Jane si era tolta la vita poche settimane prima. Eppure, ironicamente, loro erano quelli che piangevano.
Avevano giurato che saremmo rimasti in contatto, che sarei sempre stata una di loro. Promesse vuote, parole facili da dire in mezzo a un abbraccio e qualche lacrima. Non ci volle molto perché sparissero, come se fossi stata una parentesi della loro vita, qualcosa da lasciarsi alle spalle non appena si erano voltati.
E adesso ero qui, a scorrere quelle immagini, aggrappandomi a ricordi che sembravano appartenere a un'altra vita.
Una vita da cui, a quanto pare, ero stata cancellata senza troppi rimpianti.
Lasciai cadere il cellulare sul mio grembo, con gli occhi puntati al soffitto, e sospirai. La stanza era immersa in un silenzio rotto a tratti da alcune imprecazioni in spagnolo provenienti dal piano di sopra. Sorrisi appena, riconoscendo qualche parolaccia. Jane le conosceva bene: sua madre era di origini latinoamericane e ogni tanto le sfuggiva qualche espressione colorita.
Proprio in quel momento, un forte «¡Callate!» risuonò dal piano superiore, seguito dal suono di passi nervosi sul pavimento. Non potei fare a meno di ridacchiare sottovoce. Era una parola che la madre di Jane ripeteva spesso alla figlia, soprattutto quando lei iniziava a parlare senza sosta, riempiendo la casa di risate e racconti.
Il sorriso mi si spense lentamente sulle labbra mentre un ricordo mi colpì con la stessa intensità di uno schiaffo.
Ricordai il suo volto il giorno dei funerali.
Il visto gonfio dalle notti insonni e dalle lacrime, gli occhi arrossati e spenti, come se ogni scintilla di vita fosse stata risucchiata via insieme alla figlia.
Aveva stretto le mani attorno alla sua borsa con una forza disperata, come se fosse l'unico ancoraggio in quel mare di dolore.
Anche ora, quel ricordo mi stringeva il cuore, lasciandomi con un peso impossibile da scrollare via.
All'improvviso, il cellulare vibrò, riportandomi al presente. Lo presi in mano con poca convinzione, aspettandomi una notifica di poca importanza. Ma quando guardai lo schermo, i miei occhi si spalancarono.
Era una richiesta di follow. Da parte di Molly.
Rimasi lì, a fissare quel nome con sorpresa. Non sapevo cosa pensare. In fondo, era stata gentile con me, anche un po' divertente, ma non mi aspettavo che cercasse di tenermi d'occhio, o di restare in contatto.
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Il fiore più bello.
RomantikA pochi mesi dalla morte della madre e della sua migliore amica, Daisy si ritrova costretta a ricominciare da capo in una città sconosciuta, vivendo con un padre con cui ha sempre avuto un rapporto conflittuale. Determinata a ritrovare la pace che l...