-Prologo-

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I dieci dei crearono le terre che oggi conosciamo: Arcania, la terra dei figli degli dei; Tanatia, la terra dei figli della morte; Gaia, il pianeta terra, la terra degli umani. Ma gli abitanti delle terre non convivevano tra loro. Gli umani, privi di ogni capacità particolare, attaccarono la terra di Tanatia, sperando di poter usare le capacità necrofile dei Negromanti per poi sconfiggere gli Arcani e stabilire una solida egemonia sui tre regni... ma non andò così. I negromanti distrussero le armate umane e, punendoli per il loro oltraggio verso una terra pacifica, giurarono che da allora in poi avrebbero rubato le anime dei morti e, anzi che accompagnarle nell'oltre tomba, le avrebbero offerte alla loro padrona, la morte, che se ne sarebbe nutrita. Accecati dal potere e dalle ricchezze che Gaia offriva loro, i negromanti si armarono contro gli abitanti di Arcania per dominare da tiranni su tutti gli esseri viventi. Gli arcani, figli diretti degli dei, erano una popolazione pacifica e armoniosa profondamente versata nelle arti magiche, ma gli dei, preoccupatisi per i loro figli, decisero di intervenire. Alla nascita dei bambini arcani, le dieci divinità si scontravano in un duello al primo sangue, e il vincitore donava al neonato il suo potere. Così gli arcani iniziarono ad evolversi e dividersi in clan in base al dominio di cui disponevano: i dominatori del fuoco si stabilirono sulla cima dell' immenso vulcano di Arcania; i dominatori dell'acqua, incapaci di vivere nei mari e nei laghi, ma strettamente legati alle distese di acqua, edificarono cittadelle sulle coste dell' oceano convivendo coi dominatori dell'aria; quelli del ghiaccio e della roccia, collaborando, popolarono i monti; i dominatori della terra realizzarono profonde e contorte gallerie sotterranee; i dominatori della folgore e dei metalli realizzarono torrette fortificate alle pendici del vulcano; i figli della luce crearono alti pinnacoli sui ghiacciai perenni e quelli d'ombra si rintanarono sulle isole oceaniche, nell' arcipelago di Arelide. Gli dei combattevano con più o meno foga a seconda della potenza delle anime dei neonati, e a volte capitava che tutti e dieci volessero lo stesso neonato. In quel caso, due dei dieci dei scendevano per primi sul piccolo, e poi tutti gli altri lo pervadevano. Nascevano così i dominatori, i padroni della natura. Nonostante il loro potere immenso, erano visti con timore, come dei bastardi, e di fatti lo erano: il loro sangue era un misto di quello dei diversi dei. Le terre degli elementi li allontanarono. Tutti, tranne i signori di rocca fiamma, che li accolsero. I dominatori erano facilmente riconoscibili: gli dei, per donare il loro dominio, praticavano un minuscolo taglio sul braccio destro del neonato, che spariva col tempo; ma con i dominatori la potenza era tanta che i tagli erano profondi e voluminosi e non era uno solo, ma ben dieci. Quei tagli non sparivano, ma creavano un fitto intrico di cicatrici su tutto il braccio destro, che avrebbe accompagnato i dominatori tutta la vita. Per questo solo gli arcani con le anime più potenti potevano diventare dominatori, altrimenti, con tagli tanto vistosi ad età così giovane, sarebbero morti. I negromanti iniziarono ad attaccare violentemente e senza tregua. I puro sangue resistettero per poco, perché presto i negromanti scoprirono come contrastare gli elementi: usando il loro opposto. Arcania sembrava perduta: dalle isole e dalle coste i cittadini fuggivano verso l'entroterra e chiedevano rifugio alle rocche fortificate. Fu allora che il sovrano del fuoco mosse le sue armate. Il fuoco era l'elemento più potente: se potente respingeva l'acqua, si alimentava di aria, scioglieva il ghiaccio e fondeva i metalli e i fulmini erano neutri. In più, i dominatori del fuoco avevano accolto i dominatori, il sovrano stesso, re Stoker era un dominatore, e la loro duttilità si rivelò formidabile. I negromanti iniziarono a perdere terreno e i puro sangue cambiarono idea sui bastardi che ora li stavano salvando. Tutte le contrade di Arcania si sottomisero a re stoker e i nobili gli giurarono fedeltà. Il re però sapeva che la loro fortuna non sarebbe durata a lungo. La morte in persona si accingeva a combatterli.

1998

Re Stoker convocò tutti i messaggeri che erano disponibili e diede l'ordine - la morte in persona, a breve, ci attaccherà. Non abbiamo speranze di sopravvivere. Siamo vecchi, stanchi e ormai le nostre ricchezze scarseggiano. Esiste una sola soluzione: i nostri figli. Da anni non ci sono nascite nel regno, perché la morte ucciderebbe i neonati. Ma esiste un modo: con un complesso incantesimo i guaritori possono spostare i feti in altri grembi, dove aspetteranno di essere "attivati". Io farò un incanto che mi costerà la vita, ma garantirà la protezione assoluta a tutta Arcania e nasconderà i tratti arcani dei bambini fino ai loro quattordici anni. C'è dell'altro: la magia è molto più potente finche si resta adolescenti e i giovani sanno creare dal nulla ogni metallo, anche l'oro. Io morirò prima di poter fare qualcosa, ma la mia regina può aiutarci: esiste un altro incanto, anch'esso fatale, che garantisce l'immortalità ai feti. I nostri figli resteranno sedicenni in eterno. Non abbiamo molto tempo. Esigo che nel giro di tre mesi tutti i sudditi del mio regno si presentino alla rocca, tutti, siano essi contadini, schiavi, servi o nobili, e tutti abbiano la moglie gravida. I loro feti saranno dati a madri umane: su Gaia c'è pace, cresceranno bene. Prendete cavalli e grifoni, fate in fretta, tutte le contee e i ducati devono essere informati entro domani sera. Ora andate, coraggio. Che Dio vi assista-.
I messaggeri schizzarono alle scuderie e presto grifoni e cavalli alati sfrecciarono nel cielo plumbeo. Re Stoker chiamò un servo -avverti la regina: che sia nelle mie stanze, nuda, tra mezz'ora. Che ogni servo abbia una serva. Tutte le mie concubine vengano da me, una ogni ora. Che tutte le prostitute che trovate siano pagate per due giorni di servizio e che non abortiscano se hanno cara la vita, nessuna di loro-.
-subito sire- rispose il servo con un sorrisetto complice.
-hai poco da ridere buffone- lo rimproverò il re -tutti quei bambini se ne andranno da Arcania e io ... io morirò, e con me mia moglie e molti guaritori-. Il sorriso del servo si spense subito. Fece un profondo inchino e se ne andò imbarazzato.
Gli ordini del re furono eseguiti e, al terzo mese, la rocca era circondata da tutte le donne gravide dell'immenso regno. I guaritori lavoravano senza sosta con incanti che sottraevano forza vitale. A volte uno di loro si accasciava e gli altri lo soccorrevano, ma non sempre il malcapitato si salvava. Le procedure si svolgevano nella sala del trono. Re Stoker e la regina, Vita, rigidamente seduti sui troni di ossidiana osservavano la scena. Quando i guaritori estraevano un feto, quello appariva come una piccola sfera d'oro e attraversava la pelle del grembo come fosse aria. Le bolle dorate si ammassavano numerose in un angolo, fluttuando a mezz'aria. Quella notte i guaritori li avrebbero inviati su Gaia e, nel sonno, avrebbero raggiunto i grembi umani delle donne che avevano provato a concepire un figlio. Lentamente la folla di arcani entrava nel castello. Tutti attendevano che l'harem reale si facesse avanti. Quando tutti gli arcani ebbero dato il loro feto, si fecero avanti le numerose concubine del re e poi, per ultima, la regina. Vita scese con passi rigidi i dieci gradini. La lunga veste scivolava silenziosa sul pavimento di ossidiana. Sedette sulla sedia di legno, inadatta alla sua regale persona. Strappò il corsetto con un gesto secco scoprendo la pancia gonfia. Una lacrima cristallina le colò dagli occhi fissi nel vuoto. Una guaritrice dallo sguardo dolce le si avvicinò e sussurrò -non temete maestà, vostro figlio starà bene. Sarà re. Non vi farà male, anche io ho dato mia figlia, forse sarà guaritrice come me. Probabilmente questa sarà la mia ultima magia. Morirò con voi maestà, è un grande onore per me-. La guaritrice si sfregò le mani, ma la regina si alzò. -qual è il tuo nome, guaritrice?-. con gli occhi spalancati rispose -Ilea, vostra maestà-.
- bene, Ilea. Ascoltate tutti! Su mio ordine, Ilea sarà seppellita al mio fianco, e sulla sua lapide deve essere riportato il suo nobile gesto. Questo è il mio ultimo desiderio-. Gli occhi azzurri della guaritrice si fecero lucidi -maestà ma io...- la regina posò sulle labbra della guaritrice il suo indice candido e sorrise. La regina si risedette e la guaritrice le posò le mani sulla pancia nuda. Un lieve bagliore filtrò fra le dita nodose della donna, poi si spense e lei allontanò le mani. Due piccoli globi si alzarono in aria: gemelli!
Le due sfere non erano dorate come tutte le altre: una delle due era rossa, come il fuoco devastante degli incendi; l'altra era blu, come i mari più profondi. Il re si precipitò giù dalle scale e si accostò alle sfere -questa!- disse indicando quella rossa - lui sarà re! Lui sarà re Rayo, signore di rocca fiamma. E lui- disse la regina -sarà il principe Dirgel. Se restassero fratelli...- .
Il re conosceva il fato che attendeva i suoi figli: tutti i gemelli dovevano essere separati. Si sarebbero rincontrati dopo, certo, ma avrebbero dovuto attendere quattordici anni. I fratelli furono spinti verso il gruppo di feti, ma sembrava le due sfere non volessero separarsi. Due guaritori le separarono a forza e le posero ai lati opposti del mucchio di sfere in modo che non si ricongiungessero. La guaritrice sussurrò alla regina - i vostri figli, Rayo e Dirgel, saranno potenti. Solo gli dei hanno le anime colorate. Loro sono come gli dei maestà-. Ilea sorrise alla regina e poi si accasciò. Subito vita si chinò su di lei reggendole il capo -ti ringrazio Ilea. Ti prego, dimmi il nome di tua figlia: lasceremo una lettera per i principi e diremo loro di trovarla -
- Guia. Mia figlia si chiamerà Guia mia signora-. La regina sorrise- starà bene, mia cara amica-. Ilea sorrise mentre una lacrima scendeva sul suo viso, poi i suoi occhi si spensero. La regina li chiuse con delicatezza e adagiò con cura il suo capo sul pavimento di ossidiana. Raggiunse poi il marito nel cortile mentre i guaritori stavano liberando i feti. Il cielo pullulava di globi dorati e le sfere blu e rosse si stagliavano nitide tra le altre e sembrava si rincorressero. Presto i globi dorati si confusero con le stelle, ma Rayo e Dirgel continuarono a fluttuare in un pezzo di cielo in cui le stelle non c'erano. Dietro di loro solo il nero. Poi, come gli altri feti si dissolsero, diretti chissà dove su Gaia, ma dietro di loro, nel pezzo di cielo nero, si accesero due stelle identiche. - le stelle sono con loro- sussurrò Vita. Il re annuì gravemente e nascose una lacrima. Tutti restarono a guardare a lungo il cielo, poi re Stoker sussurrò -andiamo, mia amata. Dobbiamo compiere il nostro fato, per i nostri figli e quelli dei nostri sudditi- le prese la mano e insieme si inoltrarono tra i corridoi bui della rocca diretti verso la torre dei grandi. In quella torre, da piccoli, si erano conosciuti. In quella torre per trecento anni avevano vissuto insieme, e in quella torre sarebbero morti.
Su Gaia, Rayo e Dirgel si posarono in zone diverse, lontane, ma presto si sarebbero ritrovati.


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Ecco il mio esordio su wattpad. Che ve ne pare dell'inizio della mia storia? Votate e commentate numerosi!

Rayo e il tiranno delle animeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora