Un passo più vicini

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Le settimane successive passarono in un modo che, a pensarci, non avevo mai vissuto prima. Nick ed io ci vedevamo quasi tutti i giorni, sia tra i corridoi che dopo la scuola. Ogni scusa era buona per stare insieme: un caffè veloce dopo le lezioni, un'uscita al parco per "fare due chiacchiere", e un paio di partite a biliardino nel cortile del bar vicino alla scuola. Non potevo crederci che uno come lui volesse davvero passare del tempo con me. Ero incredulo ma, allo stesso tempo, cominciavo a rilassarmi, a sentirmi finalmente a mio agio al suo fianco.

Una mattina, dopo un'ora di matematica che sembrava non finire mai, Nick mi fermò fuori dalla classe. Stavamo chiacchierando, ed eravamo lì, da soli, in un angolo appartato del corridoio. Notai che mi guardava con uno sguardo diverso, come se avesse qualcosa in mente.

"Charlie, posso dirti una cosa?" chiese, e aveva quel sorriso che mi metteva sempre in difficoltà.

"Sì... certo," risposi, cercando di non tradire l'agitazione nella mia voce.

"Beh, sei davvero..." Si fermò, come se cercasse le parole giuste. "Sei davvero molto bello, sai?" disse alla fine, e i suoi occhi percorsero il mio viso con un'attenzione che mi fece arrossire all'istante.

Non sapevo cosa dire, anche perché non era proprio il complimento che mi aspettavo, e sicuramente non da lui. "Io? Ma dai... guarda te! Sei tu quello bello. Io sono... beh, normale," dissi, stringendomi nelle spalle, con un mezzo sorriso.

Lui scosse la testa. "Non dire così. Mi piacciono le persone autentiche, e tu... tu sei speciale. Magro o meno, c'è qualcosa in te che mi fa... mi fa venire voglia di conoscerti di più," disse, fissandomi negli occhi, e sentii una strana energia passare tra noi.

Quelle parole mi rimasero impresse, e durante i giorni seguenti continuavo a ripensare al modo in cui mi guardava. La mia insicurezza, che di solito mi faceva stare sulle mie, sembrava svanire ogni volta che stavamo insieme. C'era qualcosa in Nick che mi faceva sentire diverso, quasi come se anche io potessi permettermi di sentirmi speciale.

Anche lui, a modo suo, iniziava ad aprirsi di più. Ogni tanto mi prendeva in giro per quanto fossi "smilzo", come diceva lui. "Sei così leggero, Charlie," mi diceva ridendo, mentre mi lanciava un braccio intorno alle spalle. "Se solo volessi, potrei sollevarti senza problemi. Potresti essere un'ala perfetta in una partita!" E ogni volta che diceva qualcosa del genere, notavo il modo in cui lui stesso si pavoneggiava un po', come se volesse mettersi in mostra per me.

Era impossibile non notare quanto fosse bello. Non solo il viso perfetto, ma anche il fisico. Era... beh, grosso, muscoloso, tutto quello che un difensore di calcio dovrebbe essere. C'era qualcosa in quella sua forza fisica che mi affascinava, una presenza così diversa dalla mia, e il fatto che lui mi guardasse in quel modo mi faceva sentire... speciale.

Una sera, dopo la scuola, mi invitò a vedere uno dei suoi allenamenti di calcio. Non avevo mai assistito ad una partita in vita mia, ma lui sembrava davvero entusiasta all'idea che lo guardassi. Mi sedetti sugli spalti, tra pochi genitori e altri amici della squadra, osservandolo mentre si scaldava con gli altri ragazzi. Era uno spettacolo vederlo lì, così sicuro, e devo ammetterlo, così attraente con quell'aria determinata da difensore, che era sempre pronto a proteggere la sua squadra.

Dopo l'allenamento, si avvicinò a me con un sorriso stanco, i capelli umidi e scompigliati, ma con quel sorriso irresistibile. "Allora, come sono andato?" chiese, il respiro ancora affannato.

"Sei un... muro," dissi ridendo. "Davvero, non riesco a immaginare come qualcuno possa superarti!"

Lui sorrise, sollevando un sopracciglio. "Beh, grazie, Charlie," disse, dando un colpetto affettuoso sulla mia spalla. "Senti, se hai voglia, potremmo andare a fare una passeggiata, o prendere un gelato," propose. Non riuscivo a nascondere un sorriso, annuendo subito.

Quella sera camminammo per un po' lungo le strade deserte della nostra città, parlando di tutto e niente. Ogni tanto, Nick sfiorava il mio braccio, o si avvicinava un po' di più, fino a quando non mi ritrovai con le dita intrecciate alle sue, quasi senza accorgermene. Non sapevo bene cosa stessi facendo, ma era come se tutto avesse finalmente senso.

"Charlie," sussurrò, fermandosi all'improvviso. "Mi piace stare con te." Il suo tono era serio, e per un momento mi guardò come se stesse cercando di leggere dentro di me.

Mi sentivo confuso, ma allo stesso tempo, incredibilmente felice. Prima che potessi rispondere, lui si avvicinò e mi sfiorò delicatamente il viso con una mano. Non avevo mai immaginato che potesse essere così delicato, e non mi resi conto di trattenere il respiro fino a quando le sue labbra non si avvicinarono alle mie.

Il bacio fu dolce e breve, ma sufficiente a farmi capire tutto. Era come se il mondo intorno a noi si fosse fermato, lasciandoci in una bolla in cui c'eravamo solo io e lui. Quando si staccò, mi guardò con un sorriso timido, qualcosa di inaspettato da parte sua, come se anche lui fosse stato sorpreso da ciò che era appena accaduto.

"Mi piace... tanto stare con te, Charlie," sussurrò, con un sorriso quasi imbarazzato. "E vorrei davvero conoscerti meglio. Magari, che ne dici di venire a cena con me? Tipo... questo sabato sera?"

Rimasi senza parole per un momento, sentendo il cuore che accelerava di nuovo. Poi, senza nemmeno pensare, annuii, incapace di trattenere un sorriso. Non avevo mai ricevuto un invito così diretto, e non potevo credere che fosse proprio lui a farmelo.

"Mi farebbe piacere," risposi, un po' timido ma incredibilmente felice. Lui mi prese di nuovo la mano, stringendola piano, come se non volesse lasciarmi andare.

Nick Nelson & Charlie Spring, Un Primo Passo [HEARTSOPPER] ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora