Era tutto buio, sentivo qualcuno parlare, anche se non riuscivo a distinguere bene le parole. Con molta fatica riuscii ad aprire gli occhi e iniziai a studiare l'ambiente circostante. Mi trovavo in una stanza dalle pareti bianche, riuscivo a vedere accanto a me una flebo collegata al mio braccio, e solo all'ora capii di essere sdraiata sul lettino di un ospedale. Nella stanza, intorno a me, c'erano: due ragazzi, una ragazza, due signori e un ragazzino, più piccolo rispetto agli altri.
Mentre studiavo le varie persone, incrociai gli occhi azzurri di un ragazzo biondo, molto alto. Immediatamente i suoi occhi si spalancarono e, il parlottio che avevo sentito fino a prima, si interruppe. Guardai tutti confusa e, appena mi fermai sull'unica ragazza presente, notai che stava piangendo. Lei, visibilmente sconvolta, corse verso di me e mi strinse a sè in un abbraccio. Mi pietrificai all'istante, non capendo il suo comportamento e, quindi, non ricambiando l'abbraccio.
«Non ci credo, ti sei svegliata.», sussurrò piano, la voce tradiva la sua emozione.
Mi svegliai da quel momento di shock e l'allontanai piano.«Svegliata da cosa?», chiesi guardandola, sinceramente curiosa, poi mi voltai verso gli altri. «E poi voi chi siete?»
Mi guardarono tutti abbastanza confusi e quasi iniziai a sentirmi io la stupida che si era intrufolata nella stanza di una sconosciuta.
«Come chi siamo?» disse il biondino di prima.
«Non vi conosco, mi sembra una domanda più che lecita.» risposi ovvia.
«Stai scherzando? Si che ci conosci. Sono io, Zoe, non ti ricordi di me?», mi chiese la ragazza, che ora si era seduta sul mio lettino, e che, a quanto pare, si chiamava Zoe.
«Scusami, ma non ti ho mai vista prima.»
«Ok, fermi tutti, niente panico. Magari è solo confusa perché si è appena svegliata.», disse un'altro ragazzo moro, pieno di tatuaggi e, anche lui, molto alto.
«Vado a chiamare il medico.», disse un signore, che si trovava un po' più indietro rispetto ai ragazzi.
Mentre aspettavamo, tornai a guardare il biondino di prima, che era quello che mi sembrava più provato da quello che stava succedendo. Lui ricambiò il mio sguardo e un piccolo sorriso dolce gli comparì sul viso. Non riuscii a ricambiarlo però, sentendomi ancora stanca e parecchio confusa. Lui parve rimanerci male, perciò decisi di distogliere lo sguardo.
A quel punto tornò il signore di prima, accompagnato da un uomo, che capii essere un medico.
«Chiedo cortesemente a tutti, tranne alla madre, di uscire per poter visitare la paziente.» disse il medico.
Allora tutti quanti uscirono dalla stanza, lasciando me, il medico e una signora, soli. Guardai la signora, confusa sul perché non se ne fosse andata anche lei.
«Scusi se lo chiedo, ma perché lei non è uscita?» le chiesi.Lei mi guardò confusa. «Come perché? Io sono tua madre.»
«No, io non la conosco.», dissi, non capendo perché dovesse dire una cosa del genere.
Lei parve rimanerci male, ma, prima che potesse dire altro, venne interrotta dal medico. "Meglio iniziare la visita, poi spiegherò tutto a entrambe."
Finita la visita, il medico fece rientrare tutti. Io continuai a guardarli più confusa di prima. L'uomo mi aveva spiegato che ero stata ricoverata a seguito di un incidente d'auto, ma, nonostante questo, non mi disse chi fosse tutta questa gente e perché fosse nella mia stanza.
«Grazie all'esame che ho appena svolto sono arrivato alla conclusione che, a seguito dell'incidente, Iris ha sviluppato un trauma cranico che ha comportato alla perdita della sua memoria.» disse diretto.
Appena finì tutti i presenti nella stanza, me compresa, avevano più o meno la stessa espressione: occhi sgranati, da cui si poteva intravedere della sofferenza.
Il primo a parlare fu il biondino. «Significa che non riprenderà mai più la memoria?», disse, dal suo tono di voce si percepiva una leggera nota di paura.
«Non posso ancora dirlo, dovrei fare degli esami più approfonditi. Tuttavia, posso dirvi che un recupero totale della memoria è impossibile, in questo caso può essere solo parziale o nullo.»
«Non è possibile.» sussurrammo nello stesso momento io e il biondino. Immediatamente ci guardammo e io vidi nei suoi occhi tutto il dolore che non stava esprimendo a parole.
Subito dopo Zoe scoppiò in un pianto disperato, buttandosi su di me. «Non è vero, non puoi non ricordarti di me. Guardami Iris, sono io, Zoe, la tua migliore amica.», mi guardò disperata e io non riuscii a reggere il suo sguardo, spostandolo sulle mie gambe. Nonostante non la riconoscessi, vederla in quello stato a causa mia fece troppo male per continuare a guardare.
«Iris, ti prego.», biascicò Zoe e allora il moro tatuato di prima si avvicinò per allontanarla piano da me.
«La porto fuori.» disse il moro prendendola per mano. Lei, che stava singhiozzando, si accasciò sul suo petto, stringendosi a lui. Allora lui le poggiò un braccio sulle spalle, stringendola a se in una sorta di mezzo abbraccio.
«Consiglio a tutti di uscire per lasciarle un momento per metabolizzare il tutto.», disse il medico prima di uscire dalla stanza, seguito prima dai ragazzi di prima, poi dai due signori e dal ragazzino.
Nella stanza rimanemmo solo io e il biondino, quello che mi parve più sconvolto tra tutti. Aveva gli occhi lucidi, dai quali si poteva vedere tutto il dolore che stava provando in quel momento.
«A questo punto penso che tu debba presentarti.», dissi, non riuscendo ancora a realizzare.
Il ragazzo inizialmente mi guardò senza dire niente, poi mi dedicò un sorriso dolce.
«Sono Oliver, il tuo fidanzato.»
SPAZIO DELL'AUTRICE
Questo capitolo serve solo per farvi capire a grandi linee cos'è successo, nel prossimo conoscerete meglio i personaggi.
A parte questo spero che questo capitolo vi sia piaciuto, la storia è molto più intensa, ma nonostante ciò spero vi piaccia ugualmente 💞.
Ci vediamo presto al prossimo capitolo,
Cheryl🦋.ig: cherylbook__
tik tok: cherylbook__
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Memories of a forgotten love
Romanzi rosa / ChickLit"Ma, quindi, tu ci credi a questa leggenda del filo rosso?" "Da quando ti ho conosciuto si." Iris è sempre stata una ragazza insicura di se stessa, finché non ha conosciuto Oliver. Insieme sono riusciti a essere uno la forza dell'altro, amando tutti...