1: Io sono Collyn

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Io sono colui che ha perso.
Io sono colui che è morto.
Io sono colui che ha dato fiducia a chi non la meritava.
Io sono colui che ha difeso chi aveva perso le speranze.
Io sono colui che ha dato tutto per ricevere niente.
Io sono colui che ha pianto al posto degli altri.
Io sono colui che ha provato a fare più di quello richiesto.
Io sono colui che ha dato una seconda possibilità.
Io sono Collyn.

«D-dove sono?» Mi chiesi mettendomi una mano sulla fronte, guardandomi attorno vidi che il luogo in cui mi ritrovavo era tutto nero, sembrava una caverna, con la pietra che sembrava di un colore violaceo, che però restava vicino al nero, era assente di soffitto, ma presente comunque di stalagmiti, e, a quel punto mi ricordai «G-giusto...sono morto, ma allora perché questo posto? Cos'è?» Mi chiesi guardandomi attorno, solo buio, solamente dannato buio «Che sia il grande Nero?» Mi chiesi, ancora, massaggiandomi il collo; non sapevo cosa fare, un luogo sconosciuto di cui non so nulla, mi ricordava certe cose vissute in vita «Non vedo nulla di pericoloso, però...» All'improvviso mi fermai, avevo sentito il rumore di un sasso che cadeva da chissà dove, e, per precisare, lì non c'era vento, quindi di sicuro c'era ben altro, per istinto tirai un coltello di Zewa nella direzione dell'improvviso rumore, il coltello di Zewa è un coltello studiato per essere lanciato e perforare la vittima fino al cuore; il colpo non produsse nessun rumore, strano per quel luogo, pieno di eco; passati un po'di secondi si sentì un rumore metallico, e dopo quello, il coltello lanciato poc'anzi cominciò a rotolare verso di me, era piegato per assumere una forma circolare, lo guardai indifferente arrivare ad appoggiarsi sul mio piede per poi rovesciarsi di lato come una monetina «Chi va là?» Chiesi, senza timore fissando il nero e raccogliendo il coltello...
Niente, niente di niente, nada, nessuna risposta, nessun rumore; rendendomi conto che non avrei mai ricevuto risposta avanzai, verso la direzione in cui lanciai l'arnese, che si rivelò essere un buco, un buco molto profondo, strano che un buco abbia piegato un coltello, comunque, il buco ovviamente era nero oltre ad un certo limite «Vediamo se riesco a...» Chiusi la mano e strinsi il più possibile pronunciando una ricetta di madre «Niente, non funziona» Mi resi conto di essere senza abilità speciali «Beh...a questo punto...» Spostai la mano che reggeva il coltello sopra la buca e mollai la presa, assolutamente nessun rumore, sembrava infinita la caduta all'interno di quel foro buio e cupo «Chi ha fatto quella roba al mio coltello?...» Chiesi ad alta voce, guardandomi attorno, intendiamoci, non poteva essere stato il buco.
«Io mi chiamo Collyn, e tu?» Provai a domandare, sapendo che non avrei avuto una risposta «Immaginavo...» Dissi fra me e me, cominciando ad incamminarmi verso altro ignoto, con buchi e stalagmiti sempre più frequenti e grandi; si cominciava a sentire la pesantezza dell'aria, sempre più "ingozzante".
Erano ormai ore che camminavo, senza che accadesse nulla, ma poi...«Non ti arrendi, eh?» Una voce femminile fra il fastidioso e il saggio, a cui io non risposi, più per la sorpresa che per il terrore «Sei di poche parole?» Mi chiese la voce «Uhm...s-scusami, mi chi-...» Balbettai più per l'indecisione su che dire che per altro, ovvio «Collyn, lo so già, ti ascoltavo prima, sai?» Mi fece noto «Perché rispondi solo ora? E soprattutto, chi sei tu?» Chiesi, con voce leggermente arrabbiata «Oh, adesso sei pure nella posizione di "minacciare"?» Disse sbuffando, lei, lasciandomi zitto per qualche secondo «Eheh, io mi chiamo Curka» Affermò lei «Quindi...dove mi trovo?» Chiesi io grattandomi la fronte dimenticandomi della mia prima domanda «Mah, come lo chiamate voi?» Dice con voce quasi disinteressata «Grande Nero?» Chiesi io, confuso dall'indecisione della voce «No...no...ah! Ha molti nomi per essere chiamato, ad esempio... Inferno, Aldilà, Tartaro, Geenna, eterna condanna...» Elencò Curka «Lo pensavo molto diverso...con più gente, magari» Rivelai «E quindi...cosa faccio qui?» Domandai disperato, ormai «Questo luogo è tipo...una strada, e io sono le pietre che la compongono» "Spiegò" lei «Non credo di aver capito...» Ammisi «Qua o muori e vai alla vera condanna eterna, oppure, se supererai una "prova" ti verrà data...quella roba che hai cominciato ad odiare» Disse «Mh...una doppia possibilità, allora spiegami, cosa devo fare?» «Dovrai uccidermi» disse poi ridendo Curka, e, con quella inquietante risata il nero diminuì lasciando vedere una grossa e pelosa gatta nera, che rideva in sincronia alle risate, fissai per un poco Curka «È così facile?» Chiesi, dandola già per vinta, ma la gatta era già scomparsa dalla mia vista «Ora fallirai, come tutti gli altri» Minacciò lei, mentre io mi guardavo attorno «Va bene» Dissi sedendomi a terra «Come faccio a fallire?» «Hai un solo tentativo di uccidermi...un solo colpo» «Aspetterò di inventare una tecnica» dissi io chiudendo gli occhi, passarono minuti senza che succedesse qualcosa, poi anche ore, il tutto per... «Sei noioso Collyn, perché non ti suicidi?» Chiese Curka stanca di aspettare, ma io la ignorai «Grrr...DROU UCCIDILO!» Urlò la gatta.
Sentii un rumore oltre a lei che urlava, aprii gli occhi e vidi una bestia completamente nera, con gli occhi bianchi, dell'appuntito pelaccio, simile a quello di un cane randagio; che stava per attaccarmi, mi sentiì pronto per saltare il suo attacco, riusciì quasi per miracolo a schivare, e poi lui, sorpreso, cadde in un modo tragicomico dentro ad uno dei tanti buchi insediati lì, l'essere felino si avvicino a guardarci dentro «Drou?» Le andai vicino «Ti importava molto di lui?» Le chiesi «No...cioè, non era nulla di importante...però...» «Beh...ho vinto» Dissi spingendola nel buco, cosa che a quanto pare non si aspettava «Asta la vista, baby! (+1 Punto cit)» Commentai.
Senza né un ma né un però tutto iniziò a farsi sfocato, le stalagmiti diventarono sempre più piccole fino ad estinguesi, i buchi si chiusero, il pavimento piuttosto che di pietra violacea divento di gialla sabbia, il cielo diventò fra il rosso è l'arancione, attorno a me si strutturò una specie di anfiteatro, distrutto in varie parti, chissà se dalle armi o dal tempo, e attorno a me si formarono delle catene che mi facevano tendere le braccia fino al dolore, attaccate a due pali di metallo, uno a destra che teneva il braccio destro e quello a manca che teneva il braccio sinistro; e per finire mi si materializzarono addosso dei giavellotti come se mi fossero stati lanciati addosso, per farmi soffrire...soffrivo molto, eccome se lo facevo.
...Io, Collyn...sono tornato...io, Collyn, sono tornato in vita, superando l'aldilà...e mi sono ritrovato in quell'orribile luogo, in cui probabilmente ero morto.

«Che odio» Commentò Curka «Eheh, lo so che odi farti sconfiggere appositamente, ma era necessario» Ridacchio un'oscura ombra(?), con una voce maschile piuttosto contorta «Caronte, ti odio e lo sai» Si lamentò la gatta «Abbiamo salvato un sacco di persone, lo sai...ah, giusto, tu sei sadica, non ti piace la cosa» Derise un po' Curka l'altro «Ma non è vero che ci rimetti, perferisci 2.000.000.000 di persone ora o infinite lentamente?» «Umpf, ti odio» Disse infastidita la gatta «Oh, anch'io mi odio, anch'io...».

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