CAPITOLO 20:

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Dopo un paio di minuti eravamo di nuovo in marcia, verso gli obiettivi seguenti. Sembrava che ci fossimo ripresi tutti, più o meno bene, dal trauma della passeggiatina sul ponte, anche se potevo ancora sentire l'adrenalina scorrermi in corpo, insieme ad un po' di ansia.
Cosa avrei dovuto affrontare?
Sarebbe stato più facile? O sempre più terrificante?
Rimasi sorpresa quando, in seguito ad una marcia veloce, ci eravamo trovati sulla sponda di un fiume largo una ventina di metri, con una semplice corda a penzolarci davanti.
Non era del tutto banale come prova, ma dopo il ponte mi aspettavo in crescendo di esperienze terrificanti e -in tutta sincerità- quella non lo era affatto.
Per l'appunto tutti riuscimmo a lanciarci dall'altra parte più o meno senza problemi. La maggior parte arrivò in piedi, una piccola minoranza inciampò solo e solo in due caddero, ma non in acqua.
C'era da dire che durante la camminata dal ponte al fiume in molti avevano stretto amicizia.
Un paio di ragazze si tenevano a braccetto e ogni due secondi sparavano frasette sospirate del tipo "Se non siamo in stanza insieme faccio un casino!" oppure "No, tesoro, io e te saremo assolutamente insieme!"
I maschi, invece, stavano in gruppetti da cinque o sei e si spintonavano urlandosi dietro insulti scemi.
Io, personalmente, chiacchieravo con Maryka di com'erano le lezioni di Waily, quando una ragazza ci affiancò.
~ Sorellina! Come sta andando?~ l'accolse Maryka.
Dovevo capire che erano sorelle, era palese.
L'altra, che, scoprii, si chiamava Rachele, era molto più riccia e leggermente più bassa. Stessa tonalità della pelle e stesso colore degli occhi, per non parlare della voce identica.
~ Direi bene.~ le rispose.
Guardandola, la riconobbi come la prima ragazza che aveva attraversato il ponte e la prima volontaria per la fune. Non erano troppo diverse nemmeno a livello caratteriale, allora.
~ Tu sei la mezz'essere!~ esclamò Rachele mollandomi una pacca sulla spalla.
~ Si chiama Angy.~ chiarì sua sorella.
~ Be' piacere, Angy.~ si affrettò ad aggiungere.
Ci stringemmo la mano con un sorriso e proseguimmo la marcia in silenzio.
Tenevamo un passo abbastanza scorrevole e veloce. Non avevamo dimenticato le parole di Maryka, secondo la quale dovevamo arrivare prima degli altri.
Nessuno pareva minimamente stanco; erano tutti contenti della bravura dimostrata nelle prove e piano piano cominciò a diffondersi un senso di sicurezza e anche di arroganza.
Uno stretto gruppetto di ragazzi e ragazze si era compattato intorno a me, Maryka e Rachele ed incitava gli altri a sbrigarsi.
La scintilla d'eccitazione per la sfida seguente gli brillava negli occhi rendendoli, se possibile, ancora più spacconi.
Quando la nostra capogruppo ci segnalò di fermarci in prossimità di una parete rocciosa gli sguardi sicuri presero una sfumatura incerta mentre percorrevano dall'alto in basso quei dieci o quindici metri di roccia chiara e polverosa.
Ci dovevamo arrampicare a mani nude e scalarla fino in cima, dove avremmo trovato una lunga corda con degli appigli, mano a mano che salivamo dovevamo assicurarcene uno alla cintura.
Se avessero saputo che facevo parkour mi avrebbero definita avvantaggiata, ma io in quei sassi deformati, in quelle piccole sporgenze non riuscivo a trovare nulla di simile ai mattoni squadrati dei palazzi della mia città.
Non prevedevo alcun divertimento.
La scalata fu faticosa, soprattutto per la polvere che mi finiva continuamente negli occhi e per la pelle delle mani straziata dalla roccia appuntita.
Dopo un po' una ragazza ebbe un'idea: allungò le maniche del suo cardigan e le usò come fossero guanti. Io, come molti altri, la imitai e trovai un po' di sollievo per il dolore che sentivo.
La cima arrivò prima di quanto pensassi anche se fu una bella fatica.
Mi ero legata la corda intorno alla vita, come tutti, e attesi che l'ultima ragazza facesse lo stesso.
Le parole di Maryka mi sconvolsero; dovevamo entrare in un tunnel di riccia e percorrerlo tutto, completamente al buio con l'unica assicurazione di essere attaccati a quello di fronte.
Sarò sincera: ero in panico.
Io ho sempre odiato i luoghi chiusi e bui. Non potevo sopportare di entrare lì dentro, sottoterra. Avrei avuto una crisi di panico e mi sarei bloccata.
Sentivo i sudori freddi percorrermi la schiena fino alla nuca stuzzicandomi la pelle, motivo per cui avevo prurito ovunque.
Ancora pochi secondi e mi sarei messa a saltellare.
~ Maryka.~ la chiamai tentando di mantenere la voce ferma.
~ Dimmi.~ fece affiancandomisi.
~ Non posso. Davvero. Non lo posso proprio fare.~
~ Qual'è il problema?~
~ Il problema è che vuoi ficcarmi in un cazzo di buco. Nemmeno ci passo da lì!~
~ Angy devi calmarti,~ mi bloccò. ~ Tutti hanno paura.~
~ Io non ho paura. Non lo voglio fare.~ protestai.
~ Non hai paura, va bene. Sei solo terrorizzata.~ ridacchiò.
~ Forse. Resta il fatto che non voglio farlo.~
~ Angy, andrà tutto bene. Siamo insieme, uniti. Sei con il tuo branco. E poi, detta tra di noi,~ sussurrò avvicinandosi al mio orecchio. ~ non è una prova così difficile. Il tunnel è molto corto ed essendo tutti vicini si tratta davvero di una cavolata.~
~ ...Ne sei sicura?~
~ Assolutamente. Andremo alla grande.~ mi disse con un sorriso incoraggiante.
La farò breve; mi sentivo più costretta che sicura quando seguii il ragazzino davanti a me dentro al tunnel.
Tenni gli occhi chiusi tutto il tempo, pensando al cielo azzurro e ad ampi prati verdi puntellati di fiori per dimenticarmi dove ero finita.
Presto dovemmo piegarci e gattonare talmente il soffitto si era abbassato incombendo su tutti noi.
Mi si erano ristretti i polmoni, dentro ai quali non riuscivo più ad introdurre ossigeno.
Fortunatamente i miei nervi sopravvissero a quella tortura anche se tremai per ogni dannato secondo.
L'aria non mi era mai sembrata così dolce come quando uscii di lì. Il sole mi bruciò gli occhi quando li riaprii, ma apprezzai quella sofferenza perché indicava che tutto era finito.
Ero pallida come un lenzuolo, a quanto mi dissero.
~ Ragazzi.~ ci chiamò Maryka. ~ Un'ultima corsa e abbiamo finito.~
In men che non si dica, dopo esserci liberati, eravamo tutti scattati a correre nella direzione indicataci dalla capogruppo.
Era un sentiero consumato, quindi non fu difficile anche se la stanchezza si faceva sentire. Le gambe sembravano più pesanti del solito e avevi male agli addominali, ma il desiderio di concludere finalmente quella priva era più forte.
In lontananza, scorgemmo una specie di arco creato dalla giunzione dei rami di due alberi.
Era il passaggio per uscire di lì, ce lo sentivamo tutti quanti.
Aumentando sempre più la velocità ci mettemmo in fila, uno dietro l'altro, riuscendo a passare tutti quanti sotto i due alberi finendo sul pianerottolo dell'ingresso che portava alle diverse stanze delle prove.
Era finita, ce l'avevamo fatta.
~ Ce ne avete messo, eh!~ fece la voce di Hunter interrompendo i miei pensieri.
Ci voltammo tutti verso di lui, accorgendoci, con orrore, di essere arrivati per ultimi. Non avevamo superato la prova.
~ Non ci credo...~ sussurrai spostando lo sguardo sui miei compagni.
Avevano la mia stessa espressione. Un misto di incredulità, delusione e tristezza.
Come avremmo fatto? Insomma, perdere una prova ci avrebbe impedito di essere ammessi alla scuola?
Io avevo superato tutte le altre, ma i licantropi dovevano svolgere solo quella, e avevamo fallito.
~ Visto? L'avevo detto io.~ disse Hunter avvicinandomisi con un ghigno in volto. ~ Sei un sacco di patate lento.~
Non gli risposi. Non ne avevo voglia anche se qualcosina da dirgli mi era venuta in mente.
~ Be'? Perché fai quella faccia?~
Di nuovo non dissi nulla.
Non potevo credere di aver perso, così come tutti gli altri. Eravamo a dir poco sconvolti.
Mentre l'altro gruppo chiacchierava tranquillo, in mezzo a noi non volava una mosca. Ci guardavamo l'un l'altro senza che servissero parole per esprimere ciò che pensavamo.
~ Ehi!~ mi scosse. ~ Ci sei?!~
~ Ciao Hunter!~ esclamò Maryka mollandogli una pacca sulla spalla possente.
~ Gli hai di nuovo raccontato quella stronzata della gara?!~ ribatté lui guardandola sia divertito che contrariato.
Avevo capito bene?
~ Quale stronzata della gara?~ intervenni io.
~ Ahh... Be', Angy, non puoi negare che la minaccia di perdere se foste arrivati ultimi è stata un bell'incentivo per farvi andare veloci...~ borbottò la nostra capogruppo con un sorrisetto.
~ Stai scherzando?!~ fece il ragazzo che era finito in crisi isterica sul ponte. ~ Era una balla?~
~ Certo che era una balla!~ esclamò Hunter.
~ Stai scherzando?! Non può aver fatto una cosa simile!~
~ L'ho fatta, invece. E la faccio ogni anno da quando Waily mi fa fare l'assistente.~ ridacchiò Maryka, ignorando completamente gli sguardi furiosi che l'intero gruppo le rivolgeva.
~ Pensavamo di aver perso la prova!~ protestò una ragazza.
~ E non siete contenti di scoprire che invece l'avete superata? È stata una bella sorpresa, avanti...~
~ Che bastarda...~ sibilò Rachele, con le fiamme di rabbia negli occhi.
~ Ti adoro anch'io, sorellina mia.~
~ Vaffanculo! Stammi lontana!~
~ Ma quanto affetto che ti riservano, Maryka.~ disse la voce di Waily, che chissà da dove era spuntato.
~ Gli ho solo fatto una sorpresa, sono tutti ingrati.~
~ Le conosco bene, io, le tue sorprese.~ rise. ~ E non li biasimo affatto.~
Aspettammo in silenzio che Waily salisse la scalinata e che ci raggiungesse.
Fuori dalle finestre vedevo la grigia luce del sole filtrare attraverso le ancor più grigie nuvole che si erano raccolte in cielo.
Dalle vetrate ad arco entrava una sottile luce spenta, ma che illuminava il professore dando alla particolare morfologia del suo viso un aspetto ancora più mansueto.
Circondò affettuosamente le spalle dei primi due ragazzi che gli erano capitati a tiro, e mandò a tutti uno sguardi sereno.
~ Siete stati molto bravi, tutti voi.~ iniziò con voce profonda. ~ Avete mostrato di essere dei veri licantropi. Chi più chi meno, ma comunque imparerete ad esserne degni.~
Distribuì all'intero gruppo un sorriso tranquillo che non ammetteva la mancanza di una risposta.
Ormai non avevo più dubbi; avrei amato quel professore.
~ Bene. Immagino che sarete tutti stanchi dopo le prove. Avete il resto del pomeriggio libero, poi durante la cena di questa sera verranno assegnate le camere.~
Ci fu un lieve sospiro di sollievo generale. Non eravamo sicuri di cosa avrebbe detto Waily ma le sue parole rassicuranti furono un dolce lenitivo per le nostre preoccupazioni.
~ Forza, bestiole. Andate.~
Dopo l'originale congedo di Waily ci eravamo tutti avviati giù dalle scale, chi sorridendo, chi grato di aver udito le parole "pomeriggio libero" e chi semplicemente stanco.
Io, personalmente, rientravo in tutte quelle categorie.
Quando varcai la soglia insieme agli altri mi sentivo talmente sollevata che a malapena sentii le voci di Faith e di Xavier che mi chiamavano insistentemente.
Furono costretti a chiamarmi diverse volte prima che la mia mente recepisse le loro voci, ma quando, finalmente, voltai la testa e li vidi, mi corsero incontro con due sorrisi fin troppo allegri.
~ Allora? Com'è andata la mezz...~
~ Cretino, sta' zitto!~ lo interruppe Faith con uno spintone.
~ Ahh... sì, scusa.~ ridacchiò il demone. ~ Com'è andata, comunque?~
~ È inutile tenerlo segreto...ormai tutti quelli con cui ho fatto le prove sanno chi sono.~ dissi loro. ~ Penso di essere andata abbastanza bene.~
~ L'importante è che non ti sia successo niente di male. Le prove non sono sempre facili per tutti.~
~ Posso immaginarlo.~
Il cielo sembrava si stesse rischiarando; le nuvole si spostavano rapidamente, assottigliandosi e scoprendo il sole il cui calore iniziava a scaldarmi la pelle.
~ Hai fame, Angy?~ mi chiese Faith spostandosi per lasciar passare un gruppo di una ventina di ragazzi.
Più che fame sentivo un forte pizzicore al collo, determinato quasi sicuramente da tutti quegli entros insieme. Non era troppo fastidioso ma speravo comunque che passasse presto.
~ Un po' sì, in verità.~
~ Bene! Gli altri ci hanno preso da mangiare e ci aspettano in giardino.~
Ecco allora dove andavano tutti! Al bar, o qualunque altro distributore di cibo ci fosse.
~ Quelli ci travolgono se non ci muoviamo, ragazze.~ annunciò Xavier accennando con la testa ad un gruppo ben più numeroso, che avanzava verso di noi.
Immediatamente ci voltammo, e a passo svelto seguii i due davanti a me. La massa poco distante era davvero rumorosa; sentivo un'enorme quantità di amici che parlavano tra loro e si chiamavano l'un l'altro. C'era anche una ragazza di nome Angy, che veniva insistentemente chiamata da qualcuno.
Inutile dire che non mi voltai; nessuno poteva conoscermi, quindi non ero io di certo.
~ Angy!~
Doveva essere un tipo insopportabile se non rispondeva nessuno.
~ Angy!~
Quanta insistenza! Gli avrei risposto io solo per farlo tacere.
~ Angy, cazzo, ti vuoi girare?!~
Mi voltai. Non certo perché pensassi di essere l'oggetto di tanto urlare, ma per pura curiosità.
~ Ah, finalmente!~ ripeté la voce, aiutandomi così ad individuarne la fonte.
Mi pietrificai lì dov'ero quando vidi i capelli corvini e gli occhi argentati di Elija.
Mi fermai ad aspettare che mi raggiungesse, senza espressione né pensieri comprensibili.
Avevo paura ed ero felice. Mi sentivo irritata e grata della sua presenza. Avevo desiderato che mi cercasse e sperato che non mi vedesse mai.
Troppa confusione nella mia testa, ma l'unica cosa certa era che mi ero rifiutata di rivolgergli anche solo un singolo pensiero.
Mi stava raggiungendo in fretta, forse fin troppo, ma le mie gambe si muovevano verso di lui e non riuscivo a fermarle, mio malgrado.
Eravamo ad una decina di metri di distanza. Riuscivo quasi a sentire il countdown nella mia mente, indicante i pochi secondi che gli mancavano per arrivarmi di fronte.
Ecco, c'era quasi. Mancavano pochi passi, che mi sembravano sia un'eternità che esageratamente pochi, ma prima che me lo ritrovassi davanti sentii una voce che questa volta chiamava lui.
~ Elija! Ehi, Elija!~ fece una ragazza.
Si girò, cercando la voce, e la individuò -così come me- in un'alta ragazza bionda dai lunghi capelli arricciati e dal fisico slanciato che gli si gettò tra le braccia, avvinghiandogliele intorno al collo mentre lui, con una lieve sorpresa, restituiva il gesto.
Non so esattamente cosa mi prese, ma non volevo più stare lì.
La mia fame sembrava aver raggiunto livelli esorbitanti, così mi voltai senza dire una parola e raggiunsi con una breve corsa Xavier e Faith che erano poco più avanti.
Per la prima volta desiderai di sparire nel nulla, in modo che nessuno potesse chiamarmi di nuovo.

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