I QUADRI

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Un capello, una linea del viso...tutto doveva essere perfetto.

Chi vedeva la mia arte pensava fosse crudele, io pensavo che fosse lo specchio dell'anima.

Rappresentavo le persone proprio come erano...belle, con tutte le loro imperfezioni.

"Em, sei sicura di non volerle esporle alla festa della scuola?"

"No, è già tanto che le faccio vedere a te"

Eravamo nella mia cantina, davanti a noi c'erano tutte le mie tele.

"Ma sono veramente belle, certo un po' particolari ma sono carine"

Hanna ha sempre voluto incoraggiarmi con la mia arte, di farla vedere al mondo.

Forse se le avessi dato retta non saremmo arrivate a questo punto...

"Dai perché non torniamo al nostro pomeriggio solo ragazze"

Avevamo deciso così di passare i due giorni senza i miei genitori, a parlare e stare un po' insieme, ridere e scherzare come ai vecchi tempi.

Infondo non ci vedevamo da un paio di settimane, ormai Hanna viveva in Florida ma ci conoscevamo da quando eravamo piccole.

"Hey, ma questa sono io!"

"Cosa?"

"Questo...sono davvero bella"

La sua risata mi riporta completamente alla realtà. Ha in mano uno dei miei quadri e sì, lì era proprio disegnata lei.

Mi ero impegnata molto per quel quadro, ed è vero, è uscito davvero bene.

I suoi capelli biondi, le guance un po' tirate, il suo orecchino preferito in primo piano e quella ciocca di capelli ribelle che non rimane mai nella coda. Hanna Marin in tutto e per tutto.

"Sì Han dai lascia stare. Andiamo su"

"Sì, ma me lo posso portare a casa?"

"Sì, fai come vuoi. Andiamo?"

"Sì sì, cos'è detesti questi quadri?"

Un sorrisino le affiora sulle labbra, io semplicemente salgo le scale e inizio a preparare la cena.

"Cosa fai di buono?"

"C'è della lasagna di ieri, ti va bene?"

"Certo, io torno dalla California dopo un secolo e tu mi riscaldi delle lasagne. Carina"

Ci mettiamo a ridere, ridiamo tanto io e lei.

"Emily, siamo tornati"

"Sì, sono in cucina"

I miei genitori sono tornati, sembra passato un secolo e invece solo due giorni.

"Cosa fai?"

"Un po' di pulizia, soprattutto ai coltelli"

Luccicavano adesso, finalmente

"Che brava, non vengono mai puliti abbastanza"

Spunta anche mio padre in cucina

"Come siete state tu e Hanna?"

"Bene"

"è tornata in California?"

"No, si tratterrà qualche altro giorno. Forse per sempre..."

"I suoi sono tornati in città"
"In un certo senso"

Mi infilo il coltello in tasca, non so perché forse un gesto istintivo...

"Vado di sotto a finire uno dei miei quadri"

"D'accordo, ti voglio bene"

Prendo il quadro di Hanna e lo nascondo in fondo dietro a tutti gli altri.

Poso il coltello su un comodino, poi lo riporterò in cucina. Chissà perché lo preso...

Una pennellata dopo l'altra, inizia a girarmi la testa ma non ci faccio a caso.

Poi i miei occhi diventano sempre più pesanti, ma cerco di ignorarli...

"Ahhhh"

L'urlo agghiacciante di mia madre distrugge il mio sonno. È mattina ormai e io mi accorgo di essermi addormentata mentre dipingevo.

Corro di sopra

"Dove sei mamma?"

Mio padre è a lavoro a quell'ora

"In cortile..."

I miei passi diventano più lenti e la paura inizia ad assalirmi, il battito ad accelerare.

"Cosa hai fatto?"

Le mani di mia madre sono insanguinate, vedo un gruppetto di semini. Voleva piantare qualcosa, ha smosso troppo la terra e così ha trovato...

"Che cosa hai fatto?"

Mi guarda e io non so cosa fare

"Così resterà con me per sempre"

"Cosa?"

"Lei se ne è andata, adesso non lo farà più"

"Hanna...Hanna era una brava ragazza...Cosa hai fatto"

La polizia arrivò poco dopo, la polizia percorse casa nostra un miliardo di volte. Volevano prendere tutti i miei quadri.

Uno si rivolse a mia madre, aveva ancora le mani insanguinate...

"Lo sai chi sono queste persone?"

Indicava i miei quadri

"No"

"Tutte persone scomparse o casi di omicidio irrisolti in cittadine qua vicino"

"Cosa..."

Un poliziotto mi passò davanti, come se non mi vedesse.

"Mamma, io non volevo. Quelle persone mi hanno fatto del male"

Ma è come se nessuno mi sentisse.

Sento altre parole del poliziotto

"Sua figlia ha un quadro per ogni persona che probabilmente ha ucciso. Sua figlia era un serial killer, e questa mania di dipingerle con tutti i minimi dettagli..."

"Aspettate"

Lo sguardo di mia madre si era ripiegato su un altro quadro

"Quella è mia figlia..."

"Sì, sua figlia è stata trovata ieri pomeriggio con le vene tagliate. Non ricorda? Pare infatti che questo sia il suo ultimo quadro in base alle date. L'ultima persona..."

"No, non è possibile, io ci ho parlato"

"Purtroppo credo che questo non sia possibile, sicura di sentirsi bene? Comunque, grazie anche se non potremo punire la colpevole le famiglie saranno contente di avere una risposta. Peccato che ieri quando siamo scesi di sotto, per sua figlia, nessuno si sia accorto dei quadri. Magari potevamo risparmiarle lo shock di trovare il corpo della giovane Hanna Marin"

"Io non capisco, se quello che dite è vero, quando avrebbe ucciso Han?"

"Pare ieri dalla data, probabilmente prima che voi tornaste dal vostro viaggio. Mi avete detto che siete tornati nel pomeriggio, giusto?"

"Giusto"

Ma non c'era niente di giusto in questa storia.

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