Mi sedetti sul letto matrimoniale, la schiena appoggiata alla testiera, in attesa che Grace e Susan arrivassero. Avevo dato loro appuntamento alle 16.30, ma l'orologio appeso alla parete segnava già le 16.35.
Sempre in ritardo.
Sbuffai mettendomi comoda sulla coperta rosa che copriva il letto. Cercando di ignorare il piccolo fastidio che si faceva spazio nel petto, sbloccai il telefono. Scorsi distrattamente tra le varie notifiche, la luce dello schermo che mi dipingeva il viso. Un rumore secco e ritmico interruppe i miei pensieri: nocche contro il legno. Erano arrivate.
Incrociai le braccia al petto lanciando un altro sguardo all'orologio.
16.38... 16.39... 16.40...
Le lancette sembravano muoversi con una lentezza esasperante.Mi presi qualche altro minuto per ammirare la mia stanza, perfettamente organizzata. I cuscini decorativi, ordinati con precisione millimetrica in fondo al letto, sfumavano dal rosa scuro al rosa chiaro in una sequenza cromatica impeccabile. Sul comodino e sulle mensole, candele profumate, rigorosamente spente, facevano da cornice ai miei libri scolastici.
La voce di Grace filtrò sotto la porta e attraversò il salotto che condividevo con London fino a raggiungermi, attutita ma riconoscibile. «Abbiamo sbagliato orario?»
«No, aveva detto alle 16.30,» fu la risposta di Susan.
«Però sembra non ci sia nessuno.»
Un nuovo leggero battere di nocche sulla porta.
«Siamo in ritardo, Grace. Starà facendo la sostenuta come suo solito.»
Con un balzo mi alzai dal letto. I piedi nudi affondarono nel tappeto bianco e soffice. Attraversai la stanza con passi decisi lasciando dietro di me la coperta leggermente sgualcita. Mi fermai davanti alla porta d'ingresso e afferrata la maniglia, fredda a contatto con il palmo, la aprii con un colpo secco e deciso. Grace e Susan ebbero un leggero sussulto, le fissai con sguardo glaciale.
«Scusa il ritardo.» Con un sorriso innocente Grace tentò di alleggerire la tensione.
«Figuratevi,» risposi con tono tagliente, anche se meno di quanto avrei voluto. «Ci sto facendo l'abitudine.»
«È stata una giornata terribile,» si giustificò Susan, passando davanti a me senza attendere un invito. «Oggi ci hanno consegnato i risultati del compito su il determinismo e la libertà nella filosofia della mente.»
«Com'è andato?» le chiese l'amica, entrando a sua volta nel salotto.
«Lasciamo perdere.» Strinse le labbra con un lampo di frustrazione negli occhi.
«Perché ti ostini a frequentare il corso di Filosofia Della Mente?» mi intromisi inclinando leggermente il capo verso la mia stanza, silenziosamente comunicando loro di seguirmi. «Dubito che possa tornarti utile per il futuro.» Ripresi posizione sul letto rivolgendomi a Grace: «Chiudi la porta.»
«London è nella sua stanza?»
«No, credo sia andata in biblioteca a studiare.»
Quel topo di biblioteca.
«Si rilassa mai quella ragazza?»
Incontrai lo sguardo di Susan e le sue labbra si incurvarono in un sorriso trattenuto, che presto si trasformò in una risata spontanea. La seguii, per un momento incapace di fermarmi, ma mi ricomposi subito. «Basta perdere tempo. Siete già arrivate in ritardo. Mettiamoci subito al lavoro: William Murray.»
«Cerchiamo qualcosa in particolare?» Con un movimento aggraziato, Grace si lasciò scivolare sulla poltrona in velluto bordeaux nell'angolo. Sprofondò nella seduta, estraendo il telefono dalla sua borsa di Armani. I braccialetti sottili tintinnarono appena al suo polso, una cascata di suoni metallici.
![](https://img.wattpad.com/cover/375646751-288-k652864.jpg)
STAI LEGGENDO
Unsafe Place
عاطفيةRebecca, regina del campus, ha un nuovo obiettivo: conquistare l'affascinante e magnetico William che, appena arrivato, nasconde un mondo oscuro e turbolento dietro quel sorriso sensuale. Quando Rebecca se ne accorgerà, entrambi si ritroveranno intr...