Capitolo 1. La Nuova me

63 5 1
                                    


Era passato un anno da quell'incidente.
Di quella notte, ricordo neve e fuoco. Le fiamme ardevano e mi circondavano, accompagnandomi alla morte, insieme alle urla dei miei genitori.
Oramai, pensavo che per me fosse la fine. Una fine, che ancor tutt'ora attendo.
Perché qualcuno dagli occhi rossi, mi salvò, portandomi fuori da quell'Inferno e adagiandomi sul freddo manto bianco.
Dopo ciò, sentì del dolore sul collo, come un morso e fu da lì che capì il mio destino.
I miei occhi, diventarono rossi per un attimo, prima di tornare al loro colore originare, ossia di un verde smeraldo.
Il mio angelo oscuro, svanì, quando sentì arrivare i soccorsi.
Per i giornalisti, era un vero affare parlare di questa disavventura.
"L'angelo di Dio, l'unica superstite dall'Inferno. Dei suoi genitori rimangono solo le ceneri. Si pensa sia stato qualche delinquente a far bruciare la casa. Il motivo rimane ancora un mistero agli occhi della polizia. Alcuni suppongono che era per il denaro, dato che i Cross, erano una famiglia abbastanza ricca...." Queste furono le parole che ripeterono i giornalisti per le due settimane dall'incidente.
L'angelo di Dio è così che mi conoscevano oramai, che nome carino ma ridicolo allo stesso tempo, se riflettiamo sul fatto che, da quel giorno, ero una creatura della notte.
Per quanto riguarda il mio salvatore Oscuro, ricordo, oltre che ai suoi occhi rossi, era che il fuoco, gli aveva imposto una cicatrice sulla spalla destra.
Dopo quel giorno, passai del tempo in ospedale e poi venni presa in custodia da mia zia Rose.
Lei abitava, in un paesino, non molto distante dalla casa, oramai bruciata, dei miei genitori.
La sua abitazione e molto semplice, isolata e circondata a metà da un fitto bosco.
-Ele scendi, la colazione è quasi pronta!- esclamò mia zia.
Borbottai qualcosa di incomprensibile con tono furioso, perché mi aveva distolto dai miei tristi ma misteriosi pensieri.
Mi cambiai e mi diressi verso un grande specchio, che si trovava nell'angolo, vicino alla porta, della mia piccola e semplice camera.
Quella stanza era composta da una finestra, che si affacciava sul bosco.
Accanto si trovava una scrivania in legno, con sopra vari libri e una foto della mia famiglia, l'ultimo ricordo della mia vita precedente.
In fondo alla stanza si trovava un armadio e in seguito un comodino accanto al letto.
A destra c'era una porta che dirigeva al mio piccolo bagno personale, mentre accanto allo specchio si trovava la porta d'uscita, che dirigeva alla cucina.
Mi ammirai allo specchio, guardando attentamente i mei occhi verde smeraldo, caratterizzati da delle sfumature rossicce.
Decisi di legare i miei lunghi capelli corvini in una coda.
Presi la borsa, che conteneva tutti i miei libri della scuola e mi diressi verso la cucina.
-Ele ti ho preparato...-
-Sono in ritardo Rose. Ciao. -gli mentii senza degnarle uno sguardo e dirigendomi verso l'uscita, lasciando mia zia avvolta nel suo silenzio.
Camminai per un paio di minuti, prima di raggiungere la mia meta.
Arrivai in anticipo e appena attraversai il cancello, si avvicinò a me Nico, un ragazzo alto, dai capelli castani, con dei ciuffi sul biondo e gli occhi ambrati.
-Ele! L'hai saputo? - domandò il mio migliore amico.
-No, cosa?- risposi con una domanda, mentre mi fermavo nell'ampio cortile della scuola.
- Ci sarà un nuovo ragazzo che verrà in classe con noi.- dichiarò il bruno.
-Elena Cross! - sentì urlare alle mie spalle. Mi voltai e vidi Nives, o come la chiamavano noi "Follia".
Una ragazza dagli occhi grigi e i capelli castani e alle punte fucsia, che teneva sempre raccolti una lunga treccia olandese. Esperta in elettronica e videogames.
-Niv, che succede? - gli domandai, mentre si avvicinava a noi.
- L'hai saputo del nuovo ragazzo?- mi chiese.
-Adesso glie lo stavo raccontando. - si intromise Nico.
-Guarda un po', L'Angelo di Dio insieme ai suoi amichetti...-dichiarò Isabella.
La solita smorfiosa della scuola. Dai lunghi capelli castani che delineavano il volto e definivano i suoi occhi neri.
-Cosa vuoi?- gli domandai sfacciata.
Ho sempre odiato le persone come lei, tutto fumo e niente arrosto. Troppo stupide per poterci fare un discorso serio e troppo anatre per partecipare a un concorso di bellezza senza trucco.
-Io? Non volevo nulla...e solo che stamani siete, tutti e tre, più ridicoli del solito... -rispose finendo la frase con una risatine stridula.
Stavo per rispondergli ma suonò la campanella.
-Direi di lodare le campanelle, sennò era morta...- sussurrai al mio Trio, che sorrise a sua volta per la battuta.
E adesso mi dirigevo in classe, con la curiosità alle stelle di vedere questo nuovo studente.

Love Bloodied.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora