Capitolo 4

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Soulmates,
A Mattheo Marvolo Riddle Fanfiction.

❝L'amore vero non ha bisogno di affetto, si vede nei gesti e si sente nel cuore

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L'amore vero non ha
bisogno di affetto,
si vede nei gesti e si sente nel cuore.

EMMELINNE EILEEN MALFOY

Il suono dei miei passi echeggia nel corridoio vuoto. Il palazzo, che la sera prima era stato vibrante di vita e risate, ora giace silenzioso, avvolto nell'ombra del mattino. Le luci soffuse delle lampade accanto ai quadri fanno sembrare ogni stanza più grande e più distante, come se il mondo fosse stato ridotto a un labirinto di spazi freddi e anonimi.

Mi sento stanca, più stanca di quanto avrei dovuto. La festa di ieri, il gioco sottile tra me e Mattheo, tutto ciò che è accaduto, sembra ormai un sogno lontano, eppure le sue parole, il suo sguardo, restano con me come un marchio invisibile.

Mi fermo davanti allo specchio, il volto stanco riflesso in quella superficie lucida. I capelli sono disordinati, le occhiaie più evidenti del solito. Il mio riflesso non mi piace, mi sembra come una versione sbiadita di me stessa, una versione che non riconosco. La donna che ho visto ieri sera, forte, determinata, sembra ora appartenere a qualcun altro. Come se quella persona avesse smesso di esistere, travolta da qualcosa di più grande di lei.

«Emmelinne, stai bene?» La voce di Pansy mi scuote dai miei pensieri. Mi volto e la vedo fermarsi sulla soglia della stanza, un'espressione preoccupata sul volto.

«Sto solo cercando di svegliarmi.» Rispondo con un sorriso che non ha nulla di convincente. «E tu?»

Pansy mi osserva per un lungo istante, poi si avvicina. «La festa ti ha messa ko, eh?» Dice, appoggiandosi al tavolo vicino a me. «Ma immagino che non sia solo quello.»

Non rispondo subito. La sua intuizione mi fa sorridere amaramente. Non c'è nessun bisogno di parlare di ciò che è successo ieri sera. Pansy lo sa, e se anche io non volessi ammetterlo, lei lo avrebbe già capito.

Forse è arrivato il momento di raccontargli tutto.

«Sai, quando lui è arrivato qui, sono rimasta completamente sbalordita. Non mi ha neppure degnata di uno sguardo. Così, quella stessa sera, mi sono precipitata da lui, spinta dal bisogno di capire cosa stesse succedendo, dove fosse stato per tutto questo tempo, e soprattutto perché fosse riapparso senza dirmi niente.» Inizio a parlare, liberando la mente da ogni pensiero che mi opprime.

«E sai cosa mi ha detto? Che eravamo solo bambini, e che tutto ciò che avevamo vissuto non significava nulla.» Il tono della mia voce si abbassa, mentre il dolore che provo riemerge, pungente.

«Dopo tutti quegli anni in cui gli ho scritto lettere, lui ha avuto il coraggio di rispondere così.» Mi fermo, come se avessi bisogno di rielaborare quel ricordo doloroso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 05 ⏰

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