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Pioveva quel giorno a Seoul, per l'ennesima volta, in una delle più fredde annate mai viste in Corea del Sud. Quell'autunno si stava rivelando come interamente dedicato alla pioggia costante, perenne, non essendoci stato un solo giorno senza acquazzoni, temporali, o eventi metereologici simili. Il sole sembrava voler farsi aspettare più del solito, rendendo però un po' più difficile la già movimentata quotidianità degli abitanti della grande capitale. La pioggia portava problemi- Do Kyungsoo, per tale motivo, la detestava.

Comportava allagamenti, traffico, guasti e quindi ritardi, e non c'era niente di peggiore per un fresco universitario come lui,che amava prendersi molto sul serio, che ritardare ovunque andasse per via della pioggia e della lentezza generale- globale avrebbe osato dire- che trasportava con sé, goccia dopo goccia. 





Pure il diciannove novembre pioveva Seoul, ed era già arrivata la sera quando Kyungsoo, stanco per le lunghe ore dei corsi e per il continuo via vai tra le intricate strade della città, stava finalmente per tornarsene a casa, intenzionato a filar dritto a letto una volta varcata la soglia di quello che era, e che forse sarebbe sempre rimasto, un piccolo appartamentino in una fin troppo silenziosa zona di periferia.

Aveva le gambe a pezzi per quanto aveva camminato. I piedi non se li sentiva nemmeno più.

La mattinata, fortunatamente superata, si era rivelata più difficoltosa e pesante di quanto avesse previsto. Kyungsoo, in fin dei conti, era un semplice studente e non un meteorologo o un indovino, anche se ,effettivamente, avrebbe volentieri sostituito gli "omini" delle previsioni che, ancora, con le loro predizioni sbagliate gli avevano concesso una felice doccia fredda che gli aveva regalato una giornata tutto tranne che positiva.

Kyungsoo iniziava a pensare d'aver commesso qualcosa di sbagliato in qualche sua precedente vita, altrimenti non se la sarebbe spiegata tutta quella sfortuna.

La cosa più bizzarra,poi, è che compariva nei periodi peggiori, proprio quando invece avrebbe dovuto sperare in un po' di sano culo veniva perseguitato dalla iella. Ripensandoci, in fondo, c'era stato qualcosa di buono quel giorno. Qualcosa che gli avrebbe facilitato il ritorno a casa, ossia la metropolitana era più che attiva, efficiente come al solito dopo i guasti sconvenienti che si erano verificati in quei giorni per via delle abbondanti piogge. Sospirò, perso in quei pensieri veloci che gli riempivano la mente, affollandogliela e rendendogliela confusa, forse più pesante di quanto non lo fosse già per la spossatezza.

Avvertiva gli occhi scuri e grandi bruciargli insistentemente a contatto con la luce chiara e intensa dei numerosi neon accesi all'interno della stazione, illuminata in ogni suo angolo alla perfezione.

Non c'era molta gente quella sera, il che era strano perché di solito Seoul era affollata a ogni ora del giorno e della notte, soprattutto in quel luoghi, invece era circondato da pochissimi individui, tutti presi dai loro affari.

Nessuno che si guardasse, che si calcolasse, ognuno piuttosto andava per la sua via e cercava il punto migliore per poter entrare nel primo treno in arrivo senza dover partire da fondo fila.

Pur rispettandola nessuno aveva voglia d'aspettare e buona parte dei presenti erano quasi tutti possibili studenti e lavoratori di ritorno, stanchi almeno quanto lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 24, 2015 ⏰

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