Prologo

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Forse dovrei iniziare questo racconto con "C'era una volta". ma dopotutto così cominciano le fiabe, e le fiabe hanno sempre un lieto fine. La mia storia no.

Mi chiamo Emma. Ma probabilmente voi mi conoscete con il nome di Cenerentola.

Tutti conoscono la mia storia. Quando l'ho raccontata però ero giovane e ingenua, credevo ancora che nel mondo potesse esserci qualcosa di buono, e mi sono disperatamente aggrappata all'idea che tutti i miei sogni si sarebbero avverati, che alla fine tutto sarebbe tornato al suo posto. Per questo motivo ho modificato il mio racconto. Ho preferito dare alla gente qualcosa in cui sperare invece di far conoscere al mondo il mio dolore. Ora, però, dopo tutto questo tempo mi sono resa conto che non tutto va a finire come vogliamo noi. Non credo che mi rimanga ancora molto tempo, ormai, quindi ho deciso che non voglio che la mia storia vada perduta. Voglio che la gente sappia cosa è successo e perché. Voglio che capiscano chi è davvero Cenerentola.

La prima cosa su cui ho mentito è stato il principe. Da noi c'è solo un principe: non ha occhi azzurri, o capelli biondi che brillano alla luce del sole, non indossa un lungo mantello turchese e non cavalca un cavallo bianco. E, di sicuro, nessuna ragazza sognerebbe mai di sposarlo.

La mia storia all'inizio è simile ha quella che conoscete voi: non ho mai avuto dei genitori, sono stata adottata e ho una sorella, o meglio, sorellastra. Solo che lei non è cattiva, non mi ha mai costretta a lavorare in casa, anzi, faceva di tutto per convincermi a smetterla di lavare il pavimento e uscire a respirare un po' di aria di campagna. La mia matrigna e il mio patrigno, poi, sono fantastici. Si sforzano sempre molto per farmi sentire parte della famiglia e hanno anche messo dei soldi da parte per garantirmi una dote sostanziosa, come se fossi davvero loro figlia. Hanno lavorato duramente per permettere sia a me che a mia sorella un'istruzione adeguata e quando compiamo gli anni trovano sempre il modo di farci trovare a casa una torta e dei regali. Non c'è famiglia migliore che potessi desiderare. Anche se lavorano tutto il giorno quando tornano a casa hanno sempre il sorriso sulle labbra, e non mancano mai di farmi sentire amata e rispettata.

Ma nonostante questo la nostra vita non sarebbe mai potuta essere felice. Vivevamo in un regno ricco di dolore e miseria. Il nostro re non è gentile e benevolo, è un tiranno, che soffoca i contadini nelle tasse e gode delle loro sofferenze. Ma non è solo questo re, è così da sempre, da quando mia nonna ne aveva memoria. Da noi non esiste una dinastia reale, una stirpe. I re hanno smesso di sposarsi per avere eredi da tempo ormai, e hanno escogitato un sistema per trovarli dando una nuova prova della loro forza al popolo. Semplicemente quando gli anni iniziano a pesare sul loro viso prendono con se alcune guardie fidate e organizzano una spedizione nelle campagne. Si avvicinano ai villaggi e ai campi, silenziosi e inesorabili come la morte, passano in rassegna tutti i bambini che trovano, finché il re non vede un ragazzo forte, fiero e coraggioso, o almeno come sarebbe diventato dopo vent'anni. Se sono soddisfatti di ciò che hanno trovato il giovane semplicemente scompare, e nessuno lo rivede più per anni, finché al suo sedicesimo compleanno il re non lo mostra al regno con un magnifico e grandioso ballo che dura circa due settimane, e a cui almeno una ragazza di ogni famiglia deve partecipare. Da allora ogni suo compleanno, che cade all'anniversario del giorno in cui è stato rapito, si organizza un ballo e ogni famiglia è tenuta a portargli in dono un monile d'oro. Per questo motivo qui un lavoro non viene pagato con denaro ma con un oggetto dorato.

Ogni volta che un re raggiunge una certa età le madri nascondono per mesi i figli in casa per proteggerli da quelli che chiamiamo " Giorni di Caccia all'Agnello". Vi starete chiedendo perché vi sto raccontando tutto questo. Bhe, perché sono stati quei giorni a distruggere la mia vita.

OMBRACenerentola e il Principe NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora