Capitolo 3

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Passarono settimane, poi mesi, ma ogni singola ora sembrava durare anni. I giorni si trascinavano uno dietro l'altro, lentamente, logorandomi e raschiando via tutta la gioia che un tempo mi aveva riempito. Restai chiusa in casa per un tempo che mi parve non finire mai, a guardare il sole solcare il cielo e sprofondare oltre la linea dell'orizzonte. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a respirare, senza che il ricordo di Eric mi straziasse. Era come se dentro di me ci fosse un nido di rovi, che ad ogni singolo movimento o pensiero grattava contro la mia anima, graffiando e lacerando la mia carne. Al posto della pelle distruggeva la mia risata, invece di sangue gocciolava dolore.

Una notte non riuscii più a sopportarlo. Afferrai la mia giacca, che sapeva così tanto di ricordi, e sgusciai fuori nel'aria tiepida della sera. Lasciai che il grano sottile appena maturo mi accarezzasse le gambe e mi cingesse le mani, come in un abbraccio silenzioso. Le stelle splendevano come gemme sulla soffice coperta del cielo, illuminando i miei occhi della loro luce sottile e delicata. Camminai finché non sentii i rumori della campagna affievolirsi fino a trasformarsi in nient'altro che un cupo brontolio. Mi lascia scivolare sulla terra umida di pioggia e restai immobile ad osservare quello spettacolo. Una volta io ed Eric avevamo rubato un libro a suo padre, e lì vi avevo letto la storia del cielo e della sua amata. Un tempo il Cielo era buio, completamente oscuro, e tutti di notte si nascondevano, per paura delle tenebre. Così il Cielo si sentiva terribilmente solo e abbandonato. Finché una sera una donna non sgattaiolò fuori di casa per ammirarlo. Lei non lo temeva, perché aveva imparato a specchiarsi sulla sua superficie lucente, come in uno stagno. Passava intere notti a contemplarlo, sognante, e così il cielo si innamorò perdutamente. Ma proprio una di quelle notti la donna fu sorpresa da un brigante che la strappò dallo sguardo del suo amore e la uccise. Il Cielo pianse, si disperò, e soffrì così tanto che un giorno afferrò un coltello e incise il nome della sua amata sulla pelle. Gocce splendenti sgorgarono sulla ferita e si appuntarono sul suo corpo, diventando le stelle. Poi prese il cuore della donna e se lo strinse al petto, come se così facendo potesse sentirlo ancora battere insieme al suo, all'unisono. Da quel giorno giace tra le sue braccia, splendente come non mai, e la sua luce è l'unica che riesce a rischiarare le notti dei viandanti e a non farli sentire più soli.

Eccolo lì, ora, quel cuore che noi chiamiamo luna, che mi sorrideva dall'alto della sua dimora. La sua luce sembrava sfiorarmi gli occhi, bisbigliandomi all'orecchio gli oscuri segreti a cui ogni notte assisteva. Forse avrei dovuto fare anch'io come il cielo, incidere il nome di Eric sulla pelle per poterlo ricordare per sempre, ma mi sembrava superfluo. Ormai era già marchiato dentro la mia anima. Restai ore immobile ad osservare la volta celeste, cercando di indovinare il nome della donna tra le pieghe della notte. Una stella si staccò dalle altre e scivolò verso terra come una piccola lacrima che lambiva l'oscurità. La sentii lambire il mio cuore, e desiderai con tutta me stessa di poter restare lì per sempre, lontana dal mondo e dal dolore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 18, 2016 ⏰

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