Capitolo 3: John

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Con Castiel sembrava di essere in un sogno. Tornavo a casa dal lavoro con la cena già pronta, poi film sul divano e alla fine si andava a dormire più o meno sempre alla stessa ora. Una sera avevamo tentato di fare una maratona non-stop di American Horror Story, ma... credo di essermi addormentato a metà del terzo episodio.
Il sesso poi... woah. Spettacolare. In quei mesi in cui abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto abbiamo scopato su qualsiasi superficie orizzontale... credo perfino sull'asse da stiro.
Ogni tanto però alla sera uscivo per incontrarmi con gli amici, Benny e quella pazza di Charlie, a volte perfino con mio fratello, e a lui andava bene. Non è mai stato un tipo socievole, quindi se poteva evitava il contatto con le persone. Penso di non essere mai riuscito a capirla fino in fondo questa fobia.

Mio padre ha appena varcato la soglia della mia stanza. Io lo osservo dall'alto, vedo che è smagrito, e ha le occhiaie tipiche di chi ha pianto per ore.
John Winchester non è mai stato il tipo da abbracci o dimostrazioni di affetto anche sporadiche. Macché.
Io e mio fratello siamo cresciuti come due Marines. Per un po' mamma era riuscita a convincerlo a concederci più libertà, ma dopo l'incendio papà ha ripreso il regime militare a tempo pieno.
Non che a me non andasse bene.
-Figliolo.-esordisce. Sta tentando di trattenersi, di non farsi scappare nemmeno una lacrima. Lui sta ancora tentando di fingere di essere un uomo tutto d'un pezzo.
-Figliolo...-ritenta, prendendo un respiro profondo. -... non so se puoi sentirmi. Tuo fratello dice di sì, ma non riesco ad immaginarti sospeso su una specie di nuvoletta, mentre mi guardi e probabilmente ridi di me perché in questo momento ho addosso una camicia a quadri di tuo fratello...
Non l'avevo notato. In effetti le maniche sono troppo lunghe. Ridacchio, poi vedo la mia collana al collo di mio padre, quella che mi aveva regalato Sam da piccoli... e che lui aveva buttato via perché "le uniche collane che un uomo dovrebbe avere addosso sono quelle con le piastrine per il riconoscimento". Credo che quella sia stata la prima volta in cui non gli ho rivolto la parola per almeno tre giorni.
-So di non essere stato un buon padre...  ma vorrei che tu sapessi che ti voglio bene. Te ne ho sempre voluto. Anche... anche quando ti ho cacciato di casa perché mi avevo detto di esserti innamorato di un uomo.-tossicchiò, poi  scrollò la testa. -Ero scioccato, non-non riuscivo ad accettarlo. Poi... poi mi hai presentato Castiel, e vedendovi non ho potuto fare altro che essere felice per voi... e darti un lavoro a tempo pieno, così da toglierti da quello stupido impiego di factotum alla Heaven Central Station.-mi appoggia una mano sul palmo. -... se puoi sentirmi... Dean, ti prego. Non potrei sopportare il fatto che l'ultima cosa che ti ho detto è stata "ci vediamo domani". Non voglio dover rinunciare a uno dei miei figli così presto. Non così.- abbassa lo sguardo, poi si alza in piedi ed esce dalla stanza. Lo vedo poi, fuori dalla porta a vetri, che piange sommessamente.
In fondo anche lui è sempre stato umano.

I'd trade all my tomorrowsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora