Capitolo 4- Scontrarsi

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Il bar dell'ospedale faceva schifo. Come ogni stanza in quell'edificio, era ricoperto da quell'alone di tristezza e dolore che si era impossessato di quelle pareti, rendendole quasi cupe.
Persino il caffè sapeva di dolore.
Eppure, nonostante tutto, il cuore di Naruto non smetteva di battere all'impazzata e i suoi occhi continuavano a posarsi sul corpo di Sasuke, studiandone i movimenti. Era la prima vota che facevano...beh,quello che stavano facendo.
L'unico problema, in quel momento,era che non riusciva a spiccicare una sola dannatissima parola. Il cervello sembrava essersi resettato, quasi fosse tornato un neonato e dovesse riapprendere le nozioni di base.
-Quindi la tua costola sta bene o hai bisogno di un ricovero immediato?- i due presero i caffè, per poi dirigersi fuori dall'edificio e sedersi su una panchina poco distante dall'entrata.
Naruto scrollò le spalle con noncuranza, sorseggiando la bevanda calda che invece di rilassarlo riusciva a mettere ancora più ansia ai suoi nervi già tesi come corde di violino.
-Sono qui, mi sembra una risposta, no?- ribatté con una punta di sarcasmo. Come al solito l'espressione di Sasuke era impassibile, anche se nella sua testa il suono della sua risata danzava colorando il ricordo del suo viso.
-E tu perché sei qui, Uchiha?- glielo chiese nuovamente, sperando, questa volta, di ricevere una risposta che non fosse lapidatoria come quella ricevuta in precedenza.
Fissava il vuoto e nel mentre beveva con calma quella brodaglia che spacciavano per caffè. Non rispose, e forse, un po', se l'era aspettata una simile reazione.
Passarono alcuni minuti, in cui nessuno dei due proferì una sola parola, nei quali riuscì a finire il suo caffè.
-Grazie per il caffè, Sasuke-kun. Ci vediamo a scuola.- con freddezza e distacco, Naruto si alzò, rivolgendogli poi un sorriso altrettanto distaccato, di saluto. Non sapeva perché si fosse alzato, senza provare a mandare avanti la conversazione. Si rendeva conto di star troncando tutte le sue possibilità di rimane solo con lui, portando a zero la sua possibilità di vincere quella dannatissima scommessa.
Si voltò, non ricevendo alcuna risposta; ebbe il tempo di fare un solo passo prima che la sua mano si strinse attorno al braccio di Naruto,fermandolo.Era stato veloce.
Il biondo ruotò su se stesso, osservandolo con un po' di sconcerto per poi lasciare che le sue guance si colorassero di un rosso acceso. Spalancò gli occhi, mentre il cuore ricominciava a martellargli nelle orecchie da quanto forte batteva.
-Sasuke-kun...-mormorò facendo passare lo sguardo dal suo viso alla sua mano.
-Tra te e Gaara c'è qualcosa?- il suo cuore fece una capriola, mentre tutto il suo corpo veniva scosso da una risata. Il viso dell'Uchiha assunse un'aria seria (quattro) e capì che stava dicendo sul serio. Forse non era così intelligente come si vociferava.
-Siamo due ragazzi, secondo te tra di noi c'è qualcosa? E poi, seriamente... Gaara? È uno dei miei migliori amici, ma non vedo perché, poi, ti dovrebbe interessare una cosa del genere.- la presa sul suo braccio si fece sempre più lenta, fino a sparire del tutto. Il viso di Sasuke riprese la solita espressione e, a quel punto, rimase in silenzio.
-Sasuke?-
Puntò lo sguardo in quello di Naruto e tutto il suo corpo sembrò reagire in modo totalmente diverso da come reagì il suo cuore: quest'ultimo fece dei rapidi battiti, mentre il primo sembrò fermarsi completamente.
-Usuratonkachi.- borbottò solamente. Quante parole in sospeso c'erano, in quell'insulto? Quante frasi avrebbe voluto dire, al posto di quella parola? Era il coraggio che gli mancava. Lui, Sasuke Uchiha, non aveva coraggio.
-Smettila di chiamarmi così, teme!-ed ecco un'altra prima volta: quell'insulto non era il massimo, ma almeno gli aveva fatto sbloccare la mascella tanto da piegarla in un sorriso.
Cinque, pensò il biondo.
-Devo andare, ora. A domani.-
Si dice che la più grande promessa che una persona possa farti è quella di dirti "A domani". Con quelle parole ci si impegna a dire "domani ci sarò. Domani ci vedremo. Domani, se hai bisogno, sarò lì." Possono dire e promettere così tante cose quelle due sole parole che ci si aggrappa ancor più di ogni altra parola.
Non ebbe il tempo di salutarlo, che si era già allontanato di parecchio, lasciandolo nuovamente con una confusione in testa degna di una delle opere d'arte più bizzarre del mondo.

-Naruto-kun! Naruto-kun!Come stai? È andata bene la visita?- il viso di Hinata era nuovamente pallido e smorto, ogni volta che lo sguardo di Naruto si posava su di lei e sui suoi grandi occhi grigi, lo stomaco gli si stringeva e non poteva fare a meno di pensare che giorno dopo giorno andava sempre peggio. Era forte, Hinata, Naruto lo sapeva. Gliela leggeva negli occhi quella forza. Non era sicuro che riuscisse a trasportarla nel resto del suo corpo.
Scacciò quei pensieri, sorridendole. Le mise un braccio intorno alle spalle avvicinandola a se provocando una rapida colorazione delle sue gote.
-Sto bene, Hinata-chan. Smettila di preoccuparti per me. Piuttosto, tu come stai? Mi sembri un tantino sciupata stamattina. Hai fatto colazione?-non era inusuale che le porgesse tutte quelle domande, contando il fatto che, non sapendo cosa avesse, si preoccupava che almeno consumasse pasti regolari per mantenersi in forze.
-Sì sì, l'ho fatta. Volevo dirti che ieri ho parlato con Neji e mi ha chiesto se questa sera avevamo voglia di andare al Mikey con lui, Gaara e gli altri.- fino a quel momento avevano continuato a camminare per il corridoio, lasciando che gli occhi di molti studenti si posassero su di loro:molti erano quelli che pensavano a loro come coppia e diciamo che né lui né lei facevano molto per dar modo di pensare il contrario. A Naruto importava che la scuola rimanesse all'oscuro del vero lui, poco importava se c'era chi pensava che stesse con Hinata. I due sapevano che non era così e tanto bastava. In più, lei aveva una cotta per uno di un'altra scuola, un amico di famiglia che aveva detto di chiamarsi Kiba Inuzuka.
-Si, andiamo. C'è anche il tuo amichetto Kiba?- cercava sempre di farla ridere, Naruto,anche se il più delle volte la reazione di Hinata era un semplice arrossamento delle guance.Tuttavia nella sua testa riusciva solo a pensare: "Ce la farà a reggere una serata intera?"
Gli diede un leggero pizzicotto che più che fargli male lo stupì. Aveva forza da vendere, la piccoletta.
-Inizia ribellarti, Hinata-chan? Sai che poi devo punirti.- il biondo prese a farle il solletico, come fossero stati da soli in tutta la scuola, non curandosi degli sguardi curiosi che si posavano su di loro. Smisero solo quando Naruto ricevette una spallata.
-Ma che caz...- quandosi voltò verso il colpevole di quel gesto, avrebbe voluto sotterrarsi. Lo sguardo di Sasuke scrutava sia lui che Hinata con disappunto. Possibile che si dovessero scontrare sempre in quel modo? Ricambiò il suo sguardo e in quel momento tornò impassibile, senza dire una parola continuò per la sua strada.
-Naruto-kun? Ti ha fatto male alla costola?-
-N-no, tranquilla Hinata. E' tutto a posto, andiamo in classe.-

-Uno degli autori principali del periodo Asuka fu il principe Umayado, conosciuto con il nome di Shōtoku Taishi. La sua più grande opera fu "La costituzione di 17 articoli", influenzata molto dall'organizzazione statale ma soprattutto filosofica della Cina del VI Secolo... Se poi, Naruto,fossi così gentile da smetterla di osservare fuori dalla finestra come la principessa della fiaba occidentale Raperonzolo, te ne sarei parecchio grato.- la voce di Jiraiya-sensei lo riportò sulla terra, alla sua lezione, alla sua faccia a pochi centimetri dalla sua, che lo scrutava. Il solito sorrisetto vestiva le sue labbra, mentre lo osservava, indicandogli il libro sul quale stava facendo la sua lezione.
-Vistala tua voglia di sognare ad occhi aperti, leggi.- si allontanò dal suo banco e l'Uzumaki prese a leggere con voce atona. Nella sua testa non entrava niente e ciò che leggeva,appunto, lo leggeva e basta. Continuava a rivedere lo sguardo di Sasuke e le sue parole del giorno prima gli risuonavano nelle orecchie con insistenza.
Perché gli aveva fatto una domanda così stupida? Perché lo aveva guardato in quel modo?
La sua testa stava scoppiando e le parole che leggeva non avevano significato che di cose banali e insulse.
Non gli interessava del Principe scrittore più importante dell'epoca Asuka,non gli interessava che la sua opera maggiore fosse "La costituzione di 17 articoli".
Voleva sapere quello che Sasuke aveva da dirgli, gli interessava sapere perché lo aveva guardato in quel modo poche ore prima. Aveva letto paura, in quello sguardo, abbandono.
-Naruto-chan, puoi venire fuori con me un minuto, per favore?- l'intera classe lo fissava, fu in quel momento che si accorse di aver smesso di leggere. Con pigrizia, si alzò,gli occhi persi nel vuoto e il corpo che eseguiva movimenti meccanici.
-Scusami Jiraiya-sama. Non succederà più.-proferì il biondo una volta fuori dalla classe.
-Senti,Naruto, si vede chiaramente che hai la testa altrove e con ogni probabilità è perché sei innamorato. Hai la tipica faccia da ebete che mi viene quando guardo la signorina Tsunade. Chi è?-
-Non posso dirtelo.- abbassò lo sguardo, sentendosi completamente esposto. Jiraiya, senza nemmeno precisarlo, era il suo insegnante preferito. Era stato un amico di famiglia e i suoi lo conoscevano bene: viveva da solo grazie a lui. Era lui il suo tutore e in quanto suo tutore gli aveva dato il permesso di poter vivere per conto proprio,non molto distante da lui. Gli faceva da famiglia e, come il suo essere gay, a scuola nessuno lo doveva sapere.
-Sarà mica quell'Uchiha?- lui sa. Pochi anni prima lo beccò mentre baciava un ragazzo appena fuori dal suo appartamento. Fu il suo primo bacio, quello.
-Ma cosa dici...Uno così...No.- non lo convinse,perché l'unica cosa che ricevette fu uno scappellotto. Naruto non era capace di ingannare Jiraiya, quest'ultimo lo conosceva troppo bene e troppo a fondo per credere alle sue parole zoppicanti.
-Seguila lezione. Penserai dopo a quel tipo, okay?- Naruto annuì, non troppo convinto. Voleva bene a quell'uomo, nonostante tutto. Persino le insufficienze che gli regalava ogni qual volta sbagliasse una semplice virgola nei suoi compiti in classe, non gli impedivano di provare quel sentimento che di solito si prova verso un padre.
-Stasera torno tardi.- lo avvisò,pur sapendo che avrebbe liquidato il tutto con un'alzata di mano che stava a significare "non farti ammazzare e fa ciò che vuoi".
Ed infatti alzò la mano, aggiungendo di rientrare in classe.

La campanella suonò pochi minuti dopo l'interruzione alla quale aveva costretto la classe. Hinata lo affiancò, camminando sottobraccio per tutto il corridoio fino agli armadietti. Si sfilò le scarpe, infilando le Converse.
-Ci vediamo direttamente là o ti devo passare a prendere?-
-Neji e Kiba vogliono portarmi in auto, ci vediamo direttamente là- le sorrise,lasciando che gli baciasse una guancia per poi uscire dall'edificio con il suo solito passo leggero.
Ripose le scarpe nell'armadietto, recuperò la tracolla ed uscì anche lui. L'aria fresca lo colpì in pieno viso, facendolo rabbrividire.
Il fine settimana era qualcosa di sacro, per gli studenti di arte: i compiti dovevano essere completati entro il lunedì, ma nonostante ciò era l'unico momento in cui ci si potesse davvero divertire e staccare da tutti gli impegni scolastici. Per quel motivo, tutti i sabati sera, Naruto e i suoi amici (e la maggior parte degli studenti dell'Onibura) andavano a bere e ballare al Mikey.
Camminò per almeno tre isolati, prima di arrivare al suo appartamento. Aprì la porta di casa, lasciando che l'odore di caffè appena fatto gli invadesse le narici con prepotenza.
-Ah,sei già arrivato? E io che pensavo tornassi più tardi.- sorrise tra se e se,abbandonando la tracolla all'entrata, dirigendosi alla piccola cucina.
-Piuttosto, mi stupisce il fatto che tu sia uscito prima.- scrollò le spalle, regalandogli uno dei suoi rari sorrisi per poi stampargli un casto bacio sulle labbra.
-Stasera quindi si esce?-Naruto annuì alle sue parole, per poi lanciarsi sul divano, godendosi la tranquillità di casa sua.
-Gaara, è quasi una settimana che non passi di qua. Il cellulare sempre staccato. Tutto da quando ti sei pestato con Sasuke, senza ancora dirmi il motivo per cui lo avete fatto.- sospirò.-E' arrivato il momento di spiegare.-
Naruto e Gaara vivevano insieme. Ogni qual volta il rosso se ne saltava su decidendo di andarsene di casa, lui si rifugiava da Naruto il quale lo ospitava con piacere in quella che ormai era divenuta l'effettiva stanza di Gaara.

Era stato Gaara, il suo primo bacio. Nel momento in cui si erano conosciuti, c'era stata una specie di scarica che li aveva spinti a conoscersi meglio, a studiarsi. Erano usciti, avevano riso e scherzato. Poi si erano ritrovati a casa di Naruto, mezzi brilli e il biondo che non riusciva ad aprire la porta di casa. Fu tra una risata e l'altra che si baciarono. Fu l'istante in cui capirono che dovevano essere semplici migliori amici, nient altro.

Avevano iniziato così ad essere un'unica entità, certe volte. Si conoscevano meglio di chiunque altro. Gaara sapeva dell'omosessualità di Naruto e Naruto sapeva della bisessualità di Gaara.

Perciò,il fatto che Gaara fosse sparito senza dire una parola, aveva indispettito l'Uzumaki, rendendolo ancora più curioso del solito.
-Sei dannatamente insistente, Uzumaki.- si sedette accanto a lui,osservando per un breve attimo il vuoto, ponderando se fosse giusto confessargli realmente il motivo di quella litigata.
-Abbiamo discusso per te.- 

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