Capitolo 14 - Chiamata di svolta

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Itachi era annoiato. Da troppo tempo, ormai, si dedicava alla musica per il volere del padre, per renderlo fiero di lui. Itachi aveva dei segreti che nemmeno a Sasuke, il suo adorato fratello, aveva mai confessato. Il primo, era che detestava suonare o andare alla ricerca di talenti musicali. La sua passione era la psicologia. Fin da bambino coltivava quella passione che nel corso degli anni aveva messo da parte, coltivandola in segreto, per la felicità del padre.
Itachi era un tipo tranquillo, per molti versi molto simile al fratello, l'unica cosa che li differenziava era l'ostinatezza che Sasuke ostentava sempre davanti al padre per mostrargli il suo talento.
Si sentiva quasi in colpa ad osservare il fratello dalla sua poltrona nello studio di registrazione. Odiava vederlo incespicare nel cammino verso le lodi di Fugaku che puntualmente rivolgeva a lui e mai al fratello minore.
Per lui era facile capire Sasuke, non solo perché aveva studiato la mimica facciale o i movimenti delle mani, ma perché era la persona più cara che avesse e con la quale condivideva un legame indissolubile. Lo capiva e basta, come Sasuke capiva lui. Anche se, doveva ammetterlo, non era molto bravo a comprenderlo nel profondo quanto riusciva a fare lui.
Quel pomeriggio era stato dal fratello che, come fa un uragano, lo aveva investito di tutti i suoi problemi. Era raro che Sasuke chiedesse aiuto, quindi, quando lasciò uscire fuori tutti quei sentimenti, gli venne da sorridere. Il problema di Sasuke era che voleva ottenere troppe cose e tutte per sotterfugi, quasi si vergognasse di essere chi era. L'unica cosa che si era sentito in dovere di dirgli era che il suo amato Naruto sarebbe tornato da lui.
In quel preciso istante, Itachi Uchiha, era seduto nello studio di registrazione insieme a Kisame, il suo assistente. Da ormai un'ora stavano registrando una delle band emergenti che lui stesso aveva scoperto. O meglio, la band di cui lui faceva parte ai tempi del liceo e che con caparbietà aveva persistito, arrivando poi a chiedergli un aiuto per sfondare.
Erano sempre gli stessi: Kakuzo il batterista, Hidan il chitarrista, Sasori il bassista e Konan, la cantante. Mancava solo Deidara, il tastierista, che aveva lasciato per andare all'Università di arte.
Al tempo, lui era la prima chitarra ed Hidan la seconda. Il gruppo cominciò a diventargli troppo stretto quando capì, suo malgrado, di provare dei sentimenti troppo profondi per Konan. Ancora adesso, ogni volta che la ragazza alzava gli occhi dal microfono e li puntava sul vetro, verso di lui, si sentiva immerso in sentimenti che ormai pensava di aver perso e che con insistenza quasi dolorosa si riversavano nuovamente in lui.
-Itachi-san, c'è una chiamata sulla uno.-
-Grazie Kisame, continua tu.- l'Uchiha si alzò dalla sedia girevole, lasciando al suo assistente il compito di seguire il gruppo. Sarebbe impazzito se avesse continuato a stare in quella stanza e quella chiamata era stato un salvagente lanciato per salvarlo dall'annegare nei suoi stessi sentimenti. Non avrebbe mai dovuto accettare la loro richiesta "d'aiuto".
Prese il telefono tra le mani, rispondendo con voce atona.
-Baka Itachi! Sono Deidara, scusa se ti disturbo sul lavoro, ma ho una proposta che non puoi assolutamente rifiutare!- la voce squillante dell'ex tastierista dall'Akatsuki, il gruppo che suonava nella stanza accanto, riverberò nel timpano di Itachi e dall'altra parte del telefono
Deidara non poté vedere l'espressione arcigna che fece l'Uchiha, proprio nel sentirlo parlare con tanta felicità.
-Non ho tempo Deidara...-
-Sapevo avresti risposto così, ma! Visto che sono un amico estremamente buono, io, ho scoperto una cosa che ti farà molto piacere, per così dire.- l'espressione di Itachi mutò, trasformandosi in completa curiosità, cosa alquanto rara da vedere sul suo volto.
-Parla.-
-Ti ricordi il mio ragazzo, Gaara?-
-Non capisco che cosa mi possa interessare della tua vita sessuale, Deidara.-
-Zitto. Allora. Gaara convive da qualche tempo con un ragazzo che è il suo migliore amico. La cosa non mi va assolutamente a genio, ma questo è un paio di maniche che non ti riguardano, comunque, vanno anche a scuola assieme. L'unica differenza è che Gaara è più grande di lui di un anno e...Va a scuola con il tuo amato fratellino, Itachi, stessa classe. Gaara mi ha inoltre detto che il suo coinquilino, nonché migliore amico, da qualche tempo si frequenta con un ragazzo della sua classe e che i due, recentemente, hanno litigato pesantemente. Credo tu abbia capito ormai di chi stiamo parlando, no?-
Itachi rimase interdetto mentre Deidara parlava. Non poteva trattarsi di quel ragazzo.
Con un nervosismo che era raro vedere in lui, anzi, impossibile, Itachi cominciò a picchiettare le dita sulla scrivania al suo fianco. -Ancora non capisco dove vuoi arrivare con questo inutile sproloquio.- riprendendo controllo di se, si passò il dito indice e il pollice sugli occhi, massaggiandoli in cerca di sollievo dal mal di testa che aveva deciso di impossessarsi di lui.
-Non mi fai mai finire, baka Itachi!- sbuffò dall'altro capo del telefono il biondo, che, pentito di aver fatto quella telefonata e quindi di essersi dimostrato un buon amico, stava pensando a come far saltare in aria "accidentalmente" Itachi, magari nella sua costosa auto sportiva. -Il mio sproloquio era un invito ad un locale che Gaara e i suoi amici, tra cui Naruto Uzumaki, frequentano sempre.-
-Mi stai dicendo che ho un appuntamento con un liceale?-
-Ti sto dicendo che hai l'opportunità di rimediare al casino che ha combinato tuo fratello.-
-Come fai a saperlo?-
-Ricordati che ho un liceale come ragazzo.- la voce di Deidara, a quelle parole, lasciò intendere che le sue labbra si erano piegate in un sorriso malizioso. -Alle sette e mezza sono da te.-
Non gli diede il tempo di ribattere alcunché che l'ex tastierista aveva già concluso la telefonata, chiudendogli il telefono in faccia. L'Uchiha sospirò, cercando di ritrovare la sua solita pace interiore, che, purtroppo, non riuscì a riacquistare. Con passo lento ritornò nello studio di registrazione, trovando Kisame indaffarato e ancora in registrazione. I suoi occhi si posarono sulla figura slanciata di Konan che con grazia teneva le cuffie dalle quali si riversava la musica e cantava le parole di una canzone che Itachi conosceva benissimo.
Quando gli occhi di Konan si aprirono, liberando le ciglia lunghe e fini, il suo sguardo intercettò quello di Itachi, quasi fossero due calamite quei pozzi dall'insolito color arancione tramonto.
Obbligandosi ad interrompere quel contatto a senso unico, l'Uchiha si rivolse al suo assistente.
-Kisame, finisci tu. Io ho un appuntamento importante. Ci vediamo domani, finiamo di registrare le altre tracce e rivediamo il tutto.- non diede tempo all'uomo di rispondere che già era fuori dalla porta, deciso a fuggire da quel luogo che per tutto il pomeriggio lo aveva oppresso caricandolo di ricordi. Non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma Deidara lo aveva salvato.

Camminava con lentezza verso il suo appartamento, pensando a cosa avrebbe potuto fare in quella situazione e come avrebbe potuto spiegare al fratello che aveva un appuntamento con il ragazzo che si ostinava a ripetere di non amare. Una volta varcata la soglia della sua abitazione mise in frigo la poca spesa che si era concesso di fare e poi andò dritto nel bagno, rilassandosi sotto l'acqua calda della doccia.
Quel calore sembrò liberarlo dal senso di oppressione che gli si era attaccato addosso nel momento in cui Konan aveva varcato la soglia dello studio, riposando gli occhi nei suoi.
Quando si decise a lasciare la doccia, il freddo della sua camera, una volta lasciato il bagno, lo riportò alla realtà. Con passo quasi strascicato andò a recuperare il cellulare dalla tasca della giacca, leggendo gli sms che il fratello e il padre gli avevano inviato. Una volta risposto a quelli né inviò uno a Deidara, chiedendogli il posto dell'appuntamento e blandendolo con un "Ci vengo da solo. Con la mia auto. Tu guidi da far schifo." Deidara gli aveva risposto inserendo nel testo del messaggio almeno tre o quattro emoticons arrabbiate tra una frase e l'altra.
L'idea di dover passare la serata con degli adolescenti non lo rendeva propriamente felice, ma se c'era di mezzo, appunto, la felicità di suo fratello poteva anche sopportare le idiozie che Deidara faceva rotolare fuori dalla bocca.
Fu in quel momento che, nella sua mente, nacque una di quelle idee folli che solo persone pragmatiche come lui potevano permettersi di pensarle. Con una smorfia, simile ad un mezzo sorriso, recuperò nuovamente il cellulare dal letto-dove prima lo aveva abbandonato- e scorse i numeri in rubrica finché non trovò quello che stava cercando.
Erano mesi che non lo sentiva più, ma di certo non avrebbe rifiutato l'offerta che Itachi gli stava servendo su un piatto d'argento. In più gli doveva un favore. Ecco, era in quella situazione in cui non poteva in alcun modo rifiutare.
Premette il tasto e inoltrò la chiamata.

Quando la telefonata si concluse, pensò di aver fatto la cosa migliore per se, liberandosi da quell'appuntamento non richiesto e facendo un enorme favore a suo fratello. Sapeva, tuttavia, che se Sasuke non si fosse svegliato con ogni probabilità avrebbe finito per perdere quel biondino di cui era palesemente innamorato. Il più giovane, come lui del resto- anzi, tutti gli Uchiha- era restio ad ammettere o accettare i propri sentimenti.
Itachi ci aveva messo anni per dire a se stesso "sei innamorato di Konan, fattene una ragione e lanciati". Purtroppo non si spinse mai oltre quelle parole e l'amore che provava per la ragazza rimaneva ancora un segreto di cui solo lui era a conoscenza. Era bravo a dare buoni consigli, Itachi, eppure non era in grado di prendere in serietà il suo bene, solo quello degli altri.
Lo aveva fatto una volta sola e fu quando decise di lasciare la band. Gli era costato tanto capirlo e, comunque, si era fatto anche del male. Aveva rinunciato, come stava facendo il fratello.
L'Uchiha abbassò il capo e sorrise, realmente, poi prese nuovamente il cellulare e digitò il numero di Konan, che, dopo tutti quegli anni, continuava ad essere nella sua rubrica stracolma di contatti di cantanti o manager.
Non attese molto prima che la voce cristallina ma leggermente atona della ragazza rispose con un pigro -Si?- al quale lui rispose con un invito a cena.



La città scorreva fuori dal finestrino, mentre un senso di nausea continuava a stringermi lo stomaco in una morsa sempre più lancinante.
Non avrei dovuto accettare quell'appuntamento. La verità è che l'idea di incontrare qualcuno mi spaventava. Forse era colpa del suo profumo che ad ogni mia mossa si sprigionava dalla sua felpa che avevo indosso. O, forse, era che avrei voluto essere solo e solamente con lui e nessun altro.
Presi un respiro profondo, cercando di indossare uno dei miei sorrisi migliori mentre la macchina di Deidara si arrestava nel parcheggio del Mikey. Quando scesi dall'auto la morsa allo stomaco si strinse ancora, tanto che dovetti affondare le unghie nella carne del palmo per distrarmi da quel dolore.
-Andiamo Naruto.- la voce di Gaara mi risvegliò e le mie gambe sembrarono muoversi da sole.
-Vedrai, Itachi ti piacerà. È un tipo riservato, ma gentile ed intelligente. In più è un discografico; per dirla tutta è il figlio di Fugako Uchiha, capo dell'Uchiha Records. Dovrebbe avere un fratello che ha la tua stessa età.- la voce di Deidara si perse nel vento. Quando il ragazzo si accorse di aver detto troppo, si portò le mani alla bocca con rapidità, mentre Gaara iniziava ad inveirgli contro.
-Idiota! E me lo dici solo ora chi è Itachi?-
-Ehi, baka, non me lo hai chiesto!- Non riuscivo a pensare ed ogni cosa che il mio cervello riusciva ad immaginare era il volto di Sasuke. Era tutto così dannatamente complicato. Come aveva potuto organizzarmi un appuntamento con il fratello di Sasuke?
Non mi sarei incontrato con quel ragazzo, non avrei permesso ad un altro Uchiha di rovinarmi l'esistenza, anche se l'idea di far soffrire Sasuke palesandogli una possibile relazione con suo fratello era allettante.
Li lasciai all'entrata del Mikey a litigare, allontanandomi da loro il più possibile. In quel momento non avevo bisogno di stare a sentire i loro problemi. Mi abbandonai su una panchina poco distante, lasciando che l'aria della sera portasse via i miei pensieri e il suo profumo, alzando gli occhi sul cielo stellato.
-Serataccia?- incredibile quanto la coincidenza sia puntuale nella vita. Vuoi stare solo e, ovviamente, arriva qualcuno a parlarti tentando di attaccare bottone. In un gesto automatico gonfiai le guance, per poi posare lo sguardo sul mio interlocutore.
Capelli neri, corporatura esile e, nonostante la poca luce, era possibile notare che la sua pelle era lattea. Il suo viso, fu quello a convincermi a rispondergli.Così dannatamente simile al suo.
Scrollai le spalle infilando le mani nelle tasche dei jeans.
-Serata come le altre.- ribattei senza troppo entusiasmo.
-Posso?- domandò lo sconosciuto indicando con un cenno del capo la panchina. Con un'altra scrollata di spalle gli diedi il "permesso" di sedersi.
-Bel cielo, stasera.- commentò con un sorriso strano, che non mi era mai capitato di vedere su nessuno. Sembrava vuoto.
Non risposi. Il cielo non mi interessava e, comunque, non mi interessava nemmeno quel tipo o il suo sorriso vago.
-Sono Sai.- riprese, voltandosi verso di me allungando la mano.
-Naruto.-
-Non è educato non ricambiare una stretta di mano.- commentò, mantenendo comunque quel sorriso vivo sul volto. Quel ragazzo era irritante. Il suo sorriso, la sua voce, il suo modo di fare e, poi, il suo viso. Era molto peggio di Sasuke.
Esasperato dal suo atteggiamento, strinsi la sua mano. Era fredda, quasi ghiacciata.
-Sicuro di essere vivo?-
Sorrise di sbieco a quella mia battuta non richiesta ed annuì socchiudendo gli occhi.
-Me lo chiedono in tanti, ma sì, sono vivo.- questa volta si lasciò andare ad una breve risata. -Dimmi, Naruto, ti andrebbe di bere qualcosa lì dentro?- riprese indicando l'entrata del Mikey, dove Gaara e Deidara stavano ancora discutendo.
Non so perché lo feci, ma annuii alla sua richiesta. C'era qualcosa in quel ragazzo che non mi convinceva per niente, mi irritava come nessun altro era mai riuscito a fare eppure c'era anche qualcosa che mi attirava in lui.
E da quel momento a fine serata, sarei riuscito a scoprire cos'era.

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