Prologo

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Ho conosciuto una persona nata senza sogni. Il mio racconto è dedicato a quelli come lei,che essendo nati senza sogni,iniziarono a crearseli per conto loro.
Io quando ho conosciuto questa ragazza, la credevo una pazza. E lo era. Era una pazza,e probabilmente lo sarebbe ancora se fosse qui. Però era una stronza,tutti dicevano che alla fine era persona apposto,che la gente le voleva bene. Questo si dice di una persona che muore,e non si sente mai niente di differente. Incredibile come diventiamo tutti delle persone meravigliose tipo i santi quando moriamo.Solo che lei non era morta,solo scappata dove probabilmente nessuno l'avrebbe trovata mai. Comunque, tornando al discorso di prima, noi le davamo della Santa. La prendevamo in giro chiamandola Santa Mais delle cause perse,lei alzava gli occhi,reprimeva l'impulso di mandarci a quel paese e continuava con le sue cose. Mais, che in realtà si chiamava Gloria, sembrava avere un certo numero di progetti,che dopo un paio di mesi rimpiazzava o eliminava e sostituiva. Due cose rimanevano fisse, l'amore incondizionato per l'arte e il voler sembrare molto più sicura di quanto non fosse in realtà. Ogni tanto si faceva qualche giro di un paio di giorni fuori casa, prendendo un treno e andando da qualche parte a caso. Lei era diversa, da tutto e tutti, ed era per questo che io ne ero follemente innamorato. Tutto in lei era particolare. Portava bracciali, fino ai gomiti, per ragioni ignote. Qualcuno pensava fosse autolesionista, qualcun altro che lo fosse stata, e qualcun altro ancora che lo facesse perché faceva figo. Si vestiva di nero, sempre, completamente, l'unica eccezione erano i suoi capelli colorati e a volte le camice a quadri, che in generale erano vintage e a quadri, che tra l'altro la facevano assomigliare a Kurt Cobain. È stata anche la prima cosa che ho pensato di lei, che somigliasse un pò a Kurt Cobain. Ed era fantastica. Camminava velocemente, ma allo stesso tempo tutti si giravano a guardarla, anche perché, oltre a essere strana e inusuale, era sempre uno spettacolo. La testa alta, le cuffie sulle orecchie, e le mani sulle cinghie dello zaino, nero anche quello, con i nomi delle band che le piacevano.
Amava il punk, e le piaceva seguirlo in ogni campo. Non era il tipo di punk che insultava tutto e tutti e urlava di portare l'anarchia come soluzione a tutto. Semplicemente indossava vestiti molto fuori dal comune, e ascoltava musica punk. Suonava anche la chitarra elettrica, anche se sapeva suonare bene anche la classica e l'acustica. Era vegetariana molto stretta ed era bionda naturale. E probabilmente era ciò che aveva in comune con la maggior parte delle persone.
Aveva la brutta abitudine di portare la giacca di pelle anche a quaranta gradi, e di essere inquietante. Cioè, era molto inquietante, e non faceva assolutamente niente per cercare di non sembrarlo. Odiava tutti, famiglia al primo posto. O meglio, forse non odiava. Forse non soffriva molto nessuno. Forse, chi non odiava erano solo le sue band preferite e qualche amico di internet che viveva a qualche paese di distanza. Era una persona molto infelice, nel profondo. Era intelligente, intelligentissima, anche se questa dote la sprecava, soprattutto con il farsi domande troppo complicate per poter avere una risposta, domande a cui non trovava risposte che la soddisfacessero. Si faceva troppe domande, dubbi, erano tanti, e anche se qualcuno pensava che non pensasse affatto, non era così.
Era piena di idee e desideri impossibili, e di storie che voleva far avverare.
Era diversa, non saprei descriverla diversamente.
Conosceva parecchia gente, ma nessuno di loro conosceva lei. Io ho imparato a conoscerla a tratti.
E voglio raccontare di lei.

la vertigine sul bordo delle coseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora