Capitolo 7

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È una sensazione bellissima. Poter riprendere la vita al Campo è più bello di quando ci abitavo sempre.
Il qual caso era diventato ripetitivo e monotono, non c'era niente di speciale in ciò che facevo. Ma ora.. Ora tutto è diverso.
I ragazzi del Campo mi rispettano più di prima, dicendo che ero mancata a tutti in quel periodo ma, che erano mancate, soprattutto, le mie lezioni con il tiro con l'arco, con il giavellotto, con la spada e con i pugnali e i coltelli.
Era bellissimo alzarsi la mattina e trovare una "fila" di ragazzi che volevano essere aiutati.
"Allora com'è essere così importanti al Campo?" chiede Testa D'Alghe.
"Com'è essere l'unico figlio di Poseidone al mondo?" replico tranquillamente.
"Touchè" sospira il figlio di Poseidone.
"Facciamo un giro?" domando di traverso.
Mi fa un sorrisone poi esclama "certo andiamo".
Io e Percy stiamo cercando di andare d'accordo ma.. beh.. non risulta sempre.
Tipo due giorni fa ci eravamo quasi ammazzati per una sciocchezza.. Tre giorni prima ancora mi ero arrabbiata perché mi aveva chiamata Sapientona e avevamo litigato di brutto (beh forse io avevo esagerato) e qualche altro giorno prima mi aveva schizzato dell'acqua addosso.. visto che lui è figlio del dio del mare poteva (se voleva, e lui voleva) non bagnarsi con l'acqua. Comunque sia aveva preso l'acqua della fontanella con i suoi poteri "magici" da figlio del dio del mare e mi aveva bagnata dalla testa ai piedi; io mi ero arrabbiata così tanto che l'avevo inseguito per tutto il Campo (zuppa dalla testa ai piedi) per almeno mezz'ora.
Arriviamo al laghetto e ci andiamo a sedere sulla sabbia.
"Allora.." Inizio io "come ti trovi qui al Campo?"
"Bene.. credo" mugugna "la gente mi guarda strano quando passo.. È normale?"
"Si, Percy, è normale. In fin dei conti sei l'unico figlio di Poseidone al mondo"
"Si.. Sono potente!" dice ridendo e io scoppio a ridere.
"Puoi essere potente ma io sono e sarò sempre più forte di te!" In realtà però non ci credevo davvero, lui era l'unico là che anche con poco allenamento poteva battermi.. Aveva il potere nel sangue.
"Non ci scommetto" replicò lei.
Restammo sulla spiaggia per un bel po' poi quando ci chiamarono ci alzammo e ci allontanammo, dividendoci a metà strada.
Io andai verso l'arena e lui verso la base per il tiro del giavellotto.
Mi alleno finché due ore dopo non sono piena di chiazze di sangue sulla maglietta e graffi quelle gambe e sulle braccia.
Mi vado a fare una doccia e mi cambio, mettendomi una maglietta del Campo nuova e mi preparo per la cena.
A cena come al solito non rispetto le regole, così invece di sedermi al mio tavolo, quello di Atena, come dicono le regole, mi siedo al tavolo di Poseidone e guardando l'unico figlio del dio del mare dico: "dobbiamo parlare.."

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