Capitolo 6

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Buio. Vedo solo buio. E penso di essere morta.
Si, ormai, dopo anni di allenamenti, sono morta.
Non so se essere triste o infinitamente felice.
Beh, triste perché, ecco sono morta! Felice, perché finalmente mi sono tolta un peso.
Chissà forse avrò la possibilità di reincarnarmi e rinascere e se avrò fortuna, sarò una comune mortale. Una ragazza dai ricci capelli rossi, che come tutti i suoi amici si annoierà ad andare a scuola ma sarà obbligata, che vorrà uscire la sera ma che dovrà seguire un coprifuoco. Una ragazza con un infanzia normale e felice, che durante l'adolescenza, proverà dolore per essersi lasciata con il ragazzo non per una freccia nel fianco.
Ma so che questo è chiedere troppo. In fondo so che gli Dei sono degli stronzi e che, se devono fare morire qualcuno m, di certo non faranno morire chi ne sarebbe felice, pensando alla sua futura vita. No. Loro fanno morire chi vuole vivere la vita, anche se si tratta di una vita di merda, che non ti da soddisfazione ma solo spine nel fianco, in senso letterale.
Quindi, no, era impossibile che fossi morta. E con questa convinzione mi obbligo a risvegliarmi.
Sbatto più volte le palpebre e le apro del tutto.
La stanza gira vorticosamente finché non metto a fuoco.
Un ragazzo dagli occhi color del mare mi guarda con preoccupazione.
"Che fai?" Chiedo
"Controllavo come stavi" risponde come se fosse ovvio.
Certo molto normale risvegliarsi e trovarsi un tizio che ti guarda.
"Sei uno stalker?" Chiedo
Si acciglia "cosa?"
"No, nulla lascia perdere"
Mi alzo, per qualche secondo la stanza gira e il dolore al fianco aumenta. Poi tutto si sistema. Non sento più dolore e riesco a mettere a fuoco la stanza.
Mi trovavo in una delle capanne dell'infermeria. Era una stanza bianca con qualche letto coperto da tende, negli scaffali ai muri c'erano un sacco di medicinali, bende, Nettare e Ambrosia (cibo degli dei, se viene preso in piccole quantità cura i semidei sennò li brucia).
Qualche letto era occupato da dei ragazzi, chi con la gamba rotta, chi con una freccia nel piede, chi con le costole incrinate ecc..
"Bentornata Annabeth" grida un ragazzo con un piede rotto. Non mi ricordavo neanche come si chiamava. Gli faccio un cenno e mi avvio verso la porta.
"Ma che stai facendo?" chiede allibito Percy.
"Già.. Hai ragione!" torno indietro, prendo la borsa e il coltello e una maglietta nuova "ti potresti girare, per favore?"
"..cosa?.. Oh, si certo" sospiro frustata mentre si gira. Mi tolgo la maglietta rovinata e la butto in un cestino e mi infilo una maglietta pulita del Campo.
Le magliette del Campo sono tutte uguali. Sono arancioni con il disegno di un Pegaso e la scritta "Camp Half-Blood" (Campo MezzoSangue) in nero. I formati erano due, una a maniche corte e una a canottiera. Girando per il Campo era più probabile scorgere ragazzi con la maglietta a mezze maniche e ragazze con la canottiera.
Io, invece, usavo tutte e due. La prima che capitava mettevo.
Ora, stavo indossando la canottiera del Campo.
"Puoi girarti" dico non appena ho finito.
Borbotta qualcosa di incomprensibile mentre si gira.
"Dove stai andando?!" grida Percy quando mi avvio alla porta "devi stare in cautela! Ti sei appena svegliata e già te ne vai?!"
"Ovvio" dico solamente.
"Per gli Dei quanto sei testarda!" Mi grida dietro e mi raggiunge.
"Quanto ho dormito?" chiedo esitante.
"Un giorno più o meno"
"Ti hanno fatto fare il giro del Campo?"
"Più o meno"
"Ti faccio vedere io"
"No! Non credo sia il caso. Non nelle tue condizioni" dice
"Senti" mi fermo "devi capire una cosa, ok?" mi guarda torvo e io continuo "qua noi non ci fermiamo. Non ne abbiamo il tempo. Non possiamo fare i bambinetti e riposarci, se no nessuno di noi sopravvivrebbe, capito?! Se non fosse che sono abitata al dolore, ti pare che sarei riuscita ad arrivare qua, con te e una freccia nel fianco? Beh, la risposta è no. Noi non ci fermiamo. Non possiamo se vogliamo vivere. Siamo semidei e da tali dobbiamo comportarci!" con questo concludo il mio discorso e riprendo a camminare.
Percy non dice parola ma mi segue.
"Allora.." riprendo dopo un paio di minuti "questo è il padiglione del tiro con l'arco" e indico un padiglione dove in ordine sono disposti archi e frecce.
"Annabeth!!" grida una ragazzina correndomi incontro "sei tornata, finalmente! Mi mancavano le tue lezioni!" e mi abbraccia.
"Katie.." bisbiglio "certo che torno a farti lezioni! Se aspetti 10 minuti sono subito da te"
Mi rivolge un sorrisone "siii!! Ovvio che aspetto!!"
Continuo il giro, indicandogli i vari posti.
"La mensa.." dico "mai venire quando il coprifuoco suona" alza un sopracciglio e io rispondo "meglio non saperlo".
Avanziamo per il campo "l'arena. Vieni solo dopo essere diventato un bravo spadaccino sennò ti fanno il culo" dico rispondendo alla sua muta domanda.
"Questa è l'arrampicata mortale"
"Mortale?"
"Oh, si! Di solito viene usata nelle gare. Una volta a mese, le Case si sfidano per avere il diritto delle docce pubbliche. Chi arriva primo ha il primo turno, chi arriva secondo il secondo turno e così via.. Mortale perché non è un arrampicata normale, quando inizi sputa fuoco, i tasselli si chiudono da soli e la lava ti brucia la pelle.. Così se arrivi primo ti trovi un ustione di secondo grado, i capelli arrostiti, le braccia e le gambe sbucciate e qualche coltello che ti ha strappato i pantaloni. E a quel punto che fai? Non ti puoi godere la doccia, ovviamente." spiego con un risolino.
Andiamo avanti e arriviamo alle Case.
"Immagino tu sappia cosa sono queste, no?"
"Si" dice
"E sai anche di quale Dio sei il figlio, no?"
"Si" mormora e annuisco "lo sapevi vero? Di chi sono figlio intendo." mi chiede.
Sorrido "si, Testa D'Alghe, l'avevo immaginato" e con queste parole mi giro e mi allontano, diretta la Padiglione del Tiro con l'Arco, lasciando l'unico figlio di Poseidone al mondo, da solo.

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