Ora Vado Via

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(Cit. Terza One Shot)

«Beckett! Rispondi ti prego. Va tutto bene? Beckett? Katherine? Rispondimi!»

«VAI VIA!» le urlò lei da dietro la porta.

«Cosa succede, dimmi che stai bene!» rispose preoccupato lo scrittore.

«Sto bene. Vattene!» rispose ancora la donna. Si capiva che stava piangendo e questo lo faceva stare male. Aveva sicuramente fatto qualcosa che non andava bene. «Katherine ti prego. Mi fai preoccupare!»

«TI HO DETTO DI ANDARTENE!»

«Ok, ora vado via, stai calma.»

«Papà? Cosa succede? Ho sentito delle urla assurde venire da qua» disse Alexis entrando nella camera.

«Alexis, è Beckett, si è rinchiusa nel bagno e piange e urla e mi manda via, ma non mi dice cosa ha e mi sto preoccupando! Puoi provare tu a vedere se ti dice qualcosa?» Alexis si avvicinò alla porta del grande bagno e fece segno al padre di allontanarsi.

«Kate, sono Alexis, cosa succede, posso entrare?» si sentì la chiave girare e Alexis entrò. «Cosa c'è? Qual è il problema?» Kate era nuda, raggomitolata nell'angolo più lontano dalla porta. Alexis chiuse la porta a chiave e si avvicinò cauta alla detective che continuava a piangere disperata.

«Kate? Vuoi parlare con me?» la detective si scostò. Alexis prese un asciugamano grande dal mobiletto che stava accanto alla porta d'ingresso. Si avvicinò alla donna e l'avvolse nell'asciugamano.

«Io... sono una persona spregevole, perchè sei gentile con me?» singhiozzò forte Kate.

«No, no tu non sei una persona spregevole, sei una persona fantastica ed io sono gentile con te perchè ti voglio bene. Ora mi dici cosa è successo?» Kate pianse ancora più forte, raggomitolata in posizione fetale, con le ginocchia attaccate al petto e coperta solo dall'asciugamano che Alexis le aveva posato sopra.

«Dimmi che cosa è successo? Mio padre ha fatto qualcosa di sbagliato? È lì fuori preoccupato di avere fatto qualcosa di male.» Kate si tirò su. Le fasce le erano scivolate dai polsi mostrando i profondi tagli causati dalle manette. Sul corpo aveva i lividi delle percosse subite da parte di Sergei. Forse era quello il problema, forse qualcosa le aveva fatto tornare alla mente, immagini orribili del fatto vissuto e per lei, era stato troppo affrontarli tutti insieme.

Alexis sapeva riconoscere un attacco di panico e quello di Kate lo era eccome, solo che a causarlo era stato un evento traumatico. «Lui mi toccava!»

«Chi ti toccava? Mio padre?» chiese cercando di farla parlare.

«No... Sergei, mi toccava e mi guardava, come se fossi un oggetto del desiderio. Lui... lui... lui mi toccava e io non potevo difendermi. Mi diceva che ero bella e ... che sarebbe stato un peccato sprecare la mia bellezza. Lui... lui mi toccava!» Kate piangeva, singhiozzava forte e si teneva la testa. Le belle cosce erano tutte graffiate, probabilmente i segni della difesa del tentato stupro, i graffi erano ampi.

«Kate? Guardami! Guardami!» la donna alzò appena la testa, gli occhi pieni di lacrime.

«Kate, tu sei una persona fantastica ok? Adesso continua a guardarmi e respira! Respira Kate. Respira!» le disse Alexis tenendo la calma in maniera egregia.

«Castle!» ansimò respirando forte e piangendo contemporaneamente.

«È qua fuori, lo chiamo? Sei sicura?» Kate annuì senza smettere di piangere e di respirare forte. Alexis la coprì bene, anche se pensava che non ci fosse molto che il padre non avesse visto della detective.

Fatti l'uno per l'altraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora