Fatti l'uno per l'altra

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Fatti l'uno per l'altra

Beckett era andata negli Hampton per seguire una pista su un criminale della mafia russa, si trovava quindi in un cortile e si fermò un attimo ad osservare il paesaggio, sembrava che nella casa non ci fosse nessuno.

Vedeva i propri occhi volare ed esplorare una bella casa li, negli Hampton, con due sdraio proprio sul giardino, la piscina e la vista sterminata dell'oceano, era sola. All'improvviso si sentì afferrare da dietro, era talmente spaventata che non riusciva a pensare lucidamente alle mosse di autodifesa come le era stato insegnato. Qualcosa ricoprì la bocca e il naso, dopo qualche secondo tutto diventò buio.

«Castle, sarà uscita a cena con qualcuno» rispose Javier, cercando di calmare lo scrittore.

«No Esposito, l'ho accompagnata a casa e mi ha detto che ci saremmo rivisti stasera qui al distretto, perché doveva fare una cosa, non ha specificato, ma ha detto che si sarebbe fatta sentire. Javier, le è successo qualcosa» esclamò lo scrittore sempre più preoccupato.

«A dire la verità mi ha detto che la Gates le ha assegnato un altro caso che implica la mafia russa» aggiunse Esposito sconvolto.

Se fosse successo qualcosa a Beckett, Castle non sarebbe sopravvissuto.

Quando Kate si svegliò, si trovò solo con la biancheria su un letto. Cercò di muoversi e si accorse che era ammanettata alla sponda in ferro del letto. Solo il lenzuolo copriva il suo corpo seminudo.

Non c'era nessuno nella stanza in cui si trovava, era una stanza piuttosto sfarzosa, con le pareti dipinte di un rosa pastello, il grande letto con le sponde in ferro battuto e dei ghirigori.

Pensò subito di essere stata drogata e probabilmente violentata ma non ne era sicura visto che portava ancora gli slip e il reggiseno.

Cercò di liberarsi dalle manette, ma quello che ottenne fu solo aggravare i graffi già profondi sui polsi, là dove le manette troppo strette raschiavano la pelle.

Provarono e riprovarono a rintracciarla, ma si attaccava la segreteria. A quel punto anche Ryan ed Esposito iniziarono a preoccuparsi, Beckett rispondeva sempre al cellulare. Decisero di andare al suo appartamento per sicurezza. Bussarono, ma dall'appartamento non arrivava alcun suono. Era vuoto. Castle sempre più nel panico tirò fuori un paio di chiavi e li infilò nella serratura.

«Perchè hai le chiavi dell'appartamento di Beckett?» domandò Javier incuriosito dal fatto.

«Ehm, io...veramente...me le ha date lei, perchè... così se perde le sue, o se le dimentica dentro, io... posso darle quelle di riserva» rispose Castle diventando tutto rosso fino alla punta dei capelli.

Sentì confabulare dietro la porta, ma non capiva cosa stavano dicendo, sembrava che stessero parlando russo. Poco tempo dopo, nella stanza fece il suo ingresso un omone altissimo e grosso, che guardò la detective con un sorriso. Era sicuramente russo e sembrava conoscerla. La donna, ancora stordita dal sonnifero che aveva inalato, sentì lo sguardo dell'uomo su di se, era disgustoso, pensò Beckett guardando l'uomo davanti a lei, si avvicinò al letto, dove Kate era ammanettata. Quest'ultima cercò di nuovo di togliere le manette, senza successo però.

Castle trovò dei fascicoli e un indirizzo, il dossier riguardava un certo Sergei Stoccosvl. Continuando a leggere, scoprì che questo russo faceva parte di un'organizzazione mafiosa russa.

In un angolo del fascicolo c'era una nota che probabilmente Beckett non aveva notato. Sergei aveva un fratello di nome Nikolai, impiccato in prigione pochi giorni dopo l'arresto, effettuato da: Detective Beckett. Ed ecco che improvvisamente nella sua mente si materializzò un bruttissimo presentimento. Continuò a cercare nei dossier e trovò il nuovo indirizzo dell'uomo, negli Hampton.

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