Arrivai qualche minuto dopo il suo della campanella in classe, dove tutti avevano già preso posto.
Riconobbi Niall, con il quale, non avevo mai parlato, ma che ero sicura un po' mi somigliasse.
E non parlo di aspetto ma di carattere.
Timidi e paurosi.
L'unico posto libero era accanto ad un ragazzo.
Uno di quelli che Louis avrebbe definito come " Miracolo sulla Terra che il Dio dei gay ha mandato".
Ero praticamente certa che non esistesse questo Signore che lui sembrava venerare con tutto se stesso, ma glielo lasciavo credere.
Il ragazzo in questione era alto, con due spalle da sportivo e le braccia muscolose.
Aveva un bel viso angelico: due occhi grigi e dolci, una folta chioma ondulata color platino e due labbra arricciate in un adorabile sorriso.
Ma sapevo benissimo chi fosse: Jack Johnson, il leader dei Bulli.
Per essere uno di quelli usava raramente le mani, perché bastava un solo sguardo di quelle cavità color acciaio che la vittima rimaneva sotto shock.
Ci sapeva fare con le parole e le offese, ma soprattutto con gli scherzi.
Qualcuno narrava (in poche parole Louis) che avesse fatto allagare l'ufficio del preside l'anno precedente e che avesse rovinato i bei mobili e tutti i documenti contenuti lì dentro.
Questo e molto altro, dopo aver rubato gli esami di maturità facendo ripetere le prove ad Agosto.
Presi un grosso respiro, adagiandomi sulla sedia vuota, facendo finta di controllare di aver tutto nel mio zaino.
"Ehi tranquilla, non serve tremare, non mordo mica" rise lui accorgendosi del mio nervosismo.
"Il mio nome è Jack J oppure Jackie J, come preferisce, e tu?".
"Ellen e basta".
"Ellen e basta è un bel nome".
La voglia di tirargli uno schiaffo per quanto successo a Louis mi stava rodendo le mani, ma l'entrata di un professore lo salvò dalla mia rabbia improvvisa.
"Oggi la professoressa Green è assente, quindi faremo due ore di educazione fisica al posto di una, preparatevi" disse semplicemente, facendoci cenno di avviarci verso gli spogliatoi.
"Sei motlo silenziosa Ellen...Ti spavento per caso?" domandò Jack affiancandomi mentre la classe percorreva il corridoio.
"Non ho voglia di parlare, tutto qui" ribattei seccata.
"Hai un bel caratterino e sembri simpatica. Dovresti essere una Normale, giusto?".
"Sono solo me stessa".
"Anche tu trovi strambe queste suddivisioni? Pure io. Ognuno di noi è semplicemente se stesso e non può essere diviso in base ad una etichetta".
Lo osservai sgranando gli occhi a quelle parole che stranamente anch'io condividevo.
Decisi di annuire, seguendo le ragazze nella stanza in cui cambiarsi.
Non vedevo l'ora di fare qualche esercizio.
Non ero una di quelle secchione che erano brave in tutto ma facevano schifo negli sport.
Io amavo l'atletica leggera, soprattutto la corsa campestre.
Mi reputavo piuttosto brava e mi permetteva di restare sola con i miei pensieri e concentrarmi semplicemente sulla corsa e sul mio fiato.
Neanche a farlo apposta il nostro profe, il signor Young, decise di farci fare allenamento per la resistenza.
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Unsociable
FanfictionEllen Smith si trasferisce per sfuggire da brutti ricordi che la perseguitano e per scacciare la sua "fobia sociale". Nella nuova scuola però si apre una realtà diversa a quella a cui è abituata, basata su suddivisioni dovute al grado di piacevolezz...