Capitolo 2

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Mio padre?! Come? Era vivo? Era per la Romania, all'aereoporto di Bucarest. Oddio.
Feci la valigia in dieci minuti, sistemai il mio zainetto e tutte le borse, presi tutti i risparmi che mi sarebbero bastati per chiamare il taxi e farmi portare in centro e chiamarne un altro per l'aereporto. Corsi fuori casa lasciando ai "miei" un biglietto:

"Grazie ( o no) per tutto (o niente).
Ho trovato mio padre.

Aurora."

Non avevo badato a cosa scrivere, ma quelle parole sarebbero bastate a far capire a quelle 4 zucche vuote dei "miei familiari" che me n'ero andata per poi non tornare più. Il problema era dirlo a Simon.

"Arrivati." Mi bloccò la voce dell'autista che ringraziai e pagai.
Ero all'aereoporto ed ero forse l'unica a prendere un aereo alle 3:00 di notte.
Scrissi a Simon:

"Simon, sono partita per la Romania, lo so che è una pazzia ma mio padre è vivo. Verrò a trovarti o verrai tu a trovarmi, grazie.❤"

Spensi il cellulare, non volevo parlare con nessuno quando mi saltò all'occhio un ragazzo che mi fissava.
Anche lui sveglio?

"Ciao." Disse con un sorriso stampato in faccia.

"Ci conosciamo?"

"Credo di no. Sono Tom, piacere."

"Aurora, piacere mio."

"Che ci fai qui?"

"Secondo te?"

"Dove devi andare?"

"Neanche ci conosciamo."

"Beh, era solo per parlare, sai io vado a Bucarest. Tu?"

"Idem."

"Ragazza di poche parole eh?"

"Mh mh.."

In quel momento esatto arrivò la signorina che ci invitò a salire sull'aereo.
Eravamo gli unici due in prima classe.
E c'era un tavolino con gli alcolici, allungai la mano e presi una bottiglia di liquido trasparente e Tom dall'altro sedile disse:

"Quella è forte."

Ignorai e aprii la bottiglia di Sambuca.
Non avevo mai provato alcolici, non ero abituata, Simon non me lo permetteva ma adessi dovevo concedermi un goccio per rilassarmi.
Dopo aver bevuto chiusi gli occhi e mi addormentai...
Il mattino eravamo arrivati a Bucarest e quando scesi dall'ereo una signora di età avanzata mi venì incontro.

"Eccoti qui."

"Lei è Margaret?"

"Si, ora andiamo, non dobbiamo dare nell'occhio."

Con quell'abbigliamento medievale era difficile non dare nell'occhio.
Due omoni si avvicinarono a me e mi chiesero con molta non curanza di andare avanti. Sembrava più un rapimento.
Dovevamo andare in Transilvania con una macchina nera dai vetri oscurati.

"Allora, sei felice di poter tornare a casa?" Chiese con gentilezza Margaret. Mi stupiva, era un po' andata con l'età ma parlava come una signora di quarant'anni.

"Beh.."
La macchina si fermò.
"Che succede?" Dissi quasi gridando.
"Zitta." Mi chiuse la bocca Margaret.

Uscii dalla macchina e all'improvviso vidi un essere venirmi addosso. Mi aveva bloccata a terra e cercava di mordermipresi il coltellino dalla tasca e lo conficcai nel cuore, vidi la sua anima, che implorava.
Uno degli uomini grossi tolse la creatura sopra di me e vidi Margaret che mi osservava:

"Come stai tesoro?"

"Bene, credo." E al suono di quelle parole una sagoma bianca sfrecciò nel bosco.

"Muoviamoci." Disse agli uomini.

Sfrecciammo con la macchina lungo le salite del castello irraggiungibile.
Il bosco era spaventoso, non ero affatto sorpresa che i turisti non arrivassero mai al castello. Percorrevamo la via stretta e sterrata dentro il bosco e ad un certo punto vidi la sagoma bianca più nitida, era un animale, un grosso animale, un lupo grosso, era troppo grosso per essere un lupo. Volevo addormentarmi ma il rumore degli animali notturni me lo impediva, si vedeva la grande sagoma del castello eravamo quasi vicini fino a quando non arrivammo di fronte al castello, un ponte sopra un fossato separava me dal castello Bran, il castello di Dracula.

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