III. The diary

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Within a minute I was all packed up
I've got a ticket to another world
I don't wanna go. ❞

Sono trascorsi quattro giorni esatti da quando sono stata dimessa dall'ospedale e, due giorni dopo, sono stata quasi trascinata contro la mia volontà nello stesso locale in cui mi trovo adesso, fortunatamente uno dei poco famosi bar parigini.
Forse è l'aspetto un po' trasandato e vintage che ne fa superficialmente un posto per "vecchi" e, dunque, un luogo poco frequentato da ragazzi della nostra età. Io so soltanto che è da quando siamo piccoli che io e Damien veniamo qui, sia d'inverno che d'estate, quando abbiamo tempo libero che non ci va di sprecare nelle monotone pareti di casa.

Il caffè freddo che sto sorseggiando da qualche secondo sembra avere un retrogusto più amaro del solito, ora che Damien mi sta nuovamente dando della stupida per aver commesso, a suo dire, l'errore più grande della mia vita, proprio qualche giorno prima, seduta a qualche tavolo di distanza da quello in cui siamo adesso.

- Ti rendi conto di quello che hai fatto?

Non gli rispondo: preferisco stare in silenzio ed aspettare che la sua sfuriata termini. Inizio a contare mentalmente fino a dieci, il tempo necessario affinché Damien si stanchi di parlare da solo e si zittisca da sé.

- Hai rifiutato un'occasione d'oro! Avresti potuto diventare famosa, fare qualcosa che ti piace ed essere retribuita. Io non so cosa diavolo ci sia nel tuo cervello, ma nessuna persona sana di mente avrebbe mai avuto il coraggio di fare quello che hai fatto tu.

Solo quando il conto alla rovescia nella mia testa è terminato, sollevo appena lo sguardo e sbuffo sonoramente.

- E tu hai minimamente pensato alle conseguenze, se avessi accettato? Cosa ne sarebbe stata della mia vita? E la scuola? Avrei dovuto dire addio a troppe cose che non mi sento ancora in grado di abbandonare e che forse non farò mai.

Parigi è casa mia, la scuola la promessa di un futuro assicurato, Damien il legame indissolubile che mi tiene ancora in vita.

Non è semplicemente per orgoglio che ho fatto ciò che ho fatto: non sono pronta a lasciare il rifugio in cui sono rimasta nascosta fin'ora. Non sono pronta ad uscire allo scoperto ma, soprattutto, non sono ancora pronta a girare il mondo con quattro ragazzi di cui so poco e niente.

Il fatto che pensino che io possa essere una sorta di pentola d'oro da cui attingere idee per le loro future canzoni non giustifica l'assurda proposta che mi hanno rivolto.

***
Lo sguardo cristallino di Luke era fisso sul diario bianco che aveva terminato di rigirare tra le mani. Indugiò per qualche secondo sull'aprirlo o meno, ma alla fine alzò gli occhi confuso dapprima su quelli dei suoi amici, che lo esortarono ad aprirlo e subito dopo sulla mia figura bloccata nel letto che si agitava, invano, affinché non lo aprisse davvero.

Quel diario era la mia anima trascitta su carta bianca. Non era affatto esagerata la reazione che ebbi: aprirlo e leggerne il contenuto significava mettermi completamente a nudo e non volevo che a farlo fossero quattro ragazzi che a stento conoscevano il mio nome. Non ero nessuno per loro e non avevano alcun diritto di appropiarsi così di un oggetto altrui.

Luke dovette accorgersi all'istante del mio disagio perché appoggiò il diario sul davanzale della finestra e si rivolse ai suoi amici.

- Dove lo avete trovato?

- In una borsa abbandonata su una sedia in sala d'attesa.

- Cazzo. - Fu l'unico commento di Damien che si morse volontariamente le labbra. - Nella fretta, ho dimenticato di portarla dentro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 21, 2015 ⏰

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