16 Novembre Ore 23:57

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Attenzione:Da questo capitolo in poi,sono descritti avvenimenti che potrebbero turbare i più sensibili.
Io
Vi ho avvertito.

Caro Diario,perché non riferirmi a te così?
Dopotutto non sei che un ammasso di fatti scritti e descritti dalla diretta interessata,no?
Beh,scrivere in questo modo mi ricorda la mia infanzia,quando possedevo un vero e proprio diario,in cui raccontavo delle mie giornate gioiose,insieme alla mia famiglia.

Quella che doveva essere una famiglia.
Furono loro,i primi a cui influssi le mie crudeltà.
Beh,è la mia natura,perché reprimerla?
Io mi amo così tanto.
Rammento ancora, quando da bambina ,desideravo con tutte le mie forze avere un pallone con cui giocare.
Ma nessuno dei miei parenti, lo acquistò,esaudendo il mio desiderio.
Odiavo essere contraddetta.
Decisi quindi di non fermarmi e procurarmi una palla.

Era ora di cena,ma non usai il coltello per tagliare la cotoletta che mia madre cucinò con tanto amore.
Quella sera eravamo solo io e la mamma,a causa del lavoro di papà che era sempre a delle riunioni.
Con un gesto lesto,presi il coltello e lo nascosi sotto il tavolo.
Timidamente,chiesi:-"Mamma ti va di giocare con me?"-
Ma prima che potesse rispondere,salì sul tavolo,tagliandole il capo,lasciando il suo bellissimo e lungo collo,incompleto.
Il sangue schizzò,come una tubatura rotta ed io mi crogiolai in quella pioggia scarlatta.
Era sangue del mio sangue.
Meravigliosamente puro!

Sporcandomi,dei resti di mia madre,tra una risata e l'altra,continuai le mie malefatte.
La testa rotolò giù per il tavolo,mentre vedevo le ossa della spina dorsale e la trachea che sporgevano dal corpo.
Quando scesi dal tavolo,vidi che gli occhi della mamma stavano ancora roteando,il cervello era ancora attivo,per qualche secondo.
Così le incisi un grande sorriso,che andava dalle orecchie alle labbra.
Incavai gli occhi,facendo fuori uscire i bulbi oculari,che usai come piccoli antistress.
Finché non esplosero completamente.
Amavo gli occhi color cobalto della mia mamma e finalmente mi appartenevano.
-"Quanti nuovi giochini!"-urlai,in preda alla gioia di quel momento.
Presi la testa ed uscì,felice come una pasqua, in giardino,iniziando a calciare senza ritegno la nuova palla.
Dopo qualche tiro vidi che continuava a fuoriuscire del sangue ed iniziai a raccoglierlo.
Il giorno dopo,a scuola avrei avuto diversi test.
Tutti si chiesero la ragione di quella stramba penna dall'inchiostro rosso.

Ore 01:06

Mi sono divertita a scrivere della mia infanzia,ricordare riesce a distrarmi dall'inferno in cui sono coinvolta.
Oggi non uscirò fuori dall'ala femminile,ma farò comunque una breve passeggiata all'interno di essa.
Qui dentro io sono la regina,la sola,l'unica.
Sono andata verso le prigioni e lì ho visto alcuni cadaveri.
Se solo avessi le chiavi,potrei avere in mano mia quel ben di Dio ancora in tatto.

Quando mi metto in testa qualcosa,niente e nessuno può farmi cambiare idea.

Ho deciso quindi di uscire fuori dall'ala femminile e dirigermi nel centro del manicomio,dove sono racimolate un po' di chiavi.

Ho preferito passare dalla fogne.
Il tanfo qui è ancora più forte.
L'acqua è più  sporca che mai mischiata al sangue,percepisco sù per le narici il suo odore impuro.
Così ferroso.
Come quando da bambini si ci metteva un penny in bocca.(Citazione al videogioco).

Ho cominciato a correre,cercando
Di evitare contatti con quei liquidi indegni.

Correndo mi sono accorta di un cadavere,dal suo aspetto,sembra essere precipitato da una qualche fessura.qualche mese orsono,è quasi in decomposizione.
Un banchetto perfetto per le mosche.

L'ho superato senza problemi,salendo per una scaletta arrugginita verso i piani più alti.

Ormai ci sono varie barriere di mobili accatastati ed è sempre più complicato riuscirsi ad orientare in questo caos.

Per fortuna la mia corporatura minuta mi permette anche i più impensabili spostamenti e riesco senza problemi a strisciare per i condotti.
Alla fin fine,quest'ultimi sono delle ottime scorciatoie.

Sono piombata nelle cucine più remote dell'ala maschile,dove vi erano dei cadaveri appesi come carne da macello.

Proseguendo,ho notato una motosega imbrattata di sangue,e varie pentole con all'interno arti mozzati.

Ho subito pensato ad un paziente fin troppo deviato;Tuttavia non ho perso il controllo di me stessa.

Approfittando dell'assenza del proprietario dell'arnese da macello,ho rubato vari coltelli,dalle dimensioni più esorbitanti a quelle più piccole.
Riuscirò a cavarmela in caso d'attacco.

Ho ricominciato a camminare,girando da un corridoio all'altro.
Dopo qualche tempo,riesco ad arrivare alla Reception e da lì mi sono sorti mille ricordi.

La prima volta che varcai la soglia di quest'inferno,avevo 17 anni,ero accompagnata a braccetto da due poliziotti ed indossavo una camicia di forza.

A quel tempo avevo ancora dei lunghi capelli avvolgenti,color rame e dalla forma ondulata.
Era una tra le cose che più amavo di me  e che ora rimane solo un vago ricordo.
Quando arrivai mi rasarono subito i miei riccioli rossi,non lasciando nulla.
Ero completamente priva di capelli.
Come può considerarsi donna una creatura priva di abiti ma cinta da una camicia di forza?
Come può considerarsi donna una creatura continuamente privata di ciò a cui più tiene?
Come può considerarsi donna una creatura usata solo come un oggetto?
Come se non possedesse emozioni.
Come se contasse nulla.

Ancora intenta a scrivere,ho percepito una voce alle mie spalle.
Sbraiatava:-"CARNE FRESCA!"-
Accompagnata dal suono di una motosega.
Gettai il mio diario per terra,balzando per aria e lanciando alcuni dei coltellini precedentemente rubati.
Mi voltai e vidi un uomo bizzarro e peloso.
Con una barba lunga e grigia,nudo e completamente sporco di sangue.
Ero completamente inorridita e
Non avrei mai e poi mai ucciso con le mie mani quell'essere indegno.
Era già pronto a scagliarsi contro di me con i denti aguzzi della sua motosega.

Con i coltelli da lancio non mi sbagliavo mai.
Colpì un occhio ed il braccio destro,con cui reggeva la motosega.
Ormai era disarmato,eppure continuava a venire imperterrito verso di me,con la bocca semiaperta ed i suoi denti rossastri in bella vista.
Ormai stufa di quello spettacolo orrendo,lanciai tutto il mio armamentario;Colpendo quasi tutti i suoi arti vitali.
Non avrei mai affondato la mia abilità in un corpo che non gradivo.
Non mi sbilanciai più di tanto,non possedevo più nulla,quindi lasciai per terra dolorante quel mostro,continuando a cercare la chiave.
Ridi lievemente,vedere qualcuno soffrire mentre tu stai più che bene è terribilmente esilarante.
Calciai la sua stessa,facendo duplicare i suoi dolori e Ripresi il mio diario.

Ore 02:39

Dopo aver ritrovato la chiave sono ritornata in fretta all'ala femminile,dove ho aperto tutte le celle,ammirando dei favolosi corpi privi di vita.

Mi sono scagliata subito contro Miriam Martinez,una tra le più splendide pazienti che vidi.

Ciò che mi colpì di più fu la sua pelle perfetta e candida,che scuoiai lentamente,godendomi il momento.
Ogni suo strato era incredibilmente perfetto.
Una volta terminato quel lento momento,ho iniziato a ripercorrere i contorni del suo viso con la lama arrugginita.
I denti aguzzi di essa mordevano la sua carne candida;L'acciaio freddo poggiato sul suo incarnato,mi fece raggiungere l'estasi.

Ormai sfinita,incisi il suo petto,facendo fuoriuscire i suoi polmoni ed un bella vista c'era la sua cassa toracica.

Mi allontanai nell'oscurità,stringendo tra le mani il suo cuore.

Oggi le vittime erano state 2.
Prima o poi,ci sarò solo io e regnerò.

Okay lettori,ho pensato di scrivere qualche riga alla fine di questo capitolo.
Come potete vedere,Marilyn è lievemente bipolare di conseguenza le sue idee cambieranno e così anche la piega della storia :)
Ora volevo chiedervi,volete che continui?

Outlast 3: Dagli occhi di una pazienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora