Capitolo 7

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Capitolo 7

Il mattino dopo, a lezione di Erbologia, Hermione parlava con Harry e Ron del Lumaclub, mentre spremevano baccelli.
<< Lumacorno darà una festa a Natale, Harry, e non potrai evitarla stavolta, perché mi ha chiesto di controllare le tue serate libere in modo da organizzarla quando potrai esserci anche tu >>.
Ron era irritato.
<< E questa è un'altra festa riservata ai cocchi di Lumacorno, vero? >>
<< Solo per il Lumaclub, sì >> rispose Hermione cauta, osservando la sua reazione. A Ron non era mai piaciuto essere messo in disparte.
A Harry sfuggì il baccello dall'altra parte della stanza, e si precipitò ad andare a riprenderlo. Sembrava che Ron aspettasse di essere solo con lei per ghignare perfidamente:
<< Lumaclub... >>
<< Senti, non l'ho inventato io il nome Lumaclub... >> ribadì Hermione stancamente.
<< Lumaclub- ripeté Ron, con lo stesso ghigno- è penoso. Bè, spero che ti diverta. Perché non provi a uscire con McLaggen, così Lumacorno potrà nominarvi Re e Regina dei Lumaconi... >>
Ron era geloso! Forse... era l'occasione giusta, pensò Hermione un po' rossa in viso.
<< Possiamo portare degli ospiti, e stavo per chiederti di venire, ma se la pensi così allora lascio perdere! >>
Ecco, l'aveva detto. Doveva essere uscita fuori di testa, completamente. Almeno, adesso, Ron sapeva la verità.
<< Stavi per invitare me? >> chiese lui, in tutt'altro tono.
<< Sì. Ma se preferisci che esca con MacLaggen... >> lo provocò Hermione.
<< No che non preferisco >> bisbigliò Ron.
Era il momento!, si rese conto Hermione guardandolo. Finalmente Ron lo aveva confessato! Adesso avrebbe potuto chiedergli di andare con lei, e tutto sarebbe andato bene!
Fece per aprire bocca, emozionata, quando Harry tornò da loro facendo pesantemente rumore con la sua cavolo di ciotola.
Oh, no. Non poteva chiederglielo con Harry presente. Si sarebbe vergognata troppo.
Così riprese a lavorare al suo baccello, immusonita.

Pochi giorni dopo ci fu l'imminente partita di Grifondoro contro Serpeverde.
Malfoy quel mattino era ancora a letto, la testa tra le mani.
Non poteva giocare. Non poteva. Si era allenato pochissimo dall'inizio dell'anno scolastico, e poi il tempo della partita gli sottraeva quello che avrebbe potuto trascorrere nella Stanza delle Necessità.
Proprio due giorni prima aveva ricevuto via gufo alcune istruzioni da Sinister per riparare quell'armadio, compresi incantesimi che ancora doveva imparare a padroneggiare.
Il piano della collana era andato a monte. E l'armadio... avrebbe potuto non riuscire ad aggiustarlo mai! Si sentiva disperato... solo e disperato. Ma non se la sentiva di chiedere aiuto a nessuno, i suoi compagni non erano degni di fiducia.
Ci sarebbe voluto qualcuno di intelligente, che imparasse facilmente, sveglio...
Si bloccò. La Mezzosangue.
Scoppiò a ridere, dandosi dell'idiota. No, non poteva funzionare. Non lo avrebbe mai aiutato. E poi voleva coinvolgerla il meno possibile.
<< Tiger! Tiger! >> gridò Draco.
Tiger uscì dal bagno del dormitorio.
<< Dì a Urquhart che oggi non posso giocare. Digli che sono malato e che può mandare avanti una riserva >>.
Tiger lo guardò confusamente, poi uscì.
Al diavolo il Quiddich. Lui e i suoi genitori erano più importanti di una stupida partita.

Hermione di certo non era più felice di Malfoy.
Era incavolata nera, sicura che Harry al mattino avesse messo la Felix Felicis nella bibita di Ron. Il suo malumore non si attenuò neanche con la vittoria del Grifondoro, così andò negli spogliatoi da Harry e Ron per parlare chiaro.
<< Hai messo la pozione della fortuna nel succo di Ron! La Felix Felicis! >>
<< No che non l'ho fatto >> ribatté Harry.
<< Invece sì, Harry, ed è per questo che tutto è filato liscio, c'erano dei giocatori di Quiddich assenti e Ron ha parato tutto! >>
<< Invece no!- disse Harry, sorridendo- volevo solo che Ron lo credesse, così ho fatto finta quando sapevo che stavi guardando. Hai parato tutto perché ti sentivi fortunato. Hai fatto tutto da solo >>.
Per Hermione fu come ricevere una batosta. Quindi lei aveva fatto tutta quella scenata... per nulla?
Poi Ron si scagliò contro di lei.
<< Visto? So giocare anche senza aiuto, Hermione! >>
Lei indietreggiò, perdendo in un attimo tutta la rabbia.
<< Non ho mai detto che non sei capace... Ron, anche tu credevi che te l'avesse data! >>
Ma Ron era già uscito, senza darle retta. Hermione lo seguì con sguardo incredulo finché non sparì dalla sua vista.
<< Ehm... - disse Harry- andiamo su alla festa, allora? >>
<< Vacci tu!- esclamò Hermione, con gli occhi lucidi- non lo reggo proprio, Ron, adesso, non so cosa avrei dovuto fare... >>
E anche lei uscì di corsa dallo spogliatoio. Risalì la collina, affranta, chiedendosi cosa gli fosse successo.
Ron la stava trattando con freddezza, in quei giorni, e lei non capiva perché. Accidenti, che cosa aveva fatto di male?
Con un lieve sussulto, si accorse di lui. Era davanti a lei, a qualche metro di distanza.
Doveva chiarire, si rese conto Hermione correndo per raggiungerlo. Non poteva lasciare correre tutto così. Non senza sapere cosa fosse successo.
<< Ron! >> disse esausta, quando gli fu a un passo. Lui si voltò, arcigno, sbuffò e riprese a camminare.
<< Ron, fermati!- disse lei, infuriata- ti stai comportando come un bambino! >>
E, come prevedeva, Ron si era bloccato.
Si voltò, guardandola duramente.
<< Lasciami in pace. Non abbiamo nulla da dirci >>.
<< Sì invece!- ribadì lei con forza, guardandolo- Non fare finta di niente, da una settimana mi stai trattando male! Che cosa ti ho fatto? >>
Lui esitò, scrutandola.
<< Lascia perdere. Non importa più >>.
<< Ron... >>
<< Lascia perdere, d'accordo?- si infuriò lui all'improvviso- Non capisco perché fai finta di essere interessata a me quando hai già baciato qualcuno! >>
Hermione tacque un momento, ad occhi sgranati. Poi si accigliò.
<< Allora è questo il problema, che ho baciato un altro ragazzo? E' successo due anni fa! >>
<< Non c'entra nulla, avresti potuto evitarlo se poi avevi intenzione di uscire con me! >>
Hermione digrignò i denti. Si trovò infuriata all'improvviso, e disgustata al tempo stesso. Dio, era proprio un bambino!
<< Ti ricordo, Ronald, che all'epoca tu non avesti il coraggio di dirmi che ti piacevo, come invece ha fatto Vicktor! Pensavi forse che avrei aspettato che ti decidessi per l'eternità? >>
Ron, con l'espressione contratta dalla rabbia, sbuffò ancora una volta.
<< Fai come vuoi. Sai una cosa? Adesso farò proprio a modo tuo, così capirai come ci si sente >> le sibilò acido, risalendo la collina voltandole le spalle.
Hermione restò impassibile, assorbendo l'effetto di quelle parole.
Avrebbe fatto a modo suo? Cosa voleva dire? Avrebbe...
Infuriata, cominciò a marciare verso il castello. Quell'idiota. Pensava forse di essere il centro del suo universo?
Chi l'aveva trattata con gentilezza, nel suo quarto anno? Chi l'aveva romanticamente invitata al ballo? Chi le aveva confessato apertamente i suoi sentimenti, facendola sentire importante, amata?
Vicktor. Non Ron.
E aveva anche il coraggio di arrabbiarsi! Roba da non credere.
Arrivò nei giardini della scuola. Fece per varcare il portone d'ingresso, quando qualcosa la distrasse.
In una panchina un po' nascosta dagli alberi era seduto Draco Malfoy, a scrivere su una pergamena. Hermione esitò un attimo. E... se fosse andata da lui?
Che ci sarebbe stato di male? Insomma... non erano amici, certo, però in un certo senso adesso si sentiva sua complice. Era una cosa un po' strana, e, senza rendersene conto, si ritrovò davanti a lui senza ricordarsi come ci fosse arrivata.
<< Malfoy >>.
Draco alzò gli occhi, e, accidenti a lui, pensò che vederla così, con i capelli che ondeggiavano al vento e l'espressione sorridente, fu una visione stupenda.
Si affrettò ad abbassare lo sguardo sulla lettera piena di parolacce e bestemmie che stava scrivendo a Sinister. Ma che diavolo gli era preso?
Aveva trovato la Granger stupenda? Ma... era rincitrullito?
<< Granger >> rispose freddamente.
Hermione si mise a sedere sull'erba bagnata di fronte a lui.
<< Non eri alla partita >>.
Draco non la guardò.
<< Sì... avevo da fare >> rispose.
Un attimo di silenzio.
<< Come va il tuo piano? >> gli chiese come se nulla fosse.
Draco non poté credere alle sue orecchie.
<< Stai indagando per conto di Potter, per caso? >> chiese, sarcastico ma non troppo.
<< Non me lo nominare nemmeno >> si lasciò sfuggire Hermione.
<< Non dirmi che hai litigato col tuo ragazzo >> fece Draco in tono distaccato.
<< Harry non è il mio ragazzo! A dir la verità ho litigato con Ron >>.
Draco la fissò.
<< Io esulterei dalla felicità >> disse.
Un piccolo trambusto alle loro spalle li fece voltare. Un gruppetto di Corvonero uscì dal castello. Draco si fece guardingo, cosa che a Hermione non sfuggì.
<< Stai controllando che non ci siano Serpeverde in giro, vero? Bè, tolgo il disturbo, nel caso ti vedessero con una sporca Mezzosangue >>.
Si alzò e fece per allontanarsi.
Anche Draco balzò in piedi, e non seppe cosa glielo fece fare.
<< No, Granger... >>
Ma sapeva che Hermione aveva ragione. Gli aveva proprio letto nel pensiero.

Hermione tornò nella Sala Comune, con le lacrime agli occhi.
Draco si vergognava di lei, Ron la odiava, solo Harry e Ginny le erano ancora accanto.
Però, quando varcò la soglia della signora Grassa, si sentì morire.
Ron stava pomiciando con Lavanda Brown. Rimase basita solo per un istante, dopodichè travolse il buco del ritratto per uscire.
Era assalita da troppe emozioni. Dio, non ci stava capendo più niente.
Entrò nella prima aula che vide, sedendosi sulla cattedra.
Il silenzio che c'era parve parlare per lei. Bè... non poteva dire di non esserselo aspettato.
Ecco cosa intendeva Ron con quella frase di poco prima. Voleva fargliela pagare.
Quindi... era tutto perduto. Hermione non aveva più possibilità. Ci sarebbe stato troppo rancore dietro.
Fece apparire dal nulla dei canarini e si incantò a guardarli. Forse era meglio distrarsi da quei pensieri, ma sentì comunque le lacrime pungerle gli occhi.
All'improvviso entrò Harry.
<< Oh, ciao, Harry- disse nervosamente- mi stavo esercitando >>.
<< Sì, sono ... ehm... proprio venuti bene... >> balbettò Harry.
Hermione esitò un momento.
<< A quanto pare Ron si sta godendo i festeggiamenti >>.
<< Ehm... davvero? >>
<< Non far finta di non averlo visto- replicò lei malinconica- non si stava precisamente nascondendo, no... >>
La porta si spalancò, e entrò Ron, ridendo e tirando Lavanda per la mano. Hermione non poté credere ai suoi occhi. Ma perché quel ragazzo non spariva dalla sua vista?
<< Oh >> fece Ron, guardando Hermione.
Lavanda uscì indietreggiando. Hermione fissò Ron con insistenza, quasi come a sfidarlo a dirle che adesso la sua vendetta era compiuta, quasi come a sfidarlo a ridere malignamente.
<< Ciao, Harry! Mi stavo chiedendo dove fossi finito! >>
Hermione scivolò giù dalla cattedra, e fissò Ron con disgusto.
<< Non dovresti lasciare Lavanda fuori ad aspettarti. Si chiederà che fine hai fatto >>.
Avanzò verso la porta, ma improvvisamente gridò: << Oppugno! >> e tutti i canarini si lanciarono su Ron, beccandolo. Aprì la porta ed uscì. Era a pezzi, ma finalmente si era vendicata pure lei.
Corse fino al dormitorio, si gettò sul letto e iniziò a piangere come una fontana.

Ice's•Dramione•EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora