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Mi chiedo come faccia Zayn a sopportare tutto questo. Appena usciti dall'aeroporto, un mare di flash ci ha invasi, accecandomi per due minuti buoni. Fuori da casa sua si è ripetuta la stessa scena.

Ora finalmente capisco perché non si fidava di me, perché aveva tutti quei dubbi. È continuamente osservato da tutti, ognuno aspetta un suo passo falso per ricavarne dei vantaggi.

"Mi dispiace" mi guarda, siamo appena entrati nella casa a due piani che da sul giardino. Lui ha chiuso la porta a chiave dietro di sé e ora è il silenzio a circondarci.

"Per cosa?" posso intuirlo, ma voglio una conferma.

"Tutto questo" distoglie gli occhi dai miei, puntandoli sopra le proprie scarpe "succederà ogni volta che metteremo piede fuori da questa porta".

"Non c'è problema" faccio spallucce, anche se odio essere al centro dell'attenzione "farò semplicemente in modo di uscire sempre in ordine" cerco di sdrammatizzare.

"Grazie" mi sorride. Ma so che quello che vuole dirmi è molto più di una semplice parola. I suoi occhi sembrano più luminosi, forse era preoccupato che tutte quelle persone che vogliono dettagli sulla sua vita mi avrebbero fatta scappare. Rimarrò qui, però. Almeno finché lui lo vorrà.

"Siete arrivati finalmente!" una donna che dimostra meno anni di quelli che sicuramente ha interrompe la nostra conversazione "tu devi essere Alika, l'amica di Zayn".

Mormoro un timido "sì" e lei si avvicina per abbracciarmi, dandomi due baci sulle guance. "Sono Trisha, comunque" si presenta.

La donna dai capelli castani e mossi saluta subito dopo suo figlio, che la abbraccia con una dolcezza che non avevo mai visto provenire da lui. Certo, con me è la tenerezza in persona, ma non ho mai visto un ragazzo di vent'anni guardare la propria madre in quel modo.

"Vieni, tesoro, ti mostro la tua stanza" mi sorride, poi guarda Zayn "prendi la sua valigia e portala al piano di sopra".

Questa casa sembra molto più grande di quanto si possa immaginare vedendola dall'esterno, anche se non ho visto tutte le stanze, so per certo che sono più del doppio di quelle di casa mia.

"Camera mia è qui accanto, se hai bisogno di qualcosa" mi avvisa Zayn una volta rimasti soli. Annuisco e mi guardo intorno. Un letto dalla trapunta estiva color crema, degli armadi alti dello stesso colore e una scrivania ancora vuota. Più di quanto mi aspettassi di trovare.

"Tua madre è davvero dolce" gli dico una volta andata a sedermi sul letto. È così morbido che non vorrei più alzarmi, anzi mi stenderei su di esso e ci rimarrei volentieri per qualche ora.

"Te l'avevo detto, no?" Zayn viene a sedersi accanto a me, per la prima volta sembra che un po' di imbarazzo lo abbia anche lui "è felice quanto me che tu sia qui, crede che mi farà bene stare con qualcuno al di fuori della gente famosa che frequento di solito".

"Ti serve un po' di normalità, mh?" gli domando, inclinando appena la testa. Lo sto osservando davvero per la prima volta. Nei suoi occhi c'è qualcosa quando mi guarda. Forse spera solo che io lo aiuti a vivere quel tipo di piccole cose che non gli sono più familiari, andare a fare la spesa, uscire di casa senza essere assalito da fotografi, uscire per un gelato senza che nessuno gli chieda di firmare un autografo.

"Sì" mi risponde, senza aggiungere altro.

"Posso pensarci io" gli sorrido, esitando appena prima di stringerlo tra le mie braccia. Lui sembra sorpreso, ma ricambia quasi subito.

"Non sarà facile" sussurra. Mi passa le dita tra i capelli e mi stringe così forte da togliermi quasi il respiro. Ma a malapena ci faccio caso, riesco a sentire il battito regolare del suo cuore da qui e beh, credo che quel suono sia meglio di qualunque altra canzone lui abbia mai scritto.

"A me le cose facili non sono mai piaciute" replico, con un sorriso appena accennato che fa sorridere anche lui.

"Allora devo dirti una cosa" guardo gli angoli delle sue labbra alzarsi ulteriormente e arrossisco alla risata che si libera da esse "siamo a diciotto, se non mi sbaglio".

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